La passione per la musica fin da piccolissimo accompagna Jacopo, che dapprima si dedica allo studio del pianoforte e della batteria, iniziando in un secondo momento a comporre e cantare i propri brani accompagnato dalla chitarra.
Alla fine ognuno fa come gli pare, c’è chi le chitarre le usava e ora non le usa più, c’è chi le ha sempre usate, chi magari le tira fuori al terzo disco; un pezzo dev’essere credibile indipendente dalle logiche di mercato. Questo è un pezzo con delle chitarre maleducate, zozze, e mi piace così.
La gavetta è importante perché serve a fare pratica, ad approcciarsi col palco, a confrontarsi, e a vivere dei contesti, che per quanto a volte non siano davvero gratificanti, sono essenziali per plasmare la propria sensibilità artistica.
A me piace suonare dal vivo; ma è una cosa che soffro molto, ho molta ansia da prestazione prima dei live ma proprio questa mano al collo è quella che mi da una botta chimica pazzesca nel momento in cui prendo confidenza con il palco, e mi diverto, sto bene.
Certo è bello sapere che la tua musica gira, ma è tutto virtuale, ma la mia passione e ambizione e paura e motivo per cui lo faccio è il confronto con il pubblico, i concerti; è la gavetta, e non finisce mai, perché dal punto di arrivo puoi solo scendere.
La mia scrittura parte sempre da un raptus, una scintilla su cui poi lavoro, e a volte ho tutto in testa sin da subito mentre a volte serve più tempo.
I pezzi li scrivo io, o con la chitarra o con il piano. Successivamente preproduco le tracce con Stefano Maura, il mio braccio destro e chitarrista del progetto; scriviamo gli obbligati, arrangiamo, lavoriamo sull’idea del suono; poi con gli altri ragazzi incidiamo e facciamo un nostro mix, che proponiamo all’etichetta; a volte ci mettono un po’ le mani come nel caso di lunedì, che aveva una struttura un po’ diversa in originale, a volte no, come con semplice o questo pezzo in cui non hanno toccato nulla se non il master nel caso di semplice.
Non è un segreto che io un disco ce l’ho pronto da tempo, ma mi affido totalmente sul discorso delle uscite, perché non ho la presunzione di saper fare il lavoro di management meglio di chi lo fa di mestiere, dunque, certo è che le larve è un progetto che continuerà a esistere nel tempo perché ci sono già pronte diverse altre canzoni.
È sempre un compromesso, ciò che esce fuori e ciò che avevi in testa, io noto tutte le imperfezioni a volte le soffro parecchio, il mio primo disco non suona proprio come L avevo concepito; nel doppiaggio mi capita di rado di risentirmi perché non guardo molta tv, ma ogni tanto su netflix mi becco e mi viene da ridere, non so perché.
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