
New Indie Italia Music Week #244
I used to be me, free, natural
Oh-oh, it was easy
Mi succede così, ancora così
Va tutto bene, poi mi autosaboto e sto qui
In ansia per ore
But now I see
I’ve never seen
A purple box’s in the street
Outside your door
(Francesca Michielin – Planet Funk)
C’è un filo sottile che lega la musica al nostro modo di stare al mondo: quel senso di essere stati, un tempo, più liberi, più naturali, più vicini a noi stessi. Alcuni brani sanno riportarci lì, a quell’istante in cui tutto sembrava facile, spontaneo, senza barriere. Poi arriva l’ansia, l’autosabotaggio, le attese davanti a una porta chiusa… ma basta una melodia, un verso improvviso, e ci ritroviamo di nuovo a guardare fuori, a immaginare un colore che non avevamo mai visto prima.
Questa rubrica nasce così: per raccontare i migliori brani e album dell’indie italiano, quelli capaci di trasformare un dettaglio quotidiano in rivelazione, di restituirci un frammento di libertà perduta, o forse solo sospesa.
Da domani cosa farai
Quando ci si lascia, ogni risveglio, dopo i primi attimi d’incoscienza, ci ricordiamo che il mondo peserà il doppio. Perché fino a ieri lo tenevamo in due. E da qui inizia il quotidiano della triste epoca nuova dove ci conduce la canzone, in cui pare impensabile chiedere all’ex “da domani cosa farai” eppure è la prima domanda che porremmo. E vorremmo saperlo anche per quanto riguarda noi.
Svegliaginevra ripercorre in un flusso di ritmata malinconia tutte le fasi dolorose della separazione: la voglia di voltare pagina, di fare cambiamenti radicali per scappare dal dolore; la lotta contro il desiderio di provare l’ultimo scampolo di recupero, dicendo all’ex che ci si è pentiti di lasciarlo; chiedersi a cosa servissero tanti progetti poi andati in fumo. Come si farà a restare vicini ma separati. Come si fa a rinascere ogni volta se la morte da fine relazione è sempre più dolorosa (“tra vent’anni gli sbagli li avremo fatti per rifarli”).
(Stefano Giannetti)
Svegliaginevra: 8
Un uomo
Com’è che si fa ad essere un uomo? Con il suo nuovo singolo Un uomo, Nayt si pone una domanda all’apparenza banale, ma che dentro di sé nasconde un mondo di contraddizioni. In una società in cui la mascolinità si misura con la forza e il dominio, e in cui le uniche emozioni “valide” sono la rabbia e l’apatia, ci sono ragazzi che, dentro di sé, custodiscono sentimenti più profondi e bisogni che meritano attenzione. Le convenzioni sociali da superare restano troppe, e gli standard sul comportamento maschile rappresentano ancora un problema reale. Così, in un lungo monologo con sé stesso, accompagnato da una base elettronica e insolita, l’artista distrugge gli schemi sociali, scavando a fondo nella sua interiorità più pura e spogliandosi da tutte le aspettative che la società gli ha imposto.
(Sara Vaccaro)
Nayt: 7,5
Che serata stupida
La linea che divide uno sbaglio e una scoperta spesso è così sottile da non riuscire a distinguerle. Che serata stupida è il brano che segna il ritorno di Mobrici, e lo fa nel modo più naturale possibile: parlando di errori, imperfezioni, fragilità. Un pezzo da cantare tutto d’un fiato, sentendosi un tutt’uno con l’artista e comprendendo a pieno le sue emozioni. La leggerezza apparente nasconde un dolore più profondo, che però viene accolto e affrontato: Com’è che questo male mi fa sentire così bene?. Una serata in cui tutto va storto, d’altronde, non deve essere per forza un dramma: così, tra un briciolo di consapevolezza e una forte voglia di lasciarsi travolgere di nuovo, l’artista ci ricorda che certe serate vanno vissute fino in fondo.
(Sara Vaccaro)
Mobrici: 8+
Sahbi
Giocosa, pop, seducente. Dona profondità al superficiale mentre ci balla sopra. E, come stavolta, ci fa ballare sopra. Sahbi è un gioco di sensi e di sensazioni positive ricercate e poi sfacciatamente donate. Laila ci porta nel mondo del tempo libero facendoci sentire quanto può essere pieno. Graffiante, leggera, intensa e inafferrabile. Sahbi incanta, ipnotizza e trascina. Un gioiellino di sfarzosa autoironia. Come ci ha abituati con altri suoi Must Have.
