PH: Giulia Bersani
Evasione e introspezione sono le due facce della medaglia che, paradossalmente, convivono dentro uno dei dischi che sta sorprendendo durante quest’estate. Stiamo parlando infatti del “Dolce ricordo della nostra disperata gioventù”.
Grazie a questo pretesto faccianuvola ha lasciato andare la fantasia, scrivendo in maniera naturale un disco che profuma di cantautorato, vivendo di suoni nuovi e freschi, in un mix tra passato e futuro che coincide esattamente nel nostro presente. Quindi questo istinto all’agire, senza troppa ragione, tipica dei bambini, ha permesso all’artista di mettersi in gioco, andando oltre.
Citando una strofa “Disperata gioventù non vuol tornare a casa sua” viene da interrogarsi su quando sia difficile crescere, e soprattutto se per andare avanti non sia fondamentale e necessario lasciare indietro qualcosa, consegnando pensieri e momenti ad un eterna nostalgia.
Non lo so, aspetto con ansia la vecchiaia. Ho la sensazione che sia quella la vera primavera.
È una parola che mi piace, si porta dentro una strana urgenza che alla fine è molto adolescenziale. Per la verità, l’ho rubata da “I Beati Anni del Castigo” di Fleur Jaeggy.
Non c’è un pensiero più grande dietro al disco, tutto ciò che volevo dire è alla luce del sole. È un tentativo incompiuto di salvare i ricordi e le emozioni dell’adolescenza, che sono così strani e sfuggenti e se ne stanno andando velocemente.
Non so cosa succede, ma la nostalgia che mi piace è quella amara che si ha verso tempi e luoghi in cui non si stava bene. Ora sono molto più felice, ma la mia adolescenza mi manca. È un bellissimo mistero e in questa piccola dissonanza ho scritto le canzoni.
Credo che fare l’artista alla fine sia un mestiere a tutti gli effetti, un ruolo ben definito nella società con dei doveri importanti. La responsabilità è quella di consegnare qualcosa, anche solo uno sguardo diverso, un’alternativa, oppure semplicemente della bellezza, fare un passo indietro e vedere il mondo in maniera più lucida, saperlo catturare e riformulare, soprattutto essere sempre in discussione, in bilico.
La nostalgia per tutte, si vuole sempre la stagione più lontana.
I miei sanno un po’ di neve e un po’ di letame.
Ho sempre pensato che il contrario dell’amore sia la paura, e che queste siano le due emozioni ancestrali che ci guidano. O si rincorre o si scappa, in ogni momento.
Non saprei, non credo ci si possa perdonare da soli. Il passato non è immutabile, ogni volta lo si ricorda in modo diverso, gli errori magari un giorno saranno dei tesori.
Gli anziani sono per me misteriosi. Come posso capire un anziano a 23 anni? Chissà quante cose sono passate davanti ai suoi occhi, quante cose ha capito, quante volte ha cambiato idea. I bambini invece li capisco benissimo.
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