In un mondo in cui è la digitalizzazione a fare da padrona, sembra ormai svanito anche il concetto di luogo fisico in cui incontrarsi, scambiare quattro chiacchiere tra amici e poi, chi sa, magari anche assistere ad un concerto o a uno spettacolo teatrale.
Ecco che qui nasce l’idea di discutere insieme alla brava cantautrice Lena A. proprio dei luoghi, e perché no, anche dei non-luoghi. Questi ultimi, per chi non lo sapesse, non sono dei luoghi immaginari o fantastici, al contrario sono dei luoghi tanto reali da diventare privi di identità e possibilità di immedesimazione.
Lena A., non a caso, pubblica il suo album per Uma Records, dal titolo “Nuove Stanze”, titolo ispirato da una poesia omonima di Eugenio Montale. Non potevamo capitare più a pennello di così!
Con gli stessi occhi che prima non vedevano queste stanze: non penso sia un problema di occhi, piuttosto credo sia una questione di vista. Quando qualcosa fa troppo male, o non si vuole scoprire davvero, non la si vede per davvero. Così è stato per queste stanze, oggi nuove ma sempre esistite.
Spesso, credo sia il campanello d’allarme che qualcosa si stia rompendo. I posti familiari sono posti in cui proteggersi e tutelarsi, ma nel momento in cui li si guarda e ci si sente stranieri può significare che una maglia della rete si sia aperta ed è meglio correre ai ripari o scappare via trovando la propria “casa” in un’altra parte dell’oceano.
Le città e la natura sono l’ambiente dentro cui vivo, l’involucro in cui muovo i miei passi, dunque non potevano essere esenti dalla costruzione delle mie “Nuove Stanze”. Ci sono alcuni luoghi più di altri che mi hanno ispirato: tutta la Spagna vissuta quando ho percorso il Cammino di Santiago mi è stata d’aiuto per percepire maggiormente il mio percorso artistico, interiorizzando maggiormente la mia vita da musicista.
Il mare di Napoli visto dall’alto e i prati del Monte Taburno.
Moltissimo. Luoghi diversi hanno uno spazio diverso: rapportarsi con uno spazio sempre differente aiuta ad avere stile, ispirazione, scrittura nuovi. Mi piace camminare, riempire lo spazio dei luoghi che vivo, scoprirne i dettagli e assorbirli per poi scrivere con nuove prospettive.
I non luoghi mi sono sempre sembrati “luoghi a cui non attaccare il cuore”. È anche vero che se frequenti un non-luogo molto spesso, arrivi a lasciarci un pezzo di te, a sorridere pensandoci, ad avere aneddoti legati a quello spazio fisico che lentamente diventa emotivo. Per me la stazione Roma Termini è esattamente questo: un non-luogo emotivo.
Un luogo, indubbiamente.
AI SENSI DELLA Legge 22 aprile 1941, n. 633, LA PUBBLICAZIONE DEI CONTENUTI DI INDIEITALIAMAG.IT SU ALTRI SITI È ESPRESSAMENTE VIETATA
Ci sono situazioni che portano cambiamenti improvvisi e drastici, mentre altre volte questo Risorgimento nasce…
'Nta cuntrada e Munacheddi s’addumavanu li luci, i picurari aveunu lu cielu sutta e peri,…
Si può scegliere di scappare dalla provincia oppure usarla come spunto per sognare un nuovo…
Di situazioni complicate è piena la vita e a volte si finisce come Cesare Blanc,…
Considero che se per educarne cento devo colpirne uno tanto vale sia me. E avere…
I used to be me, free, natural Oh-oh, it was easy Mi succede così, ancora…