(Stefano Giannetti)
Laila Al Habash: 8
Sale su sale
il brano è il terzo passo del percorso che porterà al nuovo album atteso per il 2026. La canzone si apre con la voce di Effenberg e una chitarra acustica dal timbro insolito: un cartoncino piegato prende il posto del plettro, trasformando le corde in un suono percussivo, quasi un guiro domestico, che regala al pezzo un’energia sospesa tra malinconia e leggerezza dove le voci di Effenberg e Bianco trovano uno spazio comune, naturale e immediato.
Effenberg racconta: «Ci sono domande che non hanno risposta. A volte ha più senso smettere di inseguirle e concentrarsi su ciò che abbiamo davanti: i giorni normali, le contraddizioni, l’incertezza che fa parte di tutto. Sale su Sale nasce proprio da qui, dal desiderio di vivere il presente senza aspettare “il momento giusto” che non arriva mai».
Effenberg, Alberto Bianco: 7.5
Guarda le luci amore mio (Album)
Quando raccontare di sé e degli altri diventa un bisogno primario, il risultato è un album che non si limita a suonare: ti parla, ti entra dentro e ti cambia senza che te ne accorga.
Con il suo quinto progetto in studio Guarda le luci amore mio, Dutch Nazari ci conferma ancora una volta l’obiettivo della sua arte: usare la musica come mezzo narrativo, per darci una visione del mondo nella quale poterci rispecchiare. Le tematiche non sono certo nuove, ma vengono affrontate sempre in modo personale e autentico: la critica sociale, pilastro della musica di Dutch, emerge sin dai primi brani attraverso riflessioni come la futilità dell’estremo consumismo, l’apparenza e l’estetica nella società odierna, ma anche l’orrore della guerra e la violenza. Seppur con toni leggeri e a tratti ironici, ogni brano nasconde uno sguardo attento e riflessivo sulla società che ci circonda.
Nella seconda parte dell’album notiamo un cambio netto: il tono si fa più intimo, i suoni rallentano e lasciano spazio a tematiche legate all’amore e all’interiorità. A chiudere, i pezzi L’Islanda e Von der Leyen (freestyle) intrecciano questi due mondi, offrendo un perfetto riassunto del progetto e del suo messaggio finale. I feat con Willie Peyote in “Gasati un mondo” e Levante in “Passeggeri” aggiungono colore e personalità ad un progetto già artisticamente completo. La penna pungente di Willie si sposa alla perfezione con lo stile autentico di Dutch, mentre la collaborazione con Levante risulta in una mescolanza di stili e voci che si valorizzano l’un l’altra. Guarda le luci amore mio è un album perfettamente riuscito: un equilibrio tra il mondo fuori e dentro, tra riflessione e immedesimazione, tra critica sociale e introspezione, che conferma Dutch Nazari come una delle migliori penne in circolazione.
(Sara Vaccaro)
Dutch Nazari: 9
Impossibile
In attesa dell’uscita del suo nuovo album “Speriamo”, che vedrà la luce il 7 novembre del 2025, dopo i singoli “Ti penso” e “Felini”, quest’ultimo in coppia con Marco Castello, Venerus ci regala un’ultima lettera d’amore prima dell’uscita del disco, intitolato: “Impossibile” dal gusto un po’ retrò con ambientazioni sonore elettroniche e pop-autoriali. La traccia, uscita il 3 ottobre scorso, ha come protagonista il forte legame amoroso: qualcosa che è difficile da lasciar andare e che rimane impossibile da ignorare. La sua penna intimista e consapevole, traccia con cura il ricordo di un amore che ancora vive negli abitacoli della mente umana. La lontananza fa’ da padrona ai due amanti; persi in notti che si ha paura di non poter più rivivere. Una battaglia, questa; tra sogno e realtà che ha come premio in palio: l’amore.
