New Indie Italia Music Week #251

New Indie Italia Music Week #251

“Il sole è alto e splende già sulla città

Al buio tu non guarirai

Non stare lì, dai retta a me

Di là dai vetri forse c’è

Una per te, per te”

(Ornella Vanoni – Anonimo veneziano)

Ci sono settimane in cui la musica sembra bussare al petto più forte del solito, come un cuore indeciso che non sa se restare al buio o affacciarsi finalmente alla luce. A chi si sente solo in mezzo alla città, a chi aspetta un segnale dietro i vetri, a chi cerca — anche senza saperlo — una voce capace di trovare le parole giuste.

Tra nuovi dischi e singoli, il panorama musicale di questa settimana illumina angoli nascosti, racconta ingratitudini e ripartenze, e invita a guardare giù, tra la gente, dove spesso si nasconde qualcuno che assomiglia a noi più di quanto immaginiamo.

Il mondo è lì, pronto a offrire un altro sì: basta solo ascoltarlo.

Piazzale degli eroi

Dopo tre anni di silenzio discografico, Tutti Fenomeni ritorna con “Piazzale degli eroi”, primo estratto del nuovo album “Lunedì” (in uscita il 23 gennaio), trasformando la filosofia urbana e i paradossi quotidiani in uno storytelling davvero particolare. Il brano lo si può considerare una sorta di messa laica celebrata nel caos della contemporaneità, un inno alla natura illogica dell’amore e alla nostra goffa capacità di gestirlo.

“Potevo amarti molto di più è vero, ma potevo amarti anche molto men0.” È un amore vissuto con consapevolezza, dove nessuno è mai davvero all’altezza e sà con certezza come comportarsi.
Qui la cultura alta e bassa si mescolano, la stupidità sembra diventare un destino condiviso da tutti gli uomini e la società si trasforma in un teatro del grottesco, dove viene criticato il mondo estetizzato e il consumismo. Attraverso questa canzone un po’ labirintica in cui pop e melodie psichedeliche si uniscono Tutti Fenomeni ci invita a guardare e affrontare le piccole vergogne, le contraddizioni e i paradossi.

(Benedetta Rubini)

Tutti Fenomeni: 8

Quello che deve essere sarà

“Mi voglio giurare che sarò onesta fino ad arrossire”. Lasciarsi andare a ciò che la vita ci pone davanti, ai cambiamenti. Andare contro i propri progetti è forse la più grande presa di coraggio. Può sembrare umiliante arrendersi a mollare un piano davanti l’imprevedibilità degli eventi. Ma la realtà è che non ammettiamo che togliendoci obiettivi ci liberiamo da paletti, e potremo sentirci “leggeri come l’elio, tanto leggeri da volare”. Non perderemo mai noi stessi.

Le persone sono immense e sorprendenti almeno quanto il mondo. Sono le nostre anime a farci sconfinare oltre i preconcetti, se le ascoltiamo. Anche quando si tratta di una premessa/promessa di relazione (“Noi non forzeremo niente, noi due lo sappiamo bene”). O di una grande ambizione. E questo ci viene detto da un’artista che di pianificazione, di disegni grandi, potrebbe comprensibilmente vivere. Forse la vita, in apparenza matrigna, ci guida solamente a capire quali cieli possiamo raggiungere. Senza guidare.

(Stefano Giannetti)

Emma Nolde: 8,5

Momento Sbagliato (Album)

“Momento sbagliato” si costruisce su un equilibrio fragile: un minimalismo emotivo che non rinuncia alla profondità. Le chitarre acustiche convivono con synth rarefatti, le parole si fanno confessione, i silenzi diventano parte della narrazione. Ogni traccia sembra interrogare lo scorrere del tempo e la nostra incapacità di controllarlo, come un orologio che, a forza di rincorrerlo, finiamo per dimenticare di ascoltare.

PROVINCIALE offre veri e propri specchi: frammenti di provincia, malinconie urbane, strade di ritorno che sanno di nebbia e libertà. Il suo universo è quello di una generazione sospesa tra analogico e digitale, capace di parlare la lingua del disincanto senza smettere di cercare la tenerezza.

Provinciale: 7.5

A

Un profondo dialogo con la propria anima nel rapporto col prossimo. Dalla base morbida e semplice, si affida tutta alla voce di Gaia, delicata ma penetrante, per un’intima confessione su come abbia comparato la sua vita a quella degli altri. Sull’esporre le proprie debolezze e le proprie guerre per ricevere comprensione e compassione. Sul dimostrare di saper fare e di valere tanto. Anche a chi forse già lo sa. L’essere umano è fatto così, per sua natura tende a togliersi la solitudine, a voler a tutti i costi riconoscere sé stessi nello sguardo altrui.

