PH: Riccardo Michelazzo
Crescere è un percorso di scoperta, passaggio tra la giovinezza e il mondo degli adulti. Molto spesso però in questo scontro generazionale si innesca un processo di lotta, anche silenziosa e inconsapevole, nel quale i genitori possono caricare i figli di pressioni e aspettative.
Giovanni Ti Amo con “Falene” ci porta nel suo mondo, raccontando lo spaccato di una società dove si cerca di nascondere delusioni e speranze, anche se forse, prima o poi, i protagonisti di queste storie avranno la possibilità di splendere come il sole a Caserta.
Voglio trovare la via, per questo scappo veloce in terza corsia. Siamo falene ma senza la luce, figli dei fiori senza la pace.
Il più delle volte. E il conflitto generazionale non è l’unica conseguenza di questo fenomeno. Io, ad esempio, non ho un rapporto conflittuale in senso stretto con i miei genitori. La pressione la sento quando non devo deludere le loro aspettative che, spesso, non coincidono con le mie.
In realtà dipende dai contesti. Mia mamma dice sempre che io sono “cresciuto di riflesso” perché essendo il secondogenito imparavo dagli “errori” di mio fratello e quindi evitavo a priori alcune dinamiche. è anche vero però che in molte situazioni non riesco ad essere lucido e di conseguenza devo sbatterci la testa per razionalizzare.
Mah, il primo che mi viene in mente è legato al futuro e alla realizzazione lavorativa. Che è un po’ il leitmotiv di tutte le generazioni. I miei genitori mi dicono sempre che hanno dovuto lottare da adolescenti per poter finire gli studi e potersi realizzare alla loro maniera (in un’epoca in cui se a vent’anni non lavoravi eri strano). Oggi mi sembra che la tendenza sia inversa: i genitori pretendono e sono convinti che studiare sia l’unica via per realizzarsi.
Secondo me basta anche sussurrare alle giuste orecchie.
Non credo siano più fragili, anzi, secondo me stiamo raggiungendo una consapevolezza di noi stessi molto più profonda rispetto al passato. Se poi per fragile intendi sfiduciato allora ti do ragione.
Di sicuro possono buttare giù l’autostima. Il boost di egocentrismo lo hai quando posti la foto e ti senti bene ma è una sensazione abbastanza volatile perché quella non è la realtà.
Sì e no. Sono un egocentrico con la sindrome dell’impostore. Un giorno sento che posso spaccare il mondo, il giorno dopo credo di non meritare nulla. In generale però sì, ho molto a fuoco i miei limiti e i miei difetti.
Godendo delle gioie di rimbalzo, aggrapparsi ad esse anche in contesti in cui tutto sembra andare storto. Bisogna crederci davvero, anche perché è l’unica possibilità che abbiamo come esseri viventi in questo mondo.
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