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BETTER CALL SAUL(la recensione): curiosità, segreti e riflessioni

Il fermo immagine del riflesso offuscato del volto di Walter White che agonizzante poneva fine a quel capolavoro noto al mondo come Breaking Bad, è ancora vivido nella memoria dei seguaci della serie.

Al termine della quinta stagione molti, speranzosi e disillusi, invocavano a gran voce l’uscita di una sesta serie. Tuttavia, puntualmente non tardavano le smentite al riguardo da parte dei registi e degli addetti ai lavori.

Poi, la notizia che fece ritornare il sorriso ai fan…

Vince Gilligan annunciava l’uscita di uno spin-off dal titolo “Better Call Saul”. Tale indiscrezione lasciava presagire che tutta la serie sarebbe girata intorno all’istrionica figura dell’avvocato Saul Goodman. Alcuni, amareggiati, indicarono la serie come una sorta di “palliativo” per attenuare la crisi d’astinenza da Breaking Bad; altri erano curiosi di vedere come il regista avrebbe affrontato questa nuova sfida sperando di scoprire nuovi particolari sulle trame della main-serie.

Adesso che Better Call Saul è stata mandata in onda dalla AMC e resa fruibile attraverso vie più o meno legali a tutto il mondo, è il momento di tirare le somme.

Il tutto avverrà rigorosamente senza spoiler(anticipazioni sugli snodi cruciali della trama. Di poco gusto, da perseguire legalmente)!

 

Nex Mexico, Albuquerque, deserti, vialoni sconfinati e case di legno. Gli scenari sono pressoché invariati rispetto alla “serie madre”.

La collocazione temporale, parlandosi di uno spin-off, è ovviamente precedente a quella di Breaking Bad. La serie, infatti, narra del giovane James “Jimmy” McGill in arte Saul Goodman(interpretato dal bravissimo Bob Odenkirk), avvocato in erba che cerca di ritagliarsi una spazio nel mondo. Saul dimostra caparbietà, competenza, sicurezza dei propri mezzi, voglia di farcela. Anche se, già agli albori, strizza l’occhio al malaffare e cerca di trarre profitto operando nella così detta “zona grigia” a metà fra i buoni e i cattivi.

Tra vestiti cuciti su misura, cravatte abbinate e caffè bollenti, il giovane Saul si conferma autentico maestro della parola. Egli fa dell’arte oratoria la sua arma migliore. E’ un sofista dei tempi moderni, capace di volgere a proprio favore qualsiasi situazione, anche la più cavillosa e contorta.

E’ un personaggio poliedrico: drammatico, spietato, comico e goffo allo stesso tempo.

Adesso, però, è il momento di parlare di un altro aspetto: “How I met Mike”. Vi ricordate di Mike(interpretato da Jonathan Banks)? Braccio destro (e forse anche sinistro), nonché factotum di Saul?

Ritroverete anche lui e scoprirete alcuni risvolti del suo passato che vi faranno capire il suo essere rude e anaffettivo nei confronti del mondo che lo circonda. Scoprirete come nasce la relazione professionale fra il burbero Mike e il furbo Saul.

Aprendo una porta vi imbatterete nel simpatico e affabile spacciatore di meth, al secolo Tuco Salamanca(Raymond Cruz). E capirete alcune delle dinamiche cruciali sviluppate nella trama di Breaking Bad.

E’ una serie ricca di pathos e di spunti divertenti che vi farà stare incollati allo schermo, vi farà riflettere e soprattutto ridere grazie alle battute pungenti e alla sbadataggine di Saul.

L’inizio di ogni puntata è scandito da temi musicali e da sfondi accattivanti, vagamente in stile pop art, che cambiano da episodio a episodio.

Questa prima  serie di 10 puntate, al di là della sudditanza nei confronti di Breaking Bad, ha senso di esistere. Non è il solito spin-off girato apposta per accontentare i fan. Gode di una propria credibilità, non è banale e scontata. Offre, inoltre, numerose prospettive sulla società rappresentando contesti sociali e stili di vita bizzarri ma reali: dall’avvocatastro che cerca di fare carriera a tutti i costi, al poliziotto in pensione che non vuole arrendersi alla vita, allo spacciatore spietato che vive ancora con la nonna.

Consiglio la visione di Better Call Saul (come sempre in lingua)! Non ve ne pentirete!

A cura di Salvatore Giannavola

 

 

Salvatore Giannavola

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