E anche quando a un certo punto deve raggiungerla, quella solitudine, per maturare, capisce che la forza necessaria è in due misure uguali: quella per essere emotivamente autosufficienti, e quella per arrendersi alle braccia di qualcuno.

(Stefano Giannetti)

Gaia Rollo: 8

I Laureati

Attraverso atmosfere pop-vintage italiano, Ciliari ci accompagna in questo nostalgico bilancio di fronte al muro della vita reale contro cui i fragili sogni si sono frantumati. Tra progetti universitari, una ragazza che sotto i tramonti e una Milano diversa sembrava destinata ad essere nostra. Ma i cieli e Milano non sono più gli stessi. Ma i cuori sono rimasti fedeli o così ce la raccontano, e quel “faremo finta di niente ma ci ameremo per sempre” magari è amore sì, ma solo per un tempo che non tornerà. E in fondo va bene così. Giocare con quello che avrebbe potuto essere e non è stato sa di un dolceamaro godibilissimo. Come questo brano.

(Stefano Giannetti)

Ciliari: 7,5

Con gli occhi di una lepre

Viviamo in una società che impone il progresso a velocità standard, perdendo il valore  del singolo istante a discapito di un mix che prova a stare in equilibrio tra aspettativa e dovere.Il senso della libertà consiste nel liberarsi dalla paura, imparando dal dolore, imparando a rispettare le sensazioni che si provano e non quelle che si deve accettare a prescindere. Guardare il mondo da una nuova prospettiva è una scelta coraggiosa, necessaria per aspirare ad un futuro migliore. Il cambiamento può portare nuove scoperte. Sto facendo la muta, si staccano pezzi di pelle.

(Nicolò Granone)

Santamarea: 8

Galassia

Le possibilità offrono una galassia infinita di scenari per ogni essere umano e se due individui scelgono di creare il loro universo ecco che l’infinito diventa un sentimento condiviso. Dalla piccolezza minuscola del microcosmo umano si arriva al macrocosmo dell’amore, dove anche l’impossibile può trasformarsi in qualcosa di tangibile e reale.

Millepiani espande la sua storia intima, arrivando all’universale, con il romanticismo  che tende verso una bellezza assoluta, totalmente idealistica. Galassia è un brano che muta esplorando vie che spingono l’uomo oltre ogni possibile limite della ragione, con la lucida follia che in due è più facile donarsi alla follia, arrivando a scoprire nuovi pianeti.

(Nicolò Granone)

Millepiani: 7

Con la lingua

Mobrici trasforma il desiderio dell’amore in qualcosa d’infantile, tenero e dolcissimo. Volevo un bacio un bacio un bacio con la lingua. Ma, tra il dire e il fare ci sono mille variabili, e crescendo tutto diventa più difficile. Si rincorre le persone sbagliate, si ha paura di prendere decisioni che possono scombinare le carte in tavole e si perde spontaneità e ingenuità. Bisognerebbe avere il coraggio di mettersi in moto verso il futuro in maniera decisa, accettando anche l’incidente sull’autostrada che porta verso il destino.

Rimanere fermi, sulle proprie posizioni, è una sorta di protezione che può far perdere l’attenzione verso il bello della vita. Tutto quello che è pericoloso, alla fine ci dà l’impressione di provare qualcosa. Dovremmo essere almeno un po’ spericolati, per riconoscere noi stessi.

(Nicolò Granone)

Mobrici: 9

Sconosciuta nostalgia

Sofia Fiore esalta il valore della tristezza e della nostalgia, non rinnegando il passato, anzi esaltando quei momenti che sono stati qualcosa di speciale. Ricordi felici che fanno male, e che quindi a maggior ragione, è più dolce non rinnegare, fingendo che non è stato nulla. Sarebbe più facile dimenticare, cancellando in maniera netta tutto il resto, censurando attimi che, solo all’apparenza sembravano eterni. La poesia però non cede alle regole della ragione e così ecco come nasce questa Sconosciuta Nostalgia. Una canzone da far esplodere il cuore.

(Nicolò Granone)

Sofia Fiore: 7,5

In fiore (EP)

Rifiorire come se fosse primavera. Eppure fuori fa freddo, perciò questo album non può che essere una metafora di rinascita pura: rinascita dopo il buio più totale, dopo aver toccato il fondo. “In fiore” è il nuovo EP di Sethu, ma anche il prodotto di una maturità artistica e personale che può e deve lasciare il segno. Scritto e prodotto sempre al fianco dell’inseparabile fratello Jiz, l’EP è una raccolta di frammenti: frammenti di vita un po’ vissuta, un po’ ancora da scoprire, ma sempre passata fianco a fianco.

