PH: Federica Raineri
“La distanza con tutti mi ha portato ad avvicinarmi a me, ad esplorare il mio centro. Ho fatto i conti con i miei
sogni ed i miei incubi e sono nate molte canzoni. Dieci di queste le ho riunite in questo album “Greams”, per
parlare di me, dei miei stati d’animo.
È un tributo alla mia infanzia, a quelle cose che mi hanno segnato, a quei film horror che non mi facevano
mai guardare ma che guardavo lo stesso, diventati col tempo, una fonte di conforto e forza interiore.”
Così Lorenzo G, assume le sembianze di Greams e descrive così il suo primo disco in italiano, un lavoro che parte dai sogni per raccontare non solo il quotidiano, ma anche le paure di una generazione messa alle spalle al muro dalle aspettative.
Quando si cresce, anche senza farlo apposta, si perde la magia per lo straordinario, rimanendo incastrati in loop fatti di azioni automatiche ed abitudini che possono renderci efficienti si, ma meno sognatori.
La notte diventa uno sfogo per andare oltre, prendersi del tempo e provare a lottare contro il quotidiano cercando lo spazio necessario per vivere nei ricordi immaginando allo stesso momento qualcosa di diverso.
Forse è meglio non dare vita ai sogni, pensa se ognuno esaudisse i propri sogni. Si finirebbe nel caos. Il sogno è portatore sano di desiderio e credo sia meglio che a volte rimanga tale.
Quindi direi più che Greams dà vita alle paure notturne. Dare vita ad una paura significa affrontarla, evitando di nasconderla nel buio. È quello che cerco di fare da due anni a questa parte hehehe.
Ma il peso è bello, è bello essere pesanti. Significa non volare via ad ogni soffio di vento.
A volte la leggerezza è più pesante. Dovremmo imparare ad essere tridimensionali e saltare sui tavoli facendo il verso della scimmia, ma anche sentire il peso della terra che va verso il collasso climatico.
Sicuramente non ti scotta la pelle, ma solleva l’alta marea e fa sbocciare i pensieri.
Tutti abbiamo bisogno di un punto di riferimento che comunichi con la nostra parte che teniamo troppo spesso nell’oscurità. Tirare fuori quella parte significa iniziare a muoversi.
Il tempo scorre come un fiume impetuoso e se nuoti controcorrente rimani fermo, isolato nello spazio. Questa canzone rappresenta invece il desiderio di un’immortalità emotiva.
Voglio mantenere vivi quei preziosi ricordi del passato, dalla nostra infanzia, dai film, dalle sigle, dalle pubblicità, dalle parole dei familiari, dall’amore ricevuto e dalle emozioni vissute.
Mantenendo vivi questi ricordi e questa parte emotiva, li rendiamo in qualche modo immortali.
Ci navigo con un’elegante nave che si chiama psicoterapia. La consiglio a tutti*
Poco tempo fa una mia cara amica mi raccontò della sua idea di creare un cimitero in cui al posto delle foto sulle lapidi ci sia uno schermo con l’ologramma della persona defunta con il quale si potrebbe interagire. Secondo me è una figata. Ti immagini un Cristo AI che finalmente ti risponde?
Ho sempre voluto essere il bambino di “Navigator”, avere un amico alieno super tecnologico che ha un’astronave che viaggia nello spazio tempo per conoscere creature dalle forme più strane.
Questa è difficile. Aspetta che chiedo all’AI. Allora, gli effetti sono: regolazione emotiva, rievocazione dei ricordi, espressione emotiva, connessione sociale e miglioramento dell’umore. Per me invece è una necessità, un bisogno esistenziale. Soprattutto se sono a tavola a mangiare con persone che non conosco.
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