New Music Friday

New Indie Italia Music Week #137

“I can buy myself flowers
Write my name in the sand
Talk to myself for hours
Say things you don’t understand
I can take myself dancing
And I can hold my own hand
Yeah, I can love me better than you can“ (Flowers – Miley Cyrus)

Eravamo l’oro. Eravamo un sogno che non ha prezzo. Abbiamo costruito un castello ma adesso lo guardiamo sgretolarsi in fiamme. Non ci guardiamo neanche più negli occhi.
Scappo verso una nuova vita. Mi perdo nel mondo gridando il mio nome. Sono qui. Io, il mio miglior regalo.

Spicca il volo. Non piangere sul latte versato. Disegna un nuovo arcobaleno con i tuoi colori. Circondati di suoni che ti fanno stare bene… ma solo dopo averli ascoltati tutti.

Scopri i migliori nuovi brani della settimana scelti e recensiti dalla redazione.

La vita fino a qui

“Sono uscito dalla nebbia, dalla galera, dal ventre della balena in abito da sera. Sono finito ad una festa un lungo sabato sera in una vita vera con la luna sempre piena”. Potrebbe essere la confessione di un moderno Pinocchio, invece sono gli ultimi vent’anni della vita di Dente, racchiusi nel suo nuovo singolo. Dopo tante avventure Dente-Pinocchio si è reso conto che la vita vera non è così semplice… la solitudine è la stessa per tutti noi. Così ha preso il violino e ha iniziato a suonare una musica malinconica, ma romantica, come l’esistenza stessa.

Premere play per finire in un film dolceamaro, in cui recita anche Carlo Corbellini dei Post Nebbia. Un feat. che traccia un passaggio di testimone tra artisti accomunati da un’elegante poesia.

(Vernante Pallotti)

Dente ft. Post Nebbia: 8

 

Domani che dici

Ehi tu. Sì, tu che non sai cosa fare perché l’amore della tua vita è in erasmus. O tu, che lavori lontano da casa e hai promesso di chiamare ogni giorno, ma fingi di dimenticarti. E tu, che aspetti il weekend per rivedere quella persona, ma quando torni ti senti distante. Il nuovo singolo di Maëlys è il pezzo per voi.

Un brano delicato con riverberi elettronici che racconta un grande ostacolo delle relazioni: la distanza. “Domani che dici? Che hai fatto oggi non me lo chiedi mai. Stare lontano è sempre meglio, ma non è lo stesso”. La voce dolce di Maëlys rende l’atmosfera quasi disneyana, anche se il lieto fine in questa storia non sarà per nulla scontato.

(Vernante Pallotti)

Maëlys: 7

 

Sindrome di Peter Pan

Dal suono indie pop e dai tratti urban ecco che ZEEP ci fa ascoltare il suo nuovo singolo “Sindrome di Peter Pan”. Tutti sappiamo cosa vuol dire, no?

E sicuramente ZEEP non ha paura a farlo sapere al mondo, che sia un mea culpa o una semplice presa di coscienza, l’artista canta la (comoda) bellezza di poter posticipare le sveglie o di non dover pensare al mutuo o ancora ad un possibile matrimonio. Sarà la nuova consapevolezza di noi trentenni ma eterni bimbi degli anni Novanta.

(Ilaria Rapa)

ZEEP: 7,5

 

ACME/ACIDA

Contro il grigiore della vita quotidiana e le incombenti sfighe che siamo costretti a fronteggiare ogni giorno, LE CANZONI GIUSTE hanno trovato la soluzione: scrivere una canzone…anzi due! “ACME” è il punto più alto, o più basso, della vita di ognuno, piena di insidie e momenti di ipernegatività. “ACIDA” invece, b-side della prima, è il remake dell’omonimo singolo dei Prozac +, un classico pop punk emblema della generazione degli anni Novanta: molto spesso rabbiosa, nervosa ed incline acidità di stomaco.

(Ilaria Rapa)

Le Canzoni Giuste: 8

 

Anche solo per un saluto (Album)

Checco Curci, professore universitario e cantautore introspettivo, ci presenta il suo album d’esordio “Anche solo per un saluto”, progetto che ci apre una strada sull’anima e la mente poliedrica di Checco, attraverso la sua poetica ed un mosaico di sound che riesce a coinvolgerci. La fragilità e la potenza del timbro vocale dell’artista ci conducono verso quello che sembra un viaggio intrapreso da Checco stesso e ritroviamo, soprattutto in “Wind day”, similitudini con Battiato sia nel testo che nella musicalità. “Non credo che sia andato tutto perso, né credo che stavamo tanto meglio, ma non riesco a non pensare al peggio” (“Prima”) tanti sono i temi toccati all’interno del disco e quello dell’identità è molto presente, insieme ad una visione a tratti quasi cinica della realtà in cui viviamo. Ma anche per Checco, dopo un disco prevalentemente cupo, ritorna la luce e con “È tutto vero” ci torna la speranza: siamo tutti all’altezza dei nostri sogni, non resta che continuare a crederci per realizzarli.