Le esperienze vengono raccontate in modo più consapevole e sereno, mentre l’interiorità viene scoperta e narrata con delicatezza. A completare il progetto, il feat con Sayf per “mettere un po’ di Liguria nell’album”, per dare l’idea di sentirsi a casa. “In fiore” non è altro che un viaggio che profuma di rinascita, un percorso che ci racconta come si possa tornare a sbocciare anche in pieno inverno.
(Sara Vaccaro)

Sethu: 8+

La fretta

“La fretta” è un consiglio sincero, la rassicurazione di un amico che ti giura che tutto andrà bene, che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Tredici Pietro ci invita a non lasciarci abbattere dai ritmi veloci della vita, dalla fretta di arrivare in tempo; di non lasciarci guidare da emozioni negative, ma neanche dalla paura del giudizio degli altri: “Esci solo quando piove, così nessuno ti guarda; se c’hai dentro l’abisso non ci sono prove”. Un invito al lasciarsi andare con più libertà e con meno problemi. “Non ti preoccupare, affondare è normale”.

(Sara Vaccaro)

Tredici Pietro: 8,5

Onda

Un fiume che diventa mare: così si incontrano le voci di Arya e Lauryyn, due artiste dai timbri delicati ma allo stesso tempo potenti, che insieme si trasformano in qualcosa di ancora più grande. “Un’onda non la puoi fermare, ti travolgerà”: ed è proprio così che suona questo brano, come un’onda che cresce, che avvolge, che cura. L’unione delle due artiste dà vita a un’atmosfera sospesa, morbida ma travolgente, capace di arrivare dritta al cuore. È il mare a guidare l’ascoltatore in un viaggio attraverso le proprie emozioni: emozioni che scorrono inevitabilmente nel corpo, forti e libere come l’acqua.

(Sara Vaccaro)

Arya, Lauryyn: 8

Satantango (Album)

C’è una provincia che brucia lenta all’interno del primo ed omonimo album dei Satantango, gruppo cremonese nato alcune lune fa. Il duo, composto da Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi, appare incastrato in un uno di quei film in bianco e nero degli anni cinquanta, sospeso tra nostalgia e realismo poetico. Il loro è un viaggio emotivo con una meta precisa: la casa, la terra in cui hanno deciso di restare, e che continua a parlar loro sottovoce.

Le otto tracce del disco oscillano tra sonorità dream pop, shoegaze e vibrazioni dark che rimbalzano su muri di suoni intrisi di nebbia. Quello che colpisce di più ascoltando l’album, è la loro capacità di dar voce al paesaggio che li circonda: strade di campagna, vicoli ciechi, cinema chiusi e abbandonati parlano ad una generazione intera che spesso si sente disillusa. E’ un disco che richiede attenzione ma che in cambio offre un’esperienza emotiva decisamente intensa. 

(Mariangela Caputo) 

Satantango: 7.5 

Ho perso i sogni

Ho perso i sogni”, nuovo singolo dei Sick Tamburo, è un canto sospeso tra il dolore e la speranza: un manifesto di resistenza urlato a gran voce contro un mondo che lentamente cancella tutti i nostri sogni. La voce di Gian Maria Accusani, è un filo teso: malinconica all’inizio, potente e sovrumana dopo. E’ raccontata con rispetto la storia di un ragazzino di tredici anni rimasto solo tra le macerie della sua casa. Intorno al dolore, quasi vissuto in prima persona dalla band, si costruiscono tappeti d’archi, chitarre, bassi che sembrano presagire l’avvento di giorni migliori. Il singolo non solo anticipa l’arrivo del loro nuovo album ma segna una continuità con la loro poetica mana e dolorosa. 

(Mariangela Caputo) 

Sick Tamburo: 7.5

Città segreta

<<Vibrare sulle stesse frequenze d’onda di un popolo misterioso, vibrare sulle stesse frequenze d’onda di una città segreta>>. Queste, le parole prese in prestito dal nuovo singolo de La festa del Perdono, che sembrano continuino a riecheggiare in testa. Il trio, composto da veterani della scena punk italiana, lavora da sempre nell’intento di portare avanti un progetto filosofico che aiuti ad espandere ancora di più i confini della mente e dell’animo umano.

