Il 21 gennaio è uscito A casa tutto bene, quarto album di Brunori Sas. A 3 anni da Vol. 3 Il cammino di Santiago in taxi, il cantautore calabrese ritorna con una raccolta di 12 brani inediti. La verità è il singolo scelto per il lancio di quest’album prodotto da Picicca Records.
Brunori Sas è Dario Brunori, cantautore della provincia cosentina, classe 1977. Imprenditore mancato, (Sas è infatti l’acronimo di Società in Accomandita Semplice), nel 2009 pubblica il suo primo album, “Vol.1″. Nel 2011 Dario Brunori torna con “Vol. 2: Poveri cristi”. Il 2014 è l’anno dell’uscita di “Vol.3: Il cammino di Santiago in taxi, che rappresenta il raggiungimento della maturità artistica dell’artista cosentino.
Oggi si presenta al grande pubblico con A casa tutto bene. E se fosse Brunori Sas potrebe il poeta vate di questi anni ‘10?
Con il terrore di una guerra santa e l’Occidente chiuso in una banca, l’Italia sventola bandiera bianca e canta le canzoni di Brunori Sas o almeno dovrebbe, e vi spiego perchè.
L’empatia è un lusso e Dario Brunori, alla soglia dei 40 anni, ce la regala in 12 brani in cui parla di sé e dei personaggi che hanno cesellato una vita sospesa tra la Calabria e Milano, luoghi ricorrenti nella poetica di Dario Brunori.
Sarebbe stato facile, e forse anche può più mainstream, parlare male di quest’album solo per il piacere di ottenere il placet degli haters e di tutti i santi protettori dell’indie che accusano Brunori di essere diventato pop. La verità è infatti uno dei singoli più trasmessi attualmente dalle maggiori emittenti radiofoniche italiane. Ma non si può rinnegare l’innegabile: la verità pura, incastonata nei testi e nelle atmosfere di Diego ed io, La vita pensata, Sabato Bestiale.
Il disco si apre con La verità, un pezzo magnetico, un’epifania pirandelliana musicata e magistralmente scritta. Un brano che scuote le coscienze intorpidite da tutto questo rischio calcolato che ci condiziona giorno per giorno; obbligati a non fallire. La verità suona come un cannone alle orecchie di un’intera generazione che non riesce a rinunciare alla routine, o che semplicemente si impone di vivere una vita mediocre. Un inno contro i disillusi che hanno rinunciato a un futuro che sia all’altezza delle aspettative. Questo brano è una chiamata alle armi.
L’uomo nero è un pezzo di accusa e di autoaccusa. Il razzismo, feticcio italico, l’intolleranza, la xenofobia, il fare da Io non sono razzista ma. Un fermo immagine lucido e impavido sull’odio della nazione nei confronti dello straniero e del diverso venuto dall’altra parte del mare-il mare Nostro, il mare di tutti.
A casa tutto bene è un album fatto di canzoni poco intelligenti, irriverenti, canzoni buone per andarci la domenica a mare, canzoni poco consistenti. Il terzo brano, Canzone contro la paura è un pugno allo stomaco che però, sortisce gli stessi effetti di una carezza. E di cosa può parlare una Canzone contro la paura se non di amore? “Ok” direte, “ci risiamo, la solita manfrina indie dell’amore tossico-universitario”. E invece no, questo pezzo non parla dell’amore a due, bensì dell’attaccamento alla vita e della volontà di superare gli ostacoli, o presunti tali, che ci fanno inciampare. Canzoni che colmano il vuoto tracciato dalla superficialità, che leniscono le ferite del dolore e i lividi della solitudine.
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Ascolta l’album:
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