(Margherita Ciandrini)

Checco Curci: 8

 

Mille litigi


“Mi sono rotto il cazzo”, così inizia “Mille litigi” il nuovo brano del cantautore casertano Eliseo. Musicalità eteree su un beat costante, lo sfogo dell’artista ci colpisce in pieno volto: quante volte abbiamo cercato di spiegare come ci sentiamo ad qualcuno che proprio non vuole ascoltare, e arriviamo ad un punto di rottura dal quale non si può tornare indietro, stanchi di non essere mai presi sul serio.

Dopo un litigio dietro l’altro rimaniamo svuotati di tutti i sentimenti che provavamo prima per quella persona che adesso ci conosce ma non ci comprende, quindi non possiamo fare altro che allinearci ad Eliseo: ci siamo rotti il cazzo, non vale più la pena insistere e non ci resta che prendere il nostro bagaglio di emozioni ed andarcene.

(Margherita Ciandrini)

Eliseo: 8

 

Non smetti di bruciare


Chiara Turco nel suo nuovo singolo tratta un tema delicato, quello della depressione. Inizialmente, viene rappresentata come un fuoco che brucia e distrugge ogni cosa, a cui la cantautrice parla e dice: “Non smetti di bruciare fino a consumarmi”. Ma ecco improvvisamente un momento di apertura, una speranza che ci ritroviamo tra le mani come carte da gioco. È uno snodo in cui la partita cambia ed è il fuoco stesso ad essere bruciato. La situazione si ribalta perché dalla passiva accettazione della malattia la cantautrice – e, quindi, metaforicamente chiunque si sia trovato/a o si stia trovando al suo posto – prende le redini e diventa consapevole. Su una musica pop ed elettronica, Chiara Turco ha capito come “incendiarle la festa”, ha capito che non è più lei “la più forte tra le sue debolezze”.

(Benedetta Fedel)

Chiara Turco: 8

 

Dovrei dire la mia

“Dovrei dire la mia” è una canzone che dice tutto e che non dice niente. È un brano autoreferenziale in cui si afferma di dover dichiarare qualcosa che alla fine però non viene mai detto, sebbene sia ugualmente giusto che si dica. Una critica fatta con un ghigno all’era in cui tutti sono i giudici di tutto, in cui è obbligatorio commentare, dire quello che pensiamo sempre su ogni cosa. Non importa quanto poco informati o interessati siamo, è sempre giusto che ognuno dica la sua. L’ironia è tagliente e crea un vorticoso insieme di parole che ricorda le scale di Escher. Ma quello che ci mostra l’artista non è un “niente” vuoto, è un niente che pesa. Sarà la musica elettronica, che mima il loop della retorica, sarà l’instancabile arguzia di N.A.I.P., sarà la splendida voce di Galea, che arriva quasi fuoricampo, da lontano, come fosse quella della coscienza, ma questo pezzo, solo apparentemente privo di contenuto, sa dire tutto quello che deve senza mai dirlo davvero.
(Benedetta Fedel)

N.A.I.P., Galea: 9

 

Cara vita


“Dormo poco, penso troppo e spesso mi deludo, ti prometto tante cose e spesso ti deludo”
Non c’è futuro perché tra mancanza di fiducia e di ego, questa generazione, che è la generazione Z, non trova l’equilibrio. Siamo invischiati in un gioco fluido di incertezze e di delusioni, ogni cosa in cui non riusciamo sembra un fallimento e ci troviamo con la stessa faccia di quando siamo nati. A fingere, in un mondo di plastica in cui ridiamo per finta, come nelle sitcom anni ’90. È un mondo che limita l’arte, in cui le logiche di mercato sono più importanti della creatività. E allora affondiamo e cerchiamo rimedi altrove, solo per riportare “un po’ di sole in questa stanza e adesso sembra la Finlandia”.
Giuse The Lizia è un fuoco in un singolo che ha tutto: un beat ritmato che non è abusato, un testo che si fa portavoce del disagio di un’intera generazione, in un change di ritmica che mostra l’ecletticità di un artista vero che avremmo voluto risentire anche a Sanremo.