E’ un pezzo che parla chiaro e che non ha paura di mostrarsi in tutta la sua vulnerabilità. Indubbiamente, Venerus appare come una delle menti artistiche più visionarie della scena contemporanea italiana del nostro tempo; come dimostrato recentemente da un’iniziativa da lui promossa. Dal 29 settembre al 2 ottobre, l’artista è stato protagonista di un’opera inedita capace di mischiare arte visiva, performance e musica all’interno dello Spazio Serra, nel passante ferroviario di Milano Lancetti. In mezzo a curiosi ed occhi disattenti, Venerus decide di fermarsi mentre il mondo continua a non farlo, divenendo custode silenzioso di uno spazio dedito alla corsa, alla velocità, e alla sempre e più continua dinamicità degli eventi.
(Mariangela Caputo)
Venerus: 7.5
Me and my skate/Vado fuori
Dopo Gringo vol. 1 annunciato dai singoli di lancio come “El sexo” con Giulia Mei e “Panda 2013” con Emma Nolde, è in arrivo il 10 ottobre del 2025, la seconda parte del disco. Registrato nello studio 13 di Damon Albarn a Londra, i Selton sono riusciti a spingersi musicalmente oltre i propri confini abituali rendendo Gringo vol. 2, un disco intriso di sonorità diverse e visioni collettive. Gringo ossia straniero pone l’attenzione su qualcosa di difficile collocazione; qualcosa che arriva da molto lontano e che ha il potere di contagiarti rapidamente. Multiculturalismo, contaminazione linguistica e sonora, sono solo alcune delle caratteristiche principali di questo disco che sotto la sua maschera di divertimento nasconde fragilità e analisi introspettive. La prima track del lato B, “Me and my Skate” insieme a “Vado fuori” partorite entrambe il 3 ottobre scorso, ruotano attorno a tali tematiche. La prima, denuncia il veloce mondo che avanza e che ci sovraccarica continuamente di notizie; annullando sempre più il reale contatto tra esseri umani.
Lo skate, che ha valore simbolico, è lo strumento di fuga che permette l’allontanamento. Il tono apparentemente ironico, ricorda quello di “Nun te reggae più” di Rino Gaetano; canzone manifesto di anni significativi che oggi, ritornano a bussare prepotentemente alla nostra porta. Vado fuori, contrariamente, è una dedica intima, silenziosa. Si muove su melodie raffinate che cercano di trasformare il dolore del protagonista in consapevolezza emotiva e matura. Seppur il disco sia diviso in due parti, i volumi sembrano essere l’uno lo specchio dell’altro; con l’intento di rafforzare meglio i concetti iniziali all’interno del secondo, e per consolidare maggiormente l’idea di restare nel qui ed ora, nonostante il mondo viva continui disordini.
(Mariangela Caputo)
Selton: 8
Alla rotonda
Cresciuti a pane e post punk, Le Fotografie sono il minimarket sonoro che non ti aspetti: quello aperto a notte fonda; con l’insegna luminosa che ti invita ad entrare; mentre fuori il mondo appare silenzioso e dormiente. La loro musica, intrisa di scatti originali di vita quotidiana, è intima e decisa. Il loro ultimo singolo, “Alla rotonda” disponibile dal 3 ottobre per RADAR MGMT e distribuito da ADA Music Italy, mescola sensazioni tangibili e luoghi reali: i semafori, gli idroscali, la rotonda di Ostia, i festini notturni, Nanni Moretti. Tra atmosfere nostalgiche e compact disc, il pezzo invita a rallentare per godere a fondo quella malinconia dolce amara, utile per ripartire.
(Mariangela Caputo)
Le Fotografie: 6.5
MALAMMORE
Lena, cantautrice di origini palermitana, sceglie le rose come simbolo dell’amore per la bellezza e il pericolo di ferirsi se si prendono senza fare attenzione o sbagliando la presa. In più queste fiore può crescere su terreni inospitali o superfici non troppo accoglienti, e nonostante le difficoltà, riesce a raggiungere la massima bellezza.
Questo brano urban pop descrive con forza e sentimento il lato oscuro di una relazione, con tutto quello che c’è dopo, senza cadere però nella malinconia e nella tristezza di un addio. Viene evidenziato un conflitto emotivo tra sogni e ragione, un bisogno naturale di condivisione che si scontra con l’amarezza del disincanto.
