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“Fermati Mondo”, la preghiera di Rossana De Pace | Intervista

“Sogniamo una rivoluzione per salvarci dal futuro” canta Rossana De Pace, giovane cantautrice pugliese, che debutta con il suo primo ep, “Fermati Mondo”.

Già “Terra Madre” ci aveva fatto capire che Rossana è in grado di racchiudere nella sua musica tutta la forza bruta che può avere una carezza. Con “Fermati Mondo” ci costringe a guardare cose che siamo abituati a ignorare, invocando una preghiera con la pazienza e la consapevolezza di una sorella, di una madre.

Il nuovo album parla, appunto, di un mondo a cui dedichiamo sempre meno attenzione, un mondo in cui ci dimentichiamo di essere ospiti. Parla degli altri, di origini, di natura, di case lontane e vicine. “Fermati Mondo” ci ricorda che a volte dovremmo trovarlo “il tempo di guardarci fragili”.

INTERVISTA A ROSSANA DE PACE

Ciao Rossana, hai fatto uscire il tuo primo ep “Fermati Mondo”. Come ci si sente dopo tanto lavoro a vederlo compiuto? Ti ritieni soddisfatta?

Sì, è stata la prima volta che lavavo ad un progetto lungo in studio, che è diverso da farlo con un singolo perché bisogna pensare al concetto d’insieme ed è anche la prima volta che mi ritrovo a pensare realmente al sound, abituata da sempre a suonare tanto in giro, ma prettamente chitarra, voce e looper.

È stata una bella esperienza con Giuliano Dottori che ho conosciuto bene in corso d’opera. Ho imparato tanto e come primo lavoro sono contenta, soprattutto perché siamo riusciti a mantenere vivo l’animo dei pezzi, facendo fluire la musica in funzione del messaggio. Sicuramente so che tornando in studio per un nuovo lavoro avrò le idee molto più chiare su cose che, invece, in questa prima esperienza, ho imparato strada facendo. Dottori è stato un ottimo compagno di (primo) viaggio.

Il tuo album è stato anticipato da “Terra Madre”, un pezzo a cui immagino sarai molto legata. È interessante come hai reso i rapporti spaziali: uno stare lontano che è necessario all’apprezzare da vicino. Parliamone.

“Terra Madre” è il tema più profondo. Sono sempre stata una persona irrequieta, incapace di restare ferma in un luogo. Sono andata via di casa, la Puglia, non perché ci stavo male, ma per la smania di scoprire altri modi di vivere, perché adoro i cambiamenti e l’adrenalina di ricominciare. Questo mi ha permesso di vedere la mia terra da lontano e apprezzare ciò che davo per scontato. Ho capito che sono davvero poche le cose che mi fanno stare bene; vivere in mezzo ad un mare di possibilità, in città come Torino o Milano e desiderare la semplicità di casa, mi ha insegnato a ripulirmi dai desideri superflui. Probabilmente questa serenità quasi fanciullesca di evadere, rimane viva in me proprio perché so che ho un posto dove tornare “che mi manca, ma mi aspetta e non c’è volta che non si fa trovare”.

Parlando del progetto nella sua interezza da un punto di vista musicale, benché sposi il cantautorato più tradizionale (passami il termine), ti sei fatta influenzare da diversi generi. Dico bene?

Sì e vorrei fosse sempre più così. Amo la musica dei popoli, l’incontro di tradizioni diverse, forse perché le mie radici sono mediterranee e affondano nel Mare più contaminato del mondo. Mi ha sempre affascinato come ascoltando un fado portoghese, una melodia napoletana o una araba io ci ritrovassi tante similitudini e riaccendesse in me qualcosa di atavico. Nell’ ep sfioro queste suggestioni che vorrei con il tempo rendere sempre più rilevanti nel progetto, senza perdere la forma canzone e tenendo il focus sul testo. Non è semplice, ma è il mio progetto di vita professionale.