(Lorenzo Ottanelli)

Giuse The Lizia: 9,5

 

Afterparty

Sballarsi per lasciare andare i problemi. Svegliarsi la mattina successiva, in afterparty, e ritrovare quelle difficoltà. E anche se quel party non è servito a niente, sappiamo che continueremo a farlo, per cercare una feritoia, un modo di fuggire dalla “nebbia più totale” in cui camminiamo. Tutta colpa di quegli alti e bassi “che sembrano giganti” e “nessuno sembra capirmi” perché “da fuori non sembri così”, ma tu sai come nasconderti. E allora ci si chiede se tutto non sia nella propria testa: “la tequila e l’apatia” e tutta la colpa sembra ricadere su sé stessi.
Asteria non lascia niente al caso. Il beat distorto del brano echeggia come lo stordimento da un continuo afterparty, è quella tempia che pulsa, quella testa che fischia, da cui non è possibile uscire. È la narrazione di un disagio, che si fa pressante grazie al ritmo incalzante della musica che è un continuo vortice, da cui non puoi fuggire, nemmeno nell’ascolto.

(Lorenzo Ottanelli)

Asteria: 8,5

 

Piccola

È una canzone autentica, senza fronzoli, in cui il sentimento prende il sopravvento, ma solo dopo essere stato ben compreso dalla ragione. Un modo per fare i conti con il passato e liberare il futuro, per vivere felicemente il presente. È la certezza che le difficoltà d’amore non passano con l’adolescenza, che l’innamoramento è bello sempre, oltre i venti anni, anche se lei non sa ancora cosa sia, l’amore, perché ai suoi occhi è piccola. E allora, anche se non corrisposto, questo sentimento rimane e allora vuoi solo il bene dell’altro, perché il bene oltrepassa la relazione tra voi.
È una canzone che possiamo ascoltare e riascoltare, vivere e sognare, quella di Mobrici, che ci trascina come sempre nella sua realtà, che sa far diventare ogni volta universale, oltre il banale.

(Lorenzo Ottanelli)

Mobrici: 8

 

Grimoire

Abbiamo la tendenza di ragionare dando un senso fisico alla realtà che ci circonda tendendo a ragionare secondo schemi prestabiliti, sentiamo il bisogno di usare etichette e categorizzare tutto, dimenticandoci che il mondo è molto più complesso di quanto riusciamo a comprendere. Le relazioni non sempre vanno come vorremmo,  le persone possono comportarsi non reagendo secondo le nostre aspettative e questa illusione ci provoca rabbia e distacco.

Leon Seti cerca di andare oltre questa dimensione umana, lasciandosi trasportare dalla magia e dalla bellezza della natura, iniziando un viaggio introspettivo che lo porta al di là, in una nuova direzione, totalmente astratta e ultraterrena.

“Grimoire” è l’inaspettato, il sogno e la follia, un percorso mistico da intraprendere senza programmare nessuna tappa.

(Nicolò Granone)

Leon Seti: 7,5

 

Fuoristagione

 

La sfida di Federico Fiamma è quella di far scoprire il proprio io in una maniera intima e dolce, senza sbandierare ai quattro venti la sua essenza, scegliendo  sì di esporsi musicalmente, rimanendo sempre attaccato ad un senso di protezione.

L’intero album, “Fuori stagione” composto, arrangiato e lavorato in tre anni, è figlio di una ricerca di stile ed estetica e della volontà di comunicazione. L’intento è quello di riportare la sperimentazione e lo sviluppo delle armonie e dei suoni nel processo compositivo della forma canzone, mantenendo la verità come linea guida portante, un concept che difende  a scoperta di sè stessi nonostante viviamo in una società che non mira alla libera espressione dell’individuo.

Esprimersi è un atto di coraggio che può portare a fare parte di un cambiamento, è inutile lamentarsi anche di noi stessi se continuiamo a commettere sempre gli stessi errori, evitando, per paura del giudizio, di dire il nostro pensiero.

Federico Fiamma: 7

 

TRAGEDIA MODERNA

Benvenuti nella tragedia moderna dove la felicità è decisa dagli altri, essere giovani è uno dei problemi programmi e i sentimenti sono fottutamente complicate. Adesso in questo mondo sommerso, che sembra essere quello di Alice nel paese delle meraviglie, è sempre più difficile riuscire a comprendere la realtà. Tutto sembra darci contro, voi siete innamorati noi siamo incazzati con i nostri cuori disordinati e allora ridere è la nostra arma migliore.

Prendiamo il telefono e inviamo note vocali sui nostri melodrammi agli amici più stretti e smettiamo di aspettare un messaggino che probabilmente non arriverà mai. Il dolore ci può aiutare a superare alcuni momenti, ma bisogna avere il coraggio di andare oltre certe situazioni utilizzando il sorriso come manifesto.

