“Top Gun Maverick”: la recensione intimista di un fan devoto e appassionato
Di Giuseppe Madronte
Quando nel palinsesto tv (al di là della perpetua disponibilità del film in streaming) senti che trasmetteranno (ancora, di nuovo) Top Gun, cancelli appuntamenti e impegni presi tempo prima per vedere, rivedere, recitare in lip-sync il film che ha segnato non solo la tua cultura cinematografica ma anche il tuo carattere, il tuo gusto personale, l’archetipo al quale il ragazzo adolescente mira, la storia d’amore che fa battere il cuore della ragazza, che scopre se stessa e si apre a un nuovo universo pieno di desiderio, vitalità, inquietudine. Emozioni forti, così semplici, così potenti. Il fan di Top Gun arriva al cinema, compra i biglietti e intensifica il mantra che lo ha accompagnato fin dal primo leak di un possibile sequel :”Non deludermi Mav!”.
“Runnin’ up the engine listen to her howlin’ Roar metal under tension beggin you to touch and go” e ti senti subito meglio; il sorriso si spalanca, il cuore batte più forte e veloce, ritorni lì, a quella prima volta che hai assaggiato the Highway to the danger zone. Euforia. La prima parte del film è talmente magistrale e adrenalinica da schiacciarti contro la poltrona, con una forza g negativa emozionale, da far quasi male:” Quanto tempo è passato! Quanto sono cresciuto! Eppure sembra ieri…con un po’ di amarezza. Qui arriva la vera sorpresa. Il ritmo del film si assesta alla velocità del jet supersonico Mac 10 e non accenna a diminuire. Picchiate, virate, boom sonici, decelerazioni violente, flare, missili, esplosioni, rendono questo sequel veloce, preciso, affilato, mozzafiato, più spettacolare di come ce lo ricordavamo.
La relazione amorosa, non ci dà quel batticuore; non più il corteggiamento spavaldo e sfrontato dell’irruento tenente ma una maturità di sentimenti e comportamenti, che riusciamo a comprendere e apprezzare adesso che siamo tutti più grandi e la rende più credibile e in linea con l’età del capitano Maverick e la nostra crescita. I richiami al passato, dalle lezioni di volo, alla partita in spiaggia, alle corse in moto, al look iconico Ray-Ban aviator e giubbotto di pelle non sono solo un’autocitazione del film dell’ottantasei, ma parti integranti di un concetto: anche noi vorremmo infrangere la barriera del suono, vorremmo sentirci eroi e vestirci come loro per assomigliare anche esteticamente a quel semi-dio capace di tutto.
Notevole la freschezza e bravura dei giovani attori, nuovi eccellenti aviatori, già insigniti del tanto agognato brevetto Top Gun, fortunati eredi di un cult generazionale tutti all’altezza del compito. Menzione speciale per Monica Barbero tag Phoenix, che è riuscita a non rendere stucchevole, la presenza di una donna pilota Top Gun notoriamente a basse quote rosa. Degno co-protagonista con una azzeccatissima prestazione, l’attore Miles Telles nome di battaglia “Rooster” figlio del tutt’ora compianto Goose e per il cazzuto “Hangman” (Glen Powell) che mette un po’ di pepe e competitività, nel pieno stile del giovane tenente Mitchell degli esordi, in un gruppo altrimenti troppo corretto e coeso.
Arriviamo alla star indiscussa, indiscutibile, modello, idolo, leggenda il Capitano di vascello Pete “Maverick” Mitchell Tom Cruise, invitato dalla Marina ad eseguire degli ordini ai quali ha sempre risposto a modo suo, ribelle e insubordinato come in gioventù. Più simile a un dio che a un comune mortale, più spirito ardente e competitivo che docile pensionato. Pragmatico e diretto oggi come all’ora, determinato nell’obiettivo di non perdere un altro compagno durante una missione aldilà dei limiti di aerei e piloti. Tom Cruise è così straordinariamente energico e coinvolto, da riuscire a superare in eroismo e abilità la forza e l’incoscienza di un giovanissimo Maverick nel pieno dello splendore degli anni ruggenti. Grandissimo impatto simbolico in ed extra film ha la presenza di Val “Iceman” Kilmer, che ha arricchito di un fondamentale senso emotivo nostalgico la pellicola odierna.
I due giovani piloti rivali/amici, adesso sono uomini con motivazioni, desideri, ricordi, rimpianti e destini diversi. Dal punto di vista visivo, il film supera grandiosamente le aspettative e appaga lo spettatore, con riprese tanto realistiche e convincenti dentro i cockpit quanto mozzafiato sono le acrobazie aeree, eseguite dai piloti della Marina statunitense ai quali dobbiamo questo spettacolo fatto di passaggi radenti il suolo e le pareti delle montagne, voli in formazione, decolli e atterraggi perfetti. Per quanto riguarda il comparto sonoro, il rombo dei motori degli F 18 super Hornet, che fanno vibrare tutto il cinema, la fa da padrone; perché e sì una goduria il Top Gun theme, è essenziale la mitica Dangerzone di Kenny Loggins ma la bella canzone di Lady Gaga (oltre che trovare spazio solo nei titoli di coda) non riesce a ripetere il miracolo/ capolavoro di Berlin Take my breath away.
Piccola critica onesta e del tutto personale: alcune azioni nella parte finale del film, per quanto altamente spettacolari, sono state a mio parere decisamente poco credibili, sarebbe bastato poco per rendere alcune scelte meno inverosimili. Se la domanda è: “È il miglior sequel possibile? Probabilmente sì. Tutto è migliorabile e ognuno ha i propri gusti, ma riuscire nell’impresa di non far rimpiangere il primo Top Gun era titanica ed è stata superata, grazie soprattutto alla grandezza attoriale, all’esperienza e all’affetto per il ruolo di Maverick che Tom Cruise è riuscito a veicolare e infondere, a tutta la produzione, attori, registi e pubblico, dimostrando grande rispetto e riconoscenza per il ruolo che lo ha consacrato allo status più che meritato, di superstar del cinema moderno.
“Io faccio film e impazzisco per te se tu mi guardi mi sento un re mi strappi il cuor tu sei l’amor fiamme in cielo lampi di fuoco!
Top Gun Maverick l’emozione del passato torna a Mac 10 nel presente.
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