“Fermati Mondo” è una preghiera, una richiesta, e tu ti fai portavoce di un messaggio, mostrando sicuramente una consapevolezza e un’attenzione non da poco. Dove ti piacerebbe che arrivasse questo nuovo disco considerate le tematiche di cui si fa emblema?

Io lo immagino come canto di battaglia alle manifestazioni contro il cambiamento climatico, sarebbe a casa, ma vorrei che arrivasse proprio a chi è particolarmente vittima della corsa. Lo siamo tutti, attenzione, ma c’è chi ne soffre consapevolmente come me, chi subisce e basta, senza capire quale sia il problema, chi non si fa domande. Vorrei poter parlare a quante più persone possibili per trasmettere l’idea che ognuno può trovare la propria dimensione che non è per forza quella che segue il ritmo generale, ma il proprio. Credo che sia un messaggio universale rassicurante che può essere utile ad un adolescente, ma soprattutto ai miei coetanei, che sentono il peso della realizzazione personale indentificandola nella carriera. Siamo tutti perennemente in crisi. C’è tanto altro, siamo tanto altro oltre al lavoro che facciamo e a volte dimentichiamo di mettere la nostra felicità davanti a quello che le abitudini sociali ci dicono essere la felicità.

Parli spesso di casa e di mondo: sono due concetti che si intersecano e si sovrappongono per tutta la durata dell’ep. Forse perché tendiamo a dimenticarci che il mondo in cui ci moviamo è importante anche se non ha porte da chiudere o un nome sul citofono?

Esatto, il mondo è la nostra casa collettiva e noi dovremmo farne parte tenendo conto che le creature con cui lo condividiamo non sono solo altre persone, ma anche animali, piante, acque, cielo.

Siamo abituati a pensare senza alzare la testa al cielo, a guardare alla nostra casa delimitando dei confini, con un senso di possesso, credendoci i padroni di questo mondo al posto di avere una visione più amplia, di appartenenza assoluta al mondo. Mi fa sorridere parlare di rispetto per la natura, perché noi stessi siamo natura, invece la guardiamo come qualcosa fuori da noi, perché ci rapportiamo come esseri superiori. Abbiamo cura solo di quello che possiamo possedere e senza mutuo da pagare la terra non la sentiamo casa. Siamo occupati a distinguere quello che è nostro da quello che è degli altri facendoci la guerra, ma il giorno in cui la terra, non sarà più abitabile così come siamo abituati ora, poco conterà possedere qualsiasi cosa. “Distruggiamo la terra, rimane…?”

Ci sono già piani per Rossana De Pace dopo l’uscita “Fermati Mondo”?

Anche solo per rimanere in tema EP, cerco di vivere essendo focalizzata sul presente per poterne godere e trarne i successivi passi, volta per volta. Questo mi fa rimanere vigile e mi permette di scrivere, lo sto facendo molto in tour.

L’EP è appena uscito quindi mi aspetto di passare i prossimi mesi a cantarlo ovunque anche in autunno e inverno. Sono in una fase di vita in cui sto capendo dove collocarmi geograficamente, mi condiziona molto. Ora vivo a Milano dove mi sono appena laureata in conservatorio. Sto prendendo il tour come occasione anche personale per accogliere stimoli che mi portino delle risposte. Come ho detto mi piace cambiare, quindi non escludo un prossimo trasloco. Sicuramente la mia intenzione è continuare a scrivere e suonare il più possibile in giro, che è la cosa che preferisco di più, stando più attenta rispetto al periodo di gavetta passato a selezionare situazioni che portino dignità al lavoro da musicista. Con Niafunken il mio management, portiamo avanti la filosofia del rispetto per il lavoro e stiamo dicendo molti no. Dovremmo iniziare a farlo tutti, per mandare un segnale potente, soprattutto gli esordienti che però la gavetta l’hanno già fatta e portano in scena uno spettacolo professionale. Scelta difficile, ma necessaria in questo periodo storico soprattutto.

Benedetta Fedel

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