Questo è un brano da pogare forte nella quale anche chi si fa male prendendo certi colpi bassi riemerge dalla folla soddisfatto.

(Nicolò Granone)

ROS: 8

 

Sexy solitudini

Se l’amore è troppo complicato il sesso è il giusto palliativo? Quanto può servire un po’ di dolore, serve guarire si chiede Miglio, immergendosi in un rapporto fatto di sudore e fluidi corporei, che esaltano tutto il nostro essere animali liberi da ogni sentimento, spinto soltanto dalla voglia più profonda.

Ci rivediamo tra qualche ora, se non sappiamo vivere proviamo a fare la guerra sotto le coperte, spegnendo totalmente il cervello senza focalizzarsi sul dopo, facendosi in realtà male a vicenda. Nella società di oggi le sexy solitudini stanno diventando una consuetudine che di certo non faranno felici gli ultimi romantici.

(Nicolò Granone)

Miglio: 7,5

 

Souvenir Altrove

Quando si va in viaggio si ha la tentazione di comprare oggetti inutili da regalare, Leo Lennox nel suo disco esplora se stesso tirando fuori le sue conclusioni che rappresentano alcuni momenti nella sua vita, da conservare per se stesso in modo da capire qual è la nostra storia e che rapporto abbiamo con il nostro io più profondo.

L’artista si lascia andare a cuore aperto, senza paura di mostrare difficoltà, delusioni e rabbia per tutto quello che non ha funzionato, ma dagli errori si può imparare la lezione se si riesce a coglierne una chiave di volta.

Dal punto di vista musicale è difficile etichettare lo stile con una definizione senza mezzi termini, rap e indie si fondono diventando la colonna sonora della trama, ogni scena ha bisogno delle giuste vibes un po’ come in uno di quei film in cui ogni tanto si balla, ma spesso, soprattutto alla fine (Mozziconi ne è l’esempio) si piange.

(Nicolò Granone)

Leo Lennox: 8,5

 

Il Concerto delle Ex

“Ti piace la mia musica ma io non ti piaccio, mentre canto penso a un tuo bacio sull’impianto”

L’amore non è bello se non è litigarello, ma quando inizi a cantare e vedi la tua ex “sotto il palco” la situazione può farsi… da grill. O meglio, da Grill Boys, che insieme a CARO WOW e See Maw confezionano un vero e proprio gioiellino trap-dance: Il Concerto delle Ex. Partiamo dal beat. Una base lineare, con cassa e synth, recupera un po’ della Billie Eilish di “When we all fall asleep, where do we go?” e regala un mood canticchiabile, che ti si fissa in testa come il sorriso della tipa sotto il palco. E poi il duetto di voci, o meglio il litigio cantato: prima lui, con un flow che ricorda Rkomi, e poi lei, che prende la parola e inverte i ruoli, trasformando una fan nella perfetta frontwoman.

Poco più di due minuti per dirsi quelle cose che non si sanno (o non si vogliono ammettere) l’uno dell’altra, per dirla al modo dei Negramaro: tutto è lecito in guerra e in amore, ma in musica è addirittura divertente.
(Alessandro Ghidini)

Grill Boys (ft. CARO WOW e See Maw): 8,5

 

B&B (Album)

“La paura di essere solo un vetro è seccante”

Cosa si ottiene se si mischiano pop e indie, magari aggiungendo una spruzzata di lo-fi? Semplice: Sonogiove. Si intitola B&B l’album d’esordio del cantautore riminese classe 1995, che in sette brani stila la cronistoria della propria atmosfera interiore.

Luci soffuse, accordi di settima maggiore e quella sensazione che i sentimenti possano parlare: basta un’acustica per confezionare una serenata lo-fi in stile Generic Animal. Ma c’è ben di più, come dimostra il pezzo d’apertura, “Sequoia”. Oltre agli armonici e alle diminuite, oltre anche alle verità sussurrate, c’è la voglia di sperimentare, di osare; c’è una pausa, una cassa regolare e poi un beat vintage che fa cambiare pelle alla canzone, per poi riallacciare sul finale tutti i fili rimasti orfani.

Il resto dell’album è invece più intimo: “B&B” e “Vetro”, tanto quanto “Proemio” e “Aracnide”, dilatano i tempi e prediligono arpeggi a tinte nostalgiche, mentre a rompere le righe ci pensano “Elettromagnetica” e “Ciò Che (h)odi Te”, in cui è la batteria a regalare inaspettati siparietti dinamici.
Senza esagerare, però: sotto il cielo di Sonogiove, la pioggia non cede mai al temporale.

(Alessandro Ghidini)

Sonogiove: 8

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