Davide Pannozzo

Davide Pannozzo: “Il blues non dà nulla per scontato” | Intervista

Davide Pannozzo è un cantautore e chitarrista blues di origine Italiane, che attualmente vive a New York. Attivo nella scena blues/rock internazionale da moltissimi anni, Davide è stato descritto dalla critica come uno degli artisti più interessanti del blues contemporaneo.

Il suo album tributo “A portrait of Jimi Hendrix” ha ottenuto il primo posto nella top100 Blues Album di iTunes in Italia e nella top100 New Blues Release di iTunes negli Stati Uniti.

Il suo ultimo LP “Unconditional Love” è stato prodotto dal leggendario batterista Steve Jordan (John Mayer, Rolling Stones, Eric Clapton, Blues Brothers) e Will Lee, bassista di Ringo Starr e James Brown, solo per citarne alcuni.

L’ultima release di Davide Pannozzo è il brano “Leroy’s Blues”, in cui le radici hendrixiane si mischiano con un sound più moderno con richiami a Bonamassa. Abbiamo intervistato Davide Pannozzo per entrare al meglio nel suo mondo…

Intervistando Davide Pannozzo

Come nasce il tuo amore per il blues?

Sono nato in una famiglia in cui la musica ha sempre fatto parte della nostra quotidianità. Mio padre è un grande appassionato di questo genere e del rock in generale, nonché collezionista di vinili. Per darvi un’idea dell’importanza della musica nella nostra famiglia e dell’influenza nella nostra vita: nel momento in cui i miei genitori dovettero scegliere il mio nome i due candidati furono Davide (da Gilmour) o Eric (da Clapton).

Il tuo disco è stato prodotto da Steve Jordan e Will Lee: Raccontaci questa esperienza. Cosa si prova a vedere Jordan suonare sul palco con gli Stones, sapendo che i tuoi brani sono passati per le sue mani?

Aver incontrato Steve Jordan e Will Lee sulla mia strada artistica è stata una vera benedizione. Oltre ad essere diventati due carissimi amici sono ormai per me due mentori per tutto quello che riguarda la mia carriera e le mie scelte artistiche. Il più grande insegnamento che mi porto dentro da Steve e Will è di ricercare l’autenticità sempre e comunque. Vedere Steve con gli Stones è
stata una grande emozione ma non è stata una sorpresa conoscendo la sua meravigliosa carriera come produttore e batterista e il suo “golden touch” su ogni cosa che tocca! Chi altro se non lui a sostituire il grande Watts?

Cosa possiamo ancora imparare dal blues nel 2022?

Che ogni vita porta con se una storia, delle gioie, dei dolori, della sofferenza. Il Blues ci insegna la compassione, la capacità di mettersi nei panni dell’altro e vedere le cose da prospettive sempre nuove, senza dare nulla per scontato.

Com’è fare blues in Italia? Pensi che nel mercato nazionale ci sarà mai un posto di rilievo per queste sonorità?

Vivo a New York da circa 6 anni però penso che se si intende il Blues non solo come un genere ma come “mood” questo può avere (e lo ha nelle classifiche in USA) un posto di sicuro rilievo. Basti pensare ai Black Keys o ai White Stripes.

Se dovessi scegliere due artisti italiani e due internazionali per la line-up di un festival, con cui condividere il palco, chi sarebbero e perché?

Direi Eros Ramazzotti e Brunori Sas per gli italiani e Jeff Beck e Eric Clapton per gli internazionali. Eros per la sua sensibilità nei confronti della musica Blues e della chitarra (ha sempre avuto grandissimi musicisti, uno su tutti Mike Landau) e Brunori per la sua grandissima capacità di scrittura. Jeff Beck e Eric Clapton sono i miei eroi dall’infanzia, quindi se dobbiamo sognare meglio farlo in grande. 🙂

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