Le loro sonorità sono ibride: attitudini punk inseguite da contaminazioni pop. Nel loro immaginario si rincorrono tematiche esoteriche e spirituali: si parla di cicli cosmici, angeli, società segrete. Vogliono rompere le barriere, – e ci riescono, intrecciando dimensioni oniriche e realtà perenni. Sono visionari e sinceri; ed ogni loro brano parla dritto al cuore dell’ascoltatore. 

(Mariangela Caputo)

La festa del Perdono: 7.5 

Gli innamorati (Album)

C’è un senso di ritorno, ma non di nostalgia, in Gli Innamorati: non una ripresa, ma un riconoscersi dopo anni. Otto anni di silenzio diventano una pausa necessaria, il tempo di cambiare pelle. Il disco nasce da un’idea radicale di amore come scelta vulnerabile, non conveniente. Quattro mesi in campagna, con un asino di nome Natalino come spettatore, diventano simbolo di una poetica che sottrae per ritrovarsi.

La tracklist è un itinerario emotivo: da Giorni persi a Fumo, da Sangue a Summer of love, fino alla title track che chiude il cerchio. È un album che non chiede di piacere a tutti, ma di essere riconosciuto da chi porta le stesse ferite. Ricorda che perdersi serve a ritrovarsi, che si può smettere di inseguire il mondo per tornare a sé. Gli Innamorati è una confessione che arriva tardi, ma rimane addosso.

(Viola Santoro)

Dadamatto: 8

Non volevo essere trovato 

I Tonno non volevano essere trovati. E invece eccoci qui, di nuovo a parlare di loro. “Non volevo essere trovato” è il classico pezzo che solo i Tonno potevano creare: il titolo ripetuto a loop, un mantra che diventa canzone, un’ansia trasformata in qualcosa che ti si pianta in testa.

La magia, però, sta nel sottotesto: la fuga che non funziona, l’inquietudine che ti scova sempre, quel sentirsi storti anche nei giorni dritti. E poi la trovata geniale: dire di essersi sciolti su Instagram e risorgere mezz’ora dopo col singolo nuovo. Che sia magia o genio,non importa. Funziona. I Tonno sono tornati. Forse non volevano essere trovati. Ma li abbiamo trovati lo stesso — e meno male.

(Ilaria Rapa)

Tonno: 8

Pora stella

“Pora stella” è una canzone che parla prima di tutto di noi, degli esseri umani schiacciati tra mansioni inutili, lavori alienanti, sveglie all’alba e tanti rimorsi, sopratutto quello di aver tradito il nostro bambino interiore. Musicalmente rimane coerente con lo stile della band: chitarre secche, batteria che incalza e voce che trasmette un senso di urgenza, il punk che graffia, ma con più malinconia e riflessività.

“E ancora siamo i bambini che eravamo, tuttora siamo i bambini che eravamo.” È il cuore del brano, il concetto è radicale e politico: nessuno si sente davvero adulto, la società ci impone ruoli, scadenze e responsabilità, ma dentro noi siamo ancora quei bambini spaventati che cercano un senso. C’è rabbia verso un sistema che divora le persone mentre predica ordine e benessere, in realtà non siamo diventati adulti, abbiamo solo imparato a fingere. Un pezzo ruvido, crudo e critico, è punk, sì, ma è anche profondamente umano.

(Benedetta Rubini)

Vintage Violence: 8,5

Dimmelo adesso/Ti manca l’aria

Queste due tracce funzionano come un mini-concept: stesso bivio esistenziale, ma due sguardi differenti, uno rivolto al passato, l’altro al presente. Sul piano sonoro emerge lo stile della band, alternative rock, che richiama gli anni 90’ con chitarre piene ed un’intensa sezione ritmica.

“Dimmelo Adesso” è più malinconica e con lo sguardo al passato, il ritornello martellante “Cosa resterà, resterà, di noi, adesso”, non è solo un ricordo di un momento, ma la domanda che si pone una generazione intera. Tutti ci chiediamo che cosa resta davvero di ciò che abbiamo vissuto, soprattutto con il passare del tempo. “Ti manca l’aria” è la finestra aperta sul presente, di un presente in cui però ti sembra di non avere davvero una vita tua e in cui c’è qualcosa che non va. “Ti manca l’aria, vai a capire cosa c’è che non va, forse perché sei in Italia?” Qui l’Italia diventa metafora di una gabbia, viene fotografato quel limbo generazionale in cui siamo troppo grandi per le promesse e troppo giovani per rassegnarci. Abbiamo quindi una doppia istantanea della generazione degli anni 90’/2000, la generazione che si chiede cosa resterà di noi e cosa ci ferma dal non mollare.

(Benedetta Rubini)

Caspio: 8