Viene da chiedersi quindi come si gestisce tutta questa confusione che nasce da uno sguardo con un perfetto sconosciuto. La spensieratezza di Malammore con un intrinseca voglia di ballare, diventa una maniera sana per ricucire e nascondere le cicatrici del cuore.
(Nicolò Granone)
Lena: 7,5
L’acquazzone è un cambiamento improvviso che fa cambiare la percezione delle cose, un riflesso della natura che ci indica un prima e un dopo, buttandoci addosso tutta la sua rabbia.
Una litigata, una scelta impulsiva o solamente la voglia e il bisogno di chiudersi lontano dal mondo. sono le turbolenze dell’essere umano che, in maniera quasi arcaica e mistica, prova a ricercare una soluzione per rompere l’equilibrio creando una frattura.
Emiliano Akkario dipinge uno scenario tragico in maniera speranzosa, ricordandoci che comunque vada, non può piovere per sempre, prima o poi tornerà il sereno su questo cielo.
(Nicolò Granone)
Emiliano Akkario: 8-
TVB
E se l’egoismo fosse solamente un diverso istinto di conservazione invece che un atto vile e spregiudicato? Di quante persone ci possiamo davvero fidare, sapendo di porterci contare in ogni occasione?
TVB, un numero di telefono salvato in rubrica, che diventa una disperata richiesta d’aiuto, spesso rimasta appesa, come una chiamata in attesa. Il rumore che si sente da metà del brano alla fine, amplifica questa inquietudine, fino a farla diventare un silezioso grido non ascoltando, da chi invece di dare una mano, ha preferito, girarsi e dare le spalle.
Ogni rapporto o qualsiasi tipo di relazione ha infinite variabili e dinamiche, la verità è che dove tutto sembra essere perfetto nascono le verità più intime e delicate.
(Nicolò Granone)
Brucherò nei pascoli: 9
Morfeo Morfina (Album)
Morfeo Morfina è il sonno della ragione secondo i Grandi Raga, o meglio l’istinto di una generazione a chiudersi nel proprio silenzio, buttarsi in letargo e rimanere immobili non perché non ci sono cose da dire, ma con la consapevolezza di non essere ascoltati.
Però in questo stato di dormiveglia in realtà i sogni non solo nascono, bensì prendono forma e diventano ispirazione per un qualcosa che non esiste ad occhi aperti.
Questo disco rende onirico il concetto di fallimento, si può cadere e sbagliare solo se ci si prova e nessuno ti sta a guardare, basta ricordarsi che, proprio in quel momento, si sta avendo il massimo della libertà, completamente sciolta dal giudizio altrui.
Da ascoltare prima di addormentarsi, in modo da svegliarsi con la speranza di creare un mondo migliore.
(Nicolò Granone)
Grandi Raga: 7,5
Ora tu non vedi
Con “Ora tu non vedi”, i C+C=Maxigross tornano a immergersi nell’oscurità contemporanea, anticipando “Nuova Era Oscura vol.2”, secondo capitolo dell’album pubblicato per Dischi Sotterranei. Il collettivo guidato da Cru e Tobjah firma un brano che è allo stesso tempo una preghiera laica e un manifesto di resistenza in un’epoca che ci vuole ciechi, muti e vuoti.
In un mondo saturo di informazioni, dove la connessione digitale diventa isolamento, la band invita a guardare oltre la superficie, a riscoprire il contatto con il reale. Il suono è denso, pulsante, stratificato: un mantra che cresce fino ad esplodere in una catarsi psichedelica. L’invito è quello a risvegliarsi dal torpore collettivo, puntando al risveglio di tutti i sensi.
(Ilaria Rapa)
C+C=Maxigross: 8,5
Invece di stare con te
Balla sulle contraddizioni e sul disagio sociale il nuovo brano di Anna Carol e Dente. “Invece di stare con te” è un brano up-tempo leggero e brillante capace di unire ironia e lucidità.
“Tu pensi sia grave, io penso sia normale che preferisca stare da sola, invece di stare con te”: questa la frase che racchiude perfettamente l’anima del pezzo, tra autoanalisi e autodeterminazione.
