Parla Francesco Motta: road to Catania parlando de La Fine Dei Vent’Anni

Molti di voi conoscono già Francesco Motta e il suo album La fine dei Vent’anni: miglior opera prima del 2016 secondo la giuria del Premio Tenco.

La scorsa settimana abbiamo recensito l’album dell’artista toscano e oggi vi proponiamo l’intervista esclusiva a Francesco Motta in occasione del live che si terrà questa sera presso il Barbara di Catania (clicca qui per tutte le info sull’evento).

Lo staff di Big Time Roma che si occupa dell’organizzazione dei tour e della comunicazione di Francesco Motta, si è dimostrato molto disponibile. Un’occasione irripetibile per me che ho apprezzato molto quest’album; splatter, quasi materiale per la predominanza delle metafore visive, vivaci e zampillanti,  utilizzate dall’autore per evocare gli scenari e le atmosfere che hanno ispirato i testi de La Fine Dei Vent’anni.

L’intervista

 

Ciao Francesco, come va?

“Bene dai. Siamo in viaggio per Crotone. Stasera ci aspetta un live qui in Calabria”.

Poi sarà la volta di Palermo, Catania e Messina giusto?

“Sì, esatto”.

Prima di tutto, ti ringrazio per averci concesso questa intervista. Io personalmente, ho apprezzato molto La Fine dei Vent’Anni. Non appena ho saputo che c’era la possibilità di poter realizzare un’intervista, non ci ho pensato due volte e ho colto l’occasione al volo.

Allora…Iniziamo con una domanda marzulliana…Conosci Marzullo vero?

“Sì… ci sono!”

La vita prima de La Fine Dei Vent’anni. Che cosa avrebbe fatto Francesco Motta, 10 anni fa, esattamente in questo momento?

“Praticamente quello che faccio oggi.  In altre modalità, ma sì…suonare, andare in tour, scrivere canzoni”.

Andando ancora più a ritroso… in cosa consistevano le tue giornate prima dell’inizio della tua carriera da musicista e cantautore?

“Trascorrevo le mie giornate pensando a come avrei sarei potuto diventarlo”.

Che cosa avrebbe fatto Motta oggi se NON avesse intrapreso la carriera di cantautore e musicista?

In realtà è davvero difficile pensare a cosa avrei potuto fare se non avessi intrapreso questa carriera. Ma… da piccolo mi piaceva molto giocare a pallone, avevo anche un buon piede ma di certo non avevo il physique du role per fare il calciatore”

Quando hai iniziato a scrivere i testi dell’album? Che periodo era per te? Dove ti trovavi?

“Le canzoni dell’album sono nate a Roma in un momento di forte, paurosa e insana solitudine circa 5 anni fa.  Si era appena conclusa l’esperienza con il gruppo. Dovevo rielaborare la cosa e metterci la faccia.”

Quando hai capito che ti i tuoi 20 anni erano finiti? Perchè sono finiti vero?

La fine dei vent’anni rappresenta l’inizio di un cambiamento che ha riguardato me ma che ognuno ha occasione di vivere sulla propria pelle durante il corso della vita. Non è finito nulla, si tratta di un cambiamento appunto.”

I tuoi testi sono intrisi di scenari metropolitani e suburbani: quali sono le 3 città che hanno segnato la tua esistenza e perchè?

“A volte è solo questione di fortuna per traslocare due volte in un mese ci vuole tranquillità.”

A quale aneddoto metropolitano è legato questo verso?

Pisa, Livorno e Roma. Pisa e Livorno per motivi legati alle origini della mia famiglia, Roma perchè è una città che mi ha segnato particolarmente. Questa frase si riferisce proprio a un mio caro amico di Roma che ha dovuto traslocare due volte nello stesso mese, appunto.”

“Ci taglieranno le mani, ci  faranno a pezzetti”

Un verso molto “splatter”… quale significato racchiude questa metafora visiva?

Queste parole si riferiscono ai fattori esterni che purtroppo molto spesso intralciano il consolidamento e lo sviluppo delle relazioni personali, in quel caso faccio riferimento a una storia d’amore”.

Quali ascolti consiglieresti a un giovane ventenne italiano di oggi in preda all’università e alla febbre da Instagram Stories?

“Il mio consiglio è quello cercare di fare musica propria al di là di tutto ciò questo comporti”.

Edoardo D’Erme, Brunori Sas e Francesco Motta: sono questi i cantautori che fanno ben sperare per il futuro della musica italiana. Senti di avere dei punti in comune con questi autori? Li conosci personalmente?

Sì certo, li conosco entrambi. Beh sì, siamo tutti artisti molto diversi. Devo dire che l’ultimo disco di Dario (ndr Brunori Sas) mi è piaciuto molto. Ci accomuna sicuramente il fatto che tutti e tre scriviamo in italiano”.

Riguardo a Brunori Sas… Dario ha conosciuto il successo ad un’età, per così dire, avanzata rispetto a quello che siamo abituati a vedere nell’industria musicale italiana e non solo. Secondo te, questo fenomeno è riconducibile al fatto che ci sia poco sostegno nei confronti dei cantautori emergenti nel nostro Paese?

Io ti posso parlare della mia esperienza personale…le difficoltà che un giovane cantautore può incontrare oggi sono le stesse di sempre.”

Pensi che internet abbia inasprito la competizione tra artisti emergenti?

“Credo che internet sia una buona cosa per la musica. E’ vero che oggi i canali di distribuzione sono più numerosi, ma ci sono anche dei vantaggi considerevoli. Basti pensare ai costi di produzione di un album, prima per fare i dischi ci volevano tantissimi soldi, oggi tutto questo si può fare anche in casa”.

Prossimi progetti?

“Sto scrivendo le canzoni nuove anche se non è facile…”

Continuerai la collaborazione con Senigallia?

“Spero di sì, ormai siamo amici, ci vediamo quasi ogni giorno. Collaboriamo molto. Siamo molto amici”.

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Francesco, la nostra intervista finisce qui. Grazie per il tempo che ci hai dedicato!

Ci vediamo al Barbara di Catania (live 17-02-2016).

Ascolta il podcast dell’intervista

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