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IL MARE COLORE DEL VINO DI LEONARDO SCIASCIA (LA RECENSIONE)

LEONARDO SCIASCIA
IL MARE COLORE DEL VINO
Adelphi pagg.145

<<[…] mi pare di aver messo assieme una specie di sommario della mia attività fino ad ora e da cui vien fuori (e non posso nascondere che ne sono in un certo modo soddisfatto, dentro la mia più generale e continua insoddisfazione) che in questi anni ho continuato per la mia strada, senza guardare né a destra né a sinistra(e cioè guardando a destra e a sinistra), senza incertezze, senza dubbi, senza crisi ( e cioè con molte incertezze, con molti dubbi, con profonde crisi); e che tra il primo e l’ultimo di questi racconti si stabilisce come una circolarità: una circolarità che non è quella del cane che si morde a coda>>.

“Il mare colore del vino” è la seconda raccolta di racconti di Leonardo Sciascia, apparsa per la prima volta nel 1973. Sono tredici brevi storie intrise di sicilianità. Sciascia, armato di una sottile ironia, richiama il lettore ad una continua analisi introspettiva e ad una riflessione attenta sugli equilibri che governano la nostra Terra. Equilibri molto spesso malati e corrotti. Equilibri che a volte, invece, affondano le proprie radici nell’importanza delle relazioni familiari. Infatti uno dei personaggi che l’autore ci presenta afferma: << […] in Svizzera in ogni bambino tu vedi lo Svizzero che diventerà; in Grecia l’individuo, l’uomo…ed anche in Sicilia, immagino: questi due bambini… Sono luoghi in cui non c’è l’educazione: non ci sono regole, tecniche, abitudini educative; ci sono gli affetti: e credono, i greci, i siciliani, che non ci sia problema nella vita che l’affetto non possa risolvere>>.

Il nome di questa raccolta probabilmente deriva dal racconto omonimo: il mare di Taormina viene paragonato al vino, da un bambino molto sveglio e da una giovane ragazza. Entrambi riescono a cogliere delle venature rossastre fra le onde. In realtà questa associazione fra il mare e il vino si rifà ai poemi omerici in cui spesso ricorre questa formula che conferisce al mare un potere tutto nuovo: il potere afrodisiaco proprio del vino. Nasce così, presso i lirici greci e ancora nella letteratura moderna, un legame strettissimo fra il viaggio, il vino, il simposio e il naufragio.

Sciascia mette a nudo la Sicilia e al tempo stesso i siciliani. Il suo modo di narrare delle vicende tipiche di questa regione non lascia trasparire rabbia o angoscia : ci appare piuttosto come una sana e necessaria presa di coscienza che porta l’autore ad una amara consapevolezza e ad una nuova accettazione della realtà. Il lettore, se attento,  si sentirà spesso indignato e a tratti sconfitto. Solo allora forse avrà colto lo stato d’animo dell’autore. È vivamente consigliata la lettura di questa raccolta e per farvi assaporare ancor di più la genialità e l’abilità narrativa di Leonardo Sciascia, vi lasciamo con un breve estratto di uno dei dialoghi del racconto “ Il mare colore del vino”:

<< Ma se questo accade, o accadrà, non crede che la colpa sia anche dei siciliani?>>

<<Certamente: siamo fatti così, aspettiamo che il frutto ci cada in bocca, dall’albero, quand’è maturo>>.

<< Ma, mi scusi, se siete fatti così, io non vedo cosa abbiate da guadagnare a far da soli>>.

<<Non siamo fatti così>> disse la ragazza << è che ci piace far credere di noi le cose peggiori: come quelli che immaginano di avere tutte le malattie, e provano sollievo a parlarne>>.

A cura di Carla Giammusso

Salvatore Giannavola

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