PH: Martina Platone
Miglio: “Tutti più freak, a modo proprio” | Indie Talks
L’individuo deve avere il coraggio non di capirsi, bensì di accettarsi così com’è con pregi e difetti. Ogni artista deve avere la libertà di esprimere se stesso senza essere condizionato dalla moda o dal numero di streaming.
Il nuovo manifesto di Miglio si chiama Traumfabrik Again ed è un disco che vive di resistenze e rivoluzioni interiori, dove l’anima e il sentire crea un subbuglio dal quale si consiglia di lasciarsi abbandonare all’interno, non con la paura, ma con la curiosità, e consapevolezza, di guardare la realtà in maniera diversa. Meno meccanica e più umana.
Il titolo affonda le radici in un riferimento culturale che proviene da Bologna, città di adozione dell’artista. La Traumfabrik fu, tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80, un appartamento occupato che divenne laboratorio creativo e crocevia della controcultura: un luogo dove si incontravano fumettisti, musicisti, visionari e outsider. Non c’è però alcun intento nostalgico né celebrativo: Miglio raccoglie quel nome e lo riporta nel presente, trasformandolo in un contenitore personale. “Traumfabrik” significa “fabbrica dei sogni” in tedesco: un’immagine che oggi può assumere molteplici sfumature, dal bisogno di generare immaginari alternativi alla capacità di reinventare mondi possibili in tempi incerti.
MIGLIO X INDIE TALKS
Qual è la linea musicale artistica a cui tu, come Miglio, sei fedele?
Credo sia importante rimanere vicini a ciò che davvero ci rappresenta. L’arte è una forma espressiva immensa e se fingi o costruisci qualcosa che non è davvero tuo si perde il senso e si sente, si vede, alla fine vieni scoperto. Quindi resto vicina e fedele a ciò che è per me rappresentativo, seguo ciò che mi piace e utilizzo la musica con rispetto senza farne qualcosa che non sia frutto di un vero sentire. Dopodiché la sperimentazione è aperta, domani speriamo ci sia ancora evoluzione, non immagino la musica incanalata in un unico scompartimento.
“Che cosa ci vogliamo dire”, c’è un appello che vorresti urlare ad alta voce?
Ce ne sarebbero molti. Mi piacerebbe ci fosse più attenzione, meno velocità, meno giardinetti privati e pregiudizi ma una estensione di ascolto e inclusione. Mi auguro un miglioramento verso uno sguardo più largo del mondo, orizzontale.
Freak o semplicemente idealisti?
Sempre più Freak. Nessun idealismo. Ci ricolleghiamo all’urlo ad alta voce: accogliamo le sfumature e abbassiamo le barriere, liberiamoci dalle strutture antiche e proseguiamo con la volontà di un rinnovo culturale. Libertà è espressione in tutti i modi possibili (purché non ledano la libertà altrui). Mi auguro questo. E quindi tutti più Freak a modo proprio.

Ci sono battaglie che bisogna combattere da soli?
Ho sempre creduto nella forza della collettività ma ci sono “lotte” da condurre in primis da soli, per affermarci, per esprimerci, per risolverci un minimo da soli. Dopodiché trovare esistenze nelle quali ci si può riconoscere e con le quali si può condividere è certamente qualcosa di potente, da soli si può fare molto, ma la collettività può fare molto di più.
Quanti sacrifici facciamo all’altare dell’amore?
Sicuramente molti, in termini di tempo, di impegno, di cura e di attenzione verso gli altri, cosa difficile e non scontata. Si tratta di un sentimento così ampio e sfaccettato che include veramente moltissime varianti. Rimane però il motore di tutto a mio avviso e non è una visione romantica, ma bensì realistica di quanto il bene, l’affetto e l’amore siano dei veri antidoti di sollievo contro le brutture che arrivano nelle esistenze di chiunque.

L’incertezza è un pericolo o opportunità?
Entrambe, dipende dai contesti e dai tipi di incertezze. Io per esempio ultimamente ho scoperto che anche dall’incertezza possono nascere cose belle, può essere un forte stimolo, non si può avere tutto sotto controllo, sarebbe innaturale. Esistono però situazioni in cui è indispensabile non essere nell’incerto ma avere chiarezza.
Ti sarebbe piaciuto ascoltare dal vivo un discorso di Karl Marx o avresti preferito invitarlo ad una serata di musica elettronica?
Si certamente mi sarebbe piaciuto ascoltare un suo discorso dal vivo e in seguito sarebbe stato interessante invitarlo in un contesto del genere per sapere che cosa avrebbe pensato di certi luoghi di aggregazione ma anche di profitto o che percezione avrebbe oggi della nostra contemporaneità (qualcosa è già prevedibile). Io penso però che avrebbe apprezzato la musica elettronica come espressione in sé e, come spesso accade, come rito collettivo.
Le religioni hanno qualcosa di rivoluzionario?
Questa è una domanda molto ampia. Le religioni storicamente e dall’antichità fino ad arrivare all’età moderna e alla nostra contemporaneità hanno rivoluzionato il mondo, la storia degli individui e la cultura. Hai citato tu Marx e lo cito nuovamente in merito a quando disse “non è la religione che crea l’uomo ma viceversa”. Le religioni sono dei movimenti culturali, gruppi organizzati, politici. L’analisi andrebbe fatta sul “come” hanno rivoluzionato e a mio avviso hanno spesso creato conflitti e credenze che hanno portato a enormi voragini oggettive e culturali. Io sono per le rivoluzioni (non violente) ma non dalla parte di quelle religiose.
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