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La fantasia del quotidiano vive nelle canzoni di Avincola | Intervista

Il nuovo disco di Avincola, “Barrì”, è pieno di oggetti che prendono vita diventando il pretesto per osservare il mondo esterno da una nuova prospettiva, avendo pure un ottima scusa per cercare di orientare la vista anche all’interno di noi stessi, uomini dall’apparenza perfetta, invece pieni di conflitti e promesse interiori abbandonate al vento.

L’artista romano esplora, naviga e si prende persino il lusso di naufragare dentro la bellezza delle parole che mescolate possono creare nuovi orizzonte spesso sconosciuti e infiniti.

La fantasia crea storie oniriche nel quale l’inconscio da la sveglia alla vita di tutti giorni, con la possibilità di estraniarsi, almeno per un momento, dalla monotonia del quotidiano, ricordando che sono solamente i sogni a colorare il nostro mondo.

 

INTERVISTANDO AVINCOLA

Il nuovo disco “Barrì” è un cocktail pieno di?

Pieno pieno di oggetti e situazioni apparentemente insignificanti. Come il tempo che viviamo tutti i giorni e che, invece, nasconde abissi di profondità che ho voluto illuminare.

Per amare si può anche accettare di affogare nella solitudine?

Ognuno dovrebbe fare ciò che sente. Diciamo che ci si può ritrovare a non capire quello che sentiamo. In “Amare a mare” ho immaginato una sorta di Truman Show in cui il protagonista si immerge, cercando di parlare a un amore scomparso. Vive un assoluto dualismo di sentimenti tra dolcezza e rabbia entrambi, appunto,  affogati in un mare di solitudine.

La felicità diventa un problema quando è sovrastimata?

Faccio fatica a definire la felicità. Sovrastimare però mi sembra una bella parola da farla girare intorno.

Fantasia, creatività e disordine sono elementi collegati?

Certo che si e quando si mischiano e diventano sostanza indefinibile, creano la giusta fusione pronta ad accogliere una canzone.

Qual è la filosofia di Avincola?

La mia filosofia, se così vogliamo definirla,  è cercare di “stare bene” come dicevo nel brano Goal! che ho cantato nel 2021 al Festival di Sanremo. Poi, soprattutto, non pensare troppo al futuro prossimo. Una visione un po’ punk della vita ma che mi è sempre servita ad andare dritto e spedito su questa strada vorticosa che è la musica

Dal punto di vista umano e artistico quanto sono state importanti le collaborazioni in questo album?

Moltissimo. A differenza dell’album precedente “Turisti”, mi sono voluto aprire ad immaginari inaspettati con artisti che stimo profondamente. Contaminare i miei immaginari con i loro è stato un processo di sperimentazione molto affascinante.

Nelle tue canzoni spesso gli oggetti diventano fonte d’ispirazione. Hai già qualche idea per il futuro?

Certo. Comprarne di nuovi perché mi pare di averli raccontati tutti!
Amo gli oggetti. Lo dico spesso. Cerco e trovo spesso più ricchezza in loro che nelle persone.

I ricordi possono trovare riposo in “Letti” fatti di parole?

“Letti” nasce da un monologo meraviglioso di Alessandro Gori. Trasformarlo in canzone è stato emozionante quanto leggere il suo testo integrale. I letti sono un pretesto per raccontare la cronologia di una vita che è poi la vita di tutti. Nel bene e nel male. Con tutte le sue pieghe profumate, ma anche oscure e difficili da stirare. Come i sentimenti, le relazioni e la durezza dei ricordi.

ASCOLTA AVINCOLA NELLA PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAGAZINE

 

Nicolò Granone

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