Nel mondo rumoroso e sovraccarico che descrive, la canzone diventa una piccola via di fuga, un gesto di autodifesa che suona quasi come un mantra. Il groove è contagioso e la complicità vocale tra Anna Carol e Dente è palpabile, il duetto è allo stesso tempo spiazzante e sincero. “Invece di stare con te” racconta con leggerezza la scelta di restare soli per ritrovarsi davvero.
(Ilaria Rapa)
Anna Carol, Dente: 8
Domenica
Con “Domenica”, Martina Gil mescola malinconia, delicatezza e un’intensità emotiva trattenuta, che portano a una dichiarazione gentile di vulnerabilità e solitudine.
La produzione musicale è sobria e la voce emerge con chiarezza; il risultato è una canzone che non urla, ma si fa sentire con il peso della sua delicatezza. “Mi rimane il tempo di una goccia che scivola sul finestrino, per abituarmi all’idea di lasciarti andare.” Questa immagine dell’attesa che dura il tempo infinitesimale di una goccia è potentissima: è il tempo che resta, minuscolo, prima che tutto cambi. La domenica qui non è solo giorno della settimana: è simbolo del momento in cui il silenzio, il vuoto, l’assenza si fanno più rumorosi. È un brano che ci conquista e che con la sua sincerità ci apre finestre interiori.
(Benedetta Rubini)
Martina Gil: 8,5
Stella Michelin
Con “Stella Michelin”, Delvento inaugura una fase più misurata e intima del suo percorso artistico. Il brano si immerge nel folk pop, intrecciando melodie delicate e arrangiamenti caldi, per mettere al centro le sue esperienze personali. Il concept del brano, ovvero una dedica a un cuoco che Delvento ammira, racconta una resistenza creativa, un impegno che va avanti nonostante le difficoltà. La realtà dell’alta cucina diventa metafora: un mondo di puntiglio, di ricerca estetica, di sacrifici continui per “il Bello”.
“Stella Michelin” conferma Delvento come cantautore con uno sguardo intimo e coraggioso.
(Benedetta Rubini)
Delvento: 8
Contro la società securitaria
I Vintage Violence rilanciano la loro identità punk con vigore e chiarezza politica, creando un brano-manifesto. Il suono è tagliente, diretto: chitarre che mordono, batteria che punge, basso che spinge con urgenza. “Privare della morte la vita è come privare di una stanza l’aria.” La morte viene elevata a condizione esistenziale, toglierla sarebbe un artificio, proprio perché è parte integrante della nostra esistenza. È un brano che riprende le radici politiche del punk con occhi vigili sul presente. Non è una nostalgia militante, ma un invito a non accettare l’orizzonte securitario come dato di fatto. I Vintage Violence ricordano che la musica può ancora essere gesto critico quando smette di abbellire e torna a ferire.
(Benedetta Rubini)
Vintage Violence: 7,5
Tempo Per Te
Con “Tempo per te”, Gin Sonic firma un brano intimo, rarefatto, che scorre come un pensiero a voce bassa. L’arrangiamento, essenziale e misurato, accompagna la voce come un battito cardiaco stanco ma costante. “Oggi non ho più tempo per te, penso che rimarrò seduto in fondo…” Si percepisce il tono di una resa calma, viene ammesso che non c’è più tempo, la pazienza forse si è consumata e subentra il distacco. Il testo, nel suo minimalismo, costruisce una parabola del distacco. Non ci sono spiegazioni, accuse o racconti, solo il peso del tempo che passa e la consapevolezza che certe distanze non si colmano.
(Benedetta Rubini)
Gin Sonic: 7
Morfeo Morfina (Album)
Morfeo Morfina è il sonno della ragione secondo i Grandi Raga, o meglio l’istinto di una generazione a chiudersi nel proprio silenzio, buttarsi in letargo e rimanere immobili non perché non ci sono cose da dire, ma con la consapevolezza di non essere ascoltati. Però in questo stato di dormiveglia in realtà i sogni non solo nascono, bensì prendono forma e diventano ispirazione per un qualcosa che non esiste ad occhi aperti. Questo disco rende onirico il concetto di fallimento, si può cadere e sbagliare solo se ci si prova e nessuno ti sta a guardare, basta ricordarsi che, proprio in quel momento, si sta avendo il massimo della libertà, completamente sciolta dal giudizio altrui.Da ascoltare prima di addormentarsi, in modo da svegliarsi con la speranza di creare un mondo migliore.