PH. Claudia Campoli
Sethu, all’anagrafe Marco De Lauri, è un artista savonese classe ’97, nonché uno dei vincitori di Sanremo giovani che accederà tra i Big di questa attesissima edizione del Festival di Sanremo 2023.
Sempre in coppia col fratello gemello, Jiz, iniziano a fare musica nella provincia di Savona, che diventa mezzo di espressione, ma anche di evasione da una realtà fatta di “odi et amo“.
Partito “Metal Trap” e arrivato ad un mix di rap, trap e pop, Sethu dimostra di avere dentro di sé tante anime e di saper sfruttare tante vocalità diverse. Il progetto, nella sua originalità, viene apprezzato dal pubblico.
Nel 2022 infatti il giovane artista firma con Carosello Records, pubblicando il singolo “Giro di notte” e venendo selezionato da MTV Italia come “Artista del mese” a settembre. Questo è un anno particolarmente importante per Sethu, che a dicembre partecipa a Sanremo Giovani con l’apprezzatissimo brano “Sottoterra“. Rientra tra i finalisti assicurandosi in questo modo il suo posto al Festival di Sanremo 2023 tra i big di questa edizione.
Il pezzo che sentiremo è “Cause Perse“, ispirata e scritta insieme all’inseparabile fratello di Sethu.
Nella sua provocatoria campagna il cantante chiede: “Chi è Sethu?”, la domanda che verosimilmente tutti si faranno una volta apparso sul palco dell’Ariston.
Ci siamo fatti rispondere da lui.
Mi ricordo che Amadeus ha detto il mio nome; io esco dal palco, vado nel backstage e, come prima cosa, piango.
Ho pianto perché venivo da un periodo bello intenso e per me è stato liberatorio. Tendo ad essere molto critico con me stesso di norma e in quella occasione mi sono guardato e mi sono detto: “Sei qua. Sei riuscito a fare questo”.
Per quanto riguarda il mio viaggio “sanremese”, sicuramente mi sono già un po’ rodato a Sanremo Giovani. C’è indubbiamente dell’emozione, ma sono pronto. La cosa che mi fa stare un po’ più tranquillo, paradossalmente, è che lì andavo con la pressione di voler passare a febbraio, mentre in questo caso ci tengo solo portare la mia musica sul palco.
Recentemente Sanremo è diventato sempre più aperto, basta vedere solo la varietà del cast che c’è quest’anno: c’è il rapper, c’è il cantante contemporaneo, quello crossover.
Io non mi incasello in qualcosa, nella mia vita ho fatto tanti generi e cerco di portarli tutti nel mio presente musicale. Sono contento però di come è diventato il Festival, perché è ad oggi, grazie a tutti coloro che lo organizzano e ci lavorano, qualcosa che rispecchia passato, presente e futuro della musica italiana.
Almeno, per me quest’anno è così, e sono contento di poter portare qualcosa di così personale, di così mio.
“Cause perse” parla di me e mio fratello, con cui collaboro dal giorno uno. Jiz è una parte fondamentale di me, penso che non riuscirei mai a stare senza di lui, sentirei di non essere me stesso se mancasse.
“Cause perse” siamo noi e c’è molto di noi dentro, proprio perché abbiamo iniziato insieme. Parlando del nostro rapporto, io e lui siamo molto diversi come persone, abbiamo caratteri diversi, ma andiamo tutti e due verso gli stessi obiettivi, abbiamo una visione comune e lo stesso passo quando si parla di musica.
Poi, si sa, tra fratelli si litiga sempre per i piatti da lavare.
Per quanto riguarda la cover, volevo un pezzo che fosse di impatto, abbastanza movimentato. “Charlie fa surf” è un pezzone bello carico musicalmente e mi piace molto anche a livello di testo. Inizia con una frase forte: “Vorrei morire a questa età“. Portare sul palco di Sanremo una canzone così dirompente mi piaceva come idea.
Vuole poi essere un po’ un “tributo” a una canzone che mi ricorda la mia infanzia e che ha appena fatto 15 anni, oltre ad essere coerente con le tematiche portate nel mio ep.
Perché i Bnkr44?
Perché volevo portare la nuova generazione pop – questo pop libero, fuori dagli schemi, contaminato – sul palco di Sanremo, omaggiando la vecchia generazione, con un pezzo sempre attuale, forte sia a livello musicale che a livello di parole.
Questa è stata una scelta più artistica che strategica, i Bnkr44, con cui ho inoltre un rapporto personale e di reciproco rispetto musicale, sono per ascoltatori più giovani, sono una realtà forte e nuova. Ho scelto di portare una scelta incline al mio percorso artistico.
Essendo passato io per primo per certe problematiche, ho a cuore la tematica della salute mentale.
Penso che la musica sia fondamentale da questo punto di vista. Tu interiorizzi il problema quando ne parli o percepisci che ci sono tanti altri che si sono sentiti come te. La musica semplicemente amplifica questo messaggio, che non sei da solo.
Mi è capitato, nel mio piccolo, che qualcuno mi scrivesse che si è ritrovato nella mia musica. Sarà banale, ma da artista è la cosa che ti fa sentire meglio.
Io vengo da Savona, che è una città piccola. Rispetto a Milano, città in cui vivo da poco, che è piena di opportunità ed artisti, persone che si occupano di creatività a 360°, non offre troppe possibilità o stimoli a livello artistico. Savona mi ha insegnato (e ne sono contento) che, se non ti dai fare tu, è difficile che le cose vadano. Però in questo contesto mi sono spesso sentito l’eccezione, confinato ad essere parte di una “bolla”. Qui a Milano ho capito il valore di lavorare con tante persone, di avere un team, connessioni, un network.
Savona certo è comunque qualcosa che rimane molto dentro di me. Ho mantenuto l’umiltà, la realness, la crudezza del posto piccolo in cui sono nato ed ho imparato ad essere di impatto e pronto a tutto trasferendomi qui. Spero di riuscire a trovare un balance tra le due anime.
Io mi ritengo infatti un ragazzo molto semplice. Ci tengo che la mia musica arrivi in modo spontaneo. So che è difficile, perché nella musica conta tanto anche il primo impatto, ma quello che vedete non è nient’altro che io e mio fratello gemello che facciamo musica. Siamo spontanei e parliamo di noi.
Vorrei che a chi non mi conosce passassero due cose: la semplicità con cui faccio musica e la voglia che qualcuno ci si ritrovi dentro.
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