Per iniziare bene la giornata è consigliato, dai nutrizionisti, fare una buona colazione, noi vorremmo aggiungere che è importante mettere su la giusta playlist mentre ci si prepara il caffe.
Simone Matteuzzi potrebbe essere uno spunto, il suo album è infatti un “Invito per colazione” dove si può chiacchierare del senso della vita, confidare intimi segreti o semplicemente stare in silenzio ascoltando la sveglia della città o di quei piccoli paesini di provincia dove sti è felici solo quando c’è il sole. Il primo lavoro dell’artista milanese coincide simbolicamente con il primo pasto della giornata, una colazione dal sapore agrodolce: pigro e iperattivo, irriverente e grato, nevrotico e commosso.
Se fai colazione salata sei sicuramente una persona molto decisa, lapidaria, lo dimostra il tuo ottimo equilibrio intestinale che ti sta permettendo un tale azzardo.
Se fai colazione dolce, come me, sei pervaso da una celeste insicurezza, che non ti permette di evadere la tua comfort zone di cultura culinaria, pena una risposta assai negativa del tuo fragile equilibrio intestinale.
Forse ci si aspettava una risposta più poetica, ma questo è quello che penso.
Per diventare un cantante assai poco, per essere un cantautore moltissimo, minimo sei al giorno, destreggiandomi tra moka e macchinette di dubbia qualità.
Sono indeciso tra Paul McCartney e Lucio Dalla.
Ma penso che il primo da buon inglese andrebbe di colazione salata o mista, opto per Dalla quindi.
Non mi dispiacerebbe per nulla beccarlo in un qualche baretto, penso che all’inizio sarei molto imbarazzato, ma qualche buon argomento di conversazione si troverebbe senza dubbio.
Ahimè succede spesso, accade anche di svegliarsi nel mezzo della notte e ricordarsela.
Li sta alla virtù del singolo: abbandonare il tepore delle coperte, alzarsi dal letto alle tre di notte per buttare giù quell’idea o perderla per sempre scegliendo le coperte?
Io onestamente ho avuto il coraggio di farlo solo una volta, per il resto la mia buffa pigrizia mi ha fatto disperdere nell’etere migliaia di idee, spero di ritrovarle prima o poi, magari stanno tutte con Dalla in quel bar misterioso a fare colazione.
In realtà, come dico nella canzone, vorrei essere un gatto per non fare proprio nessun pensiero, per ridurre tutto a una statica prospettiva ed espellere l’ego vomitandolo dentro una palla di pelo. È un po’ tragico ma devo ammettere di averlo pensato talvolta.
Quindi vorrei essere un gatto per svegliarmi e pensare di essere un gatto.
Non so, non ne frequento tanti ad essere sincero, frequento più quelli della città, di Milano. Però ricordo di aver fatto colazione in un bar a Paderno Dugnano non tanto tempo fa e di aver incontrato un prete, con tanto di colletto, a tracannare bicchieri su bicchieri di vino bianco, alle nove del mattino.
Se non altro singolare, triste ma un po’ buffo. Probabilmente questo incontro mi aveva fatto segnare una frase da qualche parte, che non ho più utilizzato, potrei recuperarla.
I sentimenti caldi.
Il caldo della canzone è tante cose ma è soprattutto un sentimento, spaventoso, immobile, della fine di un amore non compreso e dell’inizio di una catastrofe planetaria.
Tante ma su tutte la voglia di andare a fare colazione da qualche parte.
L’emozione forte con cui ho scritto “Affinché il mare” è nata da una suggestione di luce all’alba ma si è sviluppata con il tempo, con i racconti.
Come l’amore che si sviluppa da una scintilla di sentimento, ma ci vuole cura e dedizione affinché diventi amore.
E ora che faccio?
Sarò all’altezza?
All’altezza di cosa?
Sto facendo veramente qualcosa? Chi sono?
Ho effettivamente una mia cifra, una mia identità ?
Ora a quale delle altre settanta demo dovrò iniziare a lavorare ?
Da dove continuerà la mia ricerca di me stesso ?
Cosa c’è per colazione ?
È salito il caffè ?
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