PH: Costantino Muciaccia, Valentino Orciuolo
La distanza diventa uno spazio incolmabile quando non c’è più la voglia di iniziare una rincorsa con i piedi rivolti nella stessa direzione. Quando arriva una separazione rimangono solamente i ricordi e le lacrime e tutto sembra non avere più senso.
Si rimane spiazzati ad osservare le cose da un’altra prospettiva, dimenticandosi persino di vedere la realtà per com’è davvero, intanto tutto non ha più senso.
Siamo fragili quando il destino o i capricci delle altre persone si mettono in mezzo, scombussolando il nostro cuore, ma in alcune situazioni lottare per conquistare un altro attimo di speranza diventa una fatica inutili e anzi le incomprensioni rischiano di trasformare una storia d’amore in amore tossico che invece di salvarci ci condanna, anche se non avremo mai la lucidità necessario per ammetterlo.
Fefè ci porta ad esplorare i suoi universi umani e musicali, con la consapevolezza che il viaggio è un modo non solo per conoscersi, ma anche per capire dove possiamo stare meglio.
Tutto ciò che è cantautorato. La prima cosa che ascolto in una canzone è il testo. La prima cosa che arriva quando scrivo un pezzo nuovo sono le parole. Mi piace la musica che sa raccontare una storia.
Più che altro mi è capitato di capirlo e comunque di ignorare la cosa, per tentare fino all’ultimo di salvare il rapporto. Ma se qualcuno sceglie di allontanarsi c’è molto poco che si può fare.
Assolutamente no. Penso di sapere quale può essere il mio posto, e sto cercando di arrivarci, ma è un processo che in realtà richiede arrivare in mille posti diversi, essere mille persone diverse. Però non mi dispiace vivere tutte queste vite.
Il silenzio fa più rumore del rumore. Può significare distanza, può preannunciare un addio. Ma il silenzio che si crea tra persone che si amano, penso che quello sia un piccolo miracolo, perché riesce a coprire qualsiasi altro rumore rendendolo superfluo.
Direi di sì, perché innanzitutto ci si innamora nonostante i difetti, e già questo implica che sono stati accettati. Ma forse non ci siamo ancora abituati al fatto che sono i difetti a renderci umani.
148 bpm. Che sono i bpm di Holocene dei Bon Iver.
In ‘universi’ a un certo punto dico “accendi la luce, e io mi copro gli occhi”, che rappresenta un po’ la mia tendenza a non accettare determinate cose, in particolare il passare del tempo e il dover crescere. Questo è il pezzo che forse più di tutti racconta questo mio limite, perché qui mi metto in diretto contrasto con una persona che invece non ha paura di crescere e di fare scelte difficili.
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