PH: Ufficio Stampa
La ricerca di un lieto fine, rischia di diventare un’ossessione in alcune storie d’amore, e anzi solamente accettando la conclusione di una relazione diventa più facile vivere sia presente che futuro.
Ogni tanto ci vorrebbe più comprensione a capire le cose quando non funzionano, senza viverla come sconfitta personale, ma come spunto per avere altre possibilità.
Capricci canta una relazione che ha preso direzioni diverse in maniera forse inconsapevole però allo stesso tempo definiva.
Potrebbe capitare di essere convinti di un qualcosa che non esiste e non aver ancora trovato il coraggio per guardare avanti con un nuovo punto di vista, forse così tutto potrà sembrare migliore.
Vorrei dire che è una domanda difficile, ma poi dovrei ripetermi anche per le altre.
Hahah scherzo, oppure no?
Comunque, dipende da cosa è inteso per capricci.
In generale un lieto fine può arrivare sia a termine di una cosa bella che brutta.
Che poi le cose le vediamo in base a come ci sentiamo, quindi mi sto rendendo conto del fatto che un lieto fine è semplicemente la conclusione di qualcosa che viene visto con gli occhi giusti, no?
Beh credo che l’amore in generale abbia bisogno di confusione, di tante domande e poche risposte.
Perché quando capiamo una cosa poi diventa reale, misurabile, e questo è in contrasto con la natura dei sentimenti.
O almeno per me.
Questa domanda si ricollega alla precedente, comunque sì, ed è il bello e il brutto della cosa.
Due persone che vedono la stessa cosa, ma che si sentono in modi diversi, descriveranno quella cosa in modi diversi.
Forse ho sintetizzato troppo il concetto, però ecco credo che quando ci succede qualcosa e gli diamo un’etichetta dobbiamo anche tener conto di come ci sentiamo in quel momento, per stare alla giusta distanza dalla realtà.
Ho già detto che sono domande difficili?
Con il mio passato ho un rapporto strano, perché sono grato delle cose che ho vissuto ma non vorrei tornare indietro per riviverle.
Ha senso? Non lo so.
Sicuramente scrivere canzoni aiuta a dare un posto alle cose, e questo mi ha aiutato a fare ordine, ma fino a un certo punto.
Credo che però non siamo fatti per capire tutte le cose, e infondo va bene così.
Certo, ma il problema non è tanto cadere, quanto cadere senza rendersene conto.
Perché credo che la cosa più pericolosa e che porti più a fondo le persone sia perdersi senza accorgersene.
Secondo me una delle cose più difficili per ognuno di noi è essere obiettivi con quello che ci succede, e poi farsi le domande giuste.
Tornando alla domanda, se uno si accorge che sta cadendo, che qualcosa non va, allora ha già iniziato a rialzarsi, e la strada è quella giusta.
Sarò ripetitivo tra 3, 2, 1…
Sono domande difficili aiuto hahah
Allora sentirsi liberi credo che dipenda da più fattori, da più aspetti della nostra personalità.
La libertà forse parte dalla scoperta di noi stessi, dal capire cosa ci piace davvero.
Una persona che non si conosce e che vive seguendo una routine per comodità credo che non si sentirà mai davvero libera.
Invece se uno riesce a mettersi in discussione, a chiedersi perché una cosa lo rende felice o meno, piano piano capirà quello che fa per lui, e riuscirà poi a costruirsi un pezzetto di mondo a sua immagine.
Se poi l’aquilone si sente davvero libero, questo non lo so.
Ovviamente sì.
Mi credo una persona molto riflessiva, ma allo stesso tempo idealizzo le cose, mi piace non capire.
E la notte è un momento in cui la realtà sembra un po’ più lontana, e vengono fuori dei ragionamenti che poi la mattina sembrano assurdi.
Quindi sì, mi piace credere alle cose anche se sotto sotto so già che è pura idealizzazione.
Se per cattedrali è inteso un punto di ritrovo, credo che per i miei brani in generale siano delle domande, spesso implicite.
Cioè mi sono accorto con il tempo che l’arte in generale non debba dare delle risposte, ma delle domande.
E quindi quando riascolto le mie stesse canzoni cerco sempre di capire “perché ho scritto questo?” “ma quindi quella cosa mi fa sentire così?”
E questo credo che sia importante, perché le domande e i dubbi ci spingono a conoscere parti di noi che altrimenti rimarrebbero nascoste.
Ovviamente parlo per me, se poi qualcun altro ascoltando le mie canzoni si fa delle domande, sono la persona più felice del mondo.
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