Disponibile dal 22 Ottobre 2021, la quinta stagione di Rick e Morty si conferma uno dei capisaldi mondiali delle serie tv animate: Harmond e Roiland continuano imperterriti un lavoro fantastico (e fantascientifico) che è destinato a diventare cult.
Tra viaggi spaziali e ultradimensionali, mostri, alieni, pianeti e eroi, la straordinarietà di un nonno in camice bianco – da vero scienziato – e la bontà di un ragazzino sulle soglie dell’adolescenza, racconta la razionale follia di una realtà sempre più incasinata.
This is an image from “Rick e Morty”, streaming on Netflix
Cosa può pensare l’uomo più geniale dell’universo dopo aver visto, studiato e sperimentato tutto quello che c’era da vedere, studiare e sperimentare?
Niente.
Rick è l’immagine luminosa del nichilismo: disilluso, cinico, disprezza chi non è intelligente come lui – quindi tutti – e ama la sua famiglia. Una contraddizione che assorbe tutto: trama, evoluzione dei personaggi (buoni e cattivi), ambientazioni. Così potente da parlare direttamente allo spettatore in così tante meta-battute che a scriverle tutte non basterebbero 50 articoli.
Eppure vulnerabile – come ogni nichilista. Anche perché l’unico vero e grande cambiamento di Rick e Morty, alla fine della quinta stagione, è che le porte sono spalancate verso un proseguo narrativo interessantissimo. Anche se il nonno in camice bianco ci ripete che “Odia gli archi narrativi e predilige gli episodi autoconclusivi”.
Di nuovo, vulnerabile. Di nuovo, con la narrazione che gli sfugge di mano, proprio come gli sfugge di mano la sua famiglia, che si allontana e allo stesso tempo ha bisogno di lui.
La quinta stagione mette a nudo il nostro scienziato, che si scopre umano. Proprio lui, che aveva messo incinta un pianeta (non si capisce bene come, e non siamo sicuri di volerlo scoprire).
Il nichilismo messo alle strette: quanti schiaffi devi prendere prima di sentire che le guance ti fanno male?
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Perché la scrittura di questa serie è una partita a ping pong dove i due avversari sono il particolare e l’universale.
Dalle dinamiche di coppia tra Jerry e Beth, che raccattano i cocci del loro matrimonio e provano a uscirne più forti: “Anche noi guardiamo i porno assieme” affermano candidamente davanti ai figli adolescenti, ai rapporti tra Rick e Morty che si sciolgono e si rinsaldano come le più tormentate storie di OC.
A raccontarcelo sono i dialoghi, certo. Che spesso nascondono tanta forza introspettiva tra le battute demenziali, ma non solo. Ci sono escamotage narrativi che ci permettono di capire quanto sia difficile tenere insieme una famiglia: molto più difficile che salvare un pianeta.
Perché alla fine alla famiglia Sanchez non rimane altro che se stessa, nello sconfinato, freddo – ma neanche troppo – universo.
Di nuovo, dal piccolo al grande. Una dinamica che Rick e Morty conoscono fin troppo bene.
Una dinamica che viene ripresa in tante serie diverse, come vi abbiamo già raccontato qui.
E in poche serie sono riusciti a controllarla bene come hanno fatto Harmond e Roiland.
Basti pensare alla 5×07 “Il più grande Megazord della storia“: una parodia fantastica dei Power Rangers certo. Ma anche un simbolo che ci racconta del legame dei Sanchez.
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Un continuo, totale ammiccamento allo spettatore. Ma non con l’ironia evidente di Deadpool, che con i suoi occhioni bianchi guarda in camera e recita le sue battute. ‘Rick e Morty’ lo fa con stile.
Con una delicatezza che non disturba i più piccoli, e con un’intelligenza che fa andare in brodo di giuggiole i più attenti.
Partendo da un’accozzaglia di no-sense, da mostri a 3 teste, spermatozoi giganti, rutti e sangue, il nonno e il nipote più strambi dell’universo – o forse no, visto che quell’universo è pieno di loro cloni – si districano tra lezioni di vita che piovono dal cielo imparate a suon di sofferenza e risate.
Meta-narrazione perché la sensazione che si prova guardando Rick e Morty è che il numero di storie cui Harmond e Roiland possono rifarsi è infinito. Infinito perché l’acquasantiera da cui attingere è virtualmente illimitata: la cultura americana, passata e presente.
L’immaginario della famiglia, come abbiamo detto sopra. Ma non solo.
Il Ringraziamento e l’incubo dei tacchini.
La puntata omaggio a Breaking Bad “La mosca”, dove Rick diventa un cetriolo.
Il Presidente degli USA – rigorosamente di colore – vera nemesi del nostro scienziato.
E poi Power Rangers, citazioni a Kubrick, Indipendence Day.
Una vera e propria operazione di dissacramento di tutta quell’industria – perché di industria si tratta – culturale americana che negli anni è diventata così esasperata. (Ricordate uno, anche solo uno, tra i supereroi Marvel che sullo sfondo non ha una bandiera americana durante qualche inquadratura?)
Rimane poco da dire, se non: la quinta stagione è arrivata. E siamo ben lontani dal dire che il livello di ‘Rick e Morty’ sta calando. Anzi. Harmond e Roiland stanno continuando a spingere sull’acceleratore, incuranti di tutto e di tutti.
E chi siamo noi per dirgli di rallentare?
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