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Lena A.: “I luoghi sono i nonluoghi ai quali non attaccare il cuore” | Indie Talks

In un mondo in cui è la digitalizzazione a fare da padrona, sembra ormai svanito anche il concetto di luogo fisico in cui incontrarsi, scambiare quattro chiacchiere tra amici e poi, chi sa, magari anche assistere ad un concerto o a uno spettacolo teatrale.

Ecco che qui nasce l’idea di discutere insieme alla brava cantautrice Lena A. proprio dei luoghi, e perché no, anche dei non-luoghi. Questi ultimi, per chi non lo sapesse, non sono dei luoghi immaginari o fantastici, al contrario sono dei luoghi tanto reali da diventare privi di identità e possibilità di immedesimazione.

Lena A., non a caso, pubblica il suo album per Uma Records, dal titolo “Nuove Stanze”, titolo ispirato da una poesia omonima di Eugenio Montale. Non potevamo capitare più a pennello di così!

Indie talks x Lena A.

Ciao Lena, benvenuta! Il titolo del tuo album “Nuove stanze” mi ha ispirato per quanto riguarda la tematica dei luoghi e non luoghi: con quali occhi vedi queste stanze come nuove?

Con gli stessi occhi che prima non vedevano queste stanze: non penso sia un problema di occhi, piuttosto credo sia una questione di vista. Quando qualcosa fa troppo male, o non si vuole scoprire davvero, non la si vede per davvero. Così è stato per queste stanze, oggi nuove ma sempre esistite.

Quante volte ti è capitato di guardare dei posti a te familiari con un senso di straniamento?

Spesso, credo sia il campanello d’allarme che qualcosa si stia rompendo. I posti familiari sono posti in cui proteggersi e tutelarsi, ma nel momento in cui li si guarda e ci si sente stranieri può significare che una maglia della rete si sia aperta ed è meglio correre ai ripari o scappare via trovando la propria “casa” in un’altra parte dell’oceano.

I titoli dei brani che compongono il tuo album sono nomi di città o di ambienti naturali: in che modo queste si legano al tuo percorso artistico?

Le città e la natura sono l’ambiente dentro cui vivo, l’involucro in cui muovo i miei passi, dunque non potevano essere esenti dalla costruzione delle mie “Nuove Stanze”. Ci sono alcuni luoghi più di altri che mi hanno ispirato: tutta la Spagna vissuta quando ho percorso il Cammino di Santiago mi è stata d’aiuto per percepire maggiormente il mio percorso artistico, interiorizzando maggiormente la mia vita da musicista.

C’è un luogo (reale o anche mentale) che ti fa sentire a casa?

Il mare di Napoli visto dall’alto e i prati del Monte Taburno.

Ti lasci ispirare dai luoghi che hai visitato per le tue creazioni artistiche?

Moltissimo. Luoghi diversi hanno uno spazio diverso: rapportarsi con uno spazio sempre differente aiuta ad avere stile, ispirazione, scrittura nuovi. Mi piace camminare, riempire lo spazio dei luoghi che vivo, scoprirne i dettagli e assorbirli per poi scrivere con nuove prospettive.

Solitamente si definiscono come “non-luoghi” quei luoghi in cui è difficile creare un legame identitario o relazionale: esistono però dei non luoghi (ad esempio stazioni, aeroporti) che ti affascinano?

I non luoghi mi sono sempre sembrati “luoghi a cui non attaccare il cuore”. È anche vero che se frequenti un non-luogo molto spesso, arrivi a lasciarci un pezzo di te, a sorridere pensandoci, ad avere aneddoti legati a quello spazio fisico che lentamente diventa emotivo. Per me la stazione Roma Termini è esattamente questo: un non-luogo emotivo.

Anche se la risposta potrebbe risultare scontata se dovessi ambientare un video per il tuo album sceglieresti un luogo (ben preciso e caratteristico) o un non-luogo?

Un luogo, indubbiamente.

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Ilaria Rapa

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