PH: Jacqueline Lentini
Abbiamo parlato con Bartowski, Marco all’anagrafe, cantautore classe ’01, di qualcosa che potremmo definire “impulsività emotiva”, dato che ci è sembrato andasse a braccetto con l’uscita del suo ultimo singolo “Stronza“.
La passione per la musica parte a 14 anni, quando suo fratello gli regala la prima chitarra. Da qui si innamora di John Mayer, Mac Miller, Tyler The Creator, ma anche di cantautori italiani come Alex Britti e Fulminacci. Tutte influenze che Bartowski riesce a mescolare sapientemente, nonostante la giovane età, creando una musicalità particolare, tra pop, soul e rap, ormai diventata la sua firma.
In vista dell’uscita dell’ultimo, impulsivo, singolo, “Stronza”, abbiamo parlato con Bartowski di fare la musica da giovani, di istintività, di sentimenti.
Credo che un pizzico di impulsività serva sempre e sia sempre naturale in quello che faccio io o nell’arte in generale, diciamo che ci sono dei momenti in cui devi lasciarti andare e l’impulsività è proprio colei che ti guida.
Cerco però di aggiustare il tiro nella vita di tutti i giorni.
Sicuramente c’è una grande differenza tra il me artista e il me persona: diciamo che quando scrivo canzoni è come se uscisse sempre quello che ho dentro, senza pensarci troppo e senza filtri.
Nel mio caso credo che ci voglia un po’ di coraggio e di incoscienza anche perché se cominci a pensare a tutto quello che potrebbe non andare fai prima a rimanere immobile.
Devo dirti però che è l’unica cosa che sento di voler fare davvero davvero nella mia vita quindi mi faccio un grande in bocca al lupo.
Stronza è un pezzo che mi piace molto.
Mi piace il contrasto tra il testo e il bel mood della strumentale e ci sono dei passaggi nel testo che mi sono divertito molto a scrivere.
Di solito le emozioni positive non riesco mai a nascondere, quelle negative cerco sempre di farlo.
Per la STRONZA che ci legge spero solo che non capisca che questa canzone è per lei!
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