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Myss Keta è una Donna Che Conta | Live Report Magazzini Generali

Di Katia Kutsenko

Solo una donna che conta avrebbe potuto regalare al pubblico dei Magazzini Generali uno spettacolo come quello del 19 aprile. E Myss Keta, lasciatevelo dire, è una donna che conta eccome. Potrei anche scriverlo in Capslock, se può essere d’aiuto per farvelo entrare in testa.

Con quasi 38,000 ascolti mensili su Spotify e un nuovo album appena sfornato dalle fiamme dell’irriverenza e della libertà di coscienza, Myss Keta ha salutato i suoi fan nella cornice che, per sua stessa ammissione, ha fatto di lei quello che è adesso. Magazzini Generali ma prima di tutto Milano, in cui è tornata con le sue ragazze di Porta Venezia.

Un nuovo album, stesso ritmo per una donna che “non si inchina”

Al concerto di lancio del nuovo tour – si scrive “UVIC” e si pronuncia “Una vita in Capslock” – Myss Keta si presenta con la solita maschera e gli occhiali da sole. In ritardo di un’ora, come solo una diva come lei può permettersi di fare. Con una luce a cono, come nelle serate del cabaret, introduce al pubblico i nuovi singoli del proprio album. Prima da sola e poi accompagnata dalle sue inseparabili ragazze, già più volte viste nei suoi video.

Non si ferma al tubino di latex nero ma osa, si espone, senza veli – se non quello trasparente della sua vestaglia rossa. Scherza con il pubblico, non ha paura di prendersi qualche pausa per un sorso d’acqua, non senza qualche problemuccio tecnico per via dell’inseparabile maschera sul volto.

La scritta Myss Keta spilla in paillettes nere sulla sua schiena, come per i lottatori di boxe che sollevano una cintura per la vittoria appena ottenuta in qualche incontro. Lei solleva unicamente l’orlo della sua gonna ornata di piume, ma al pubblico basta e avanza.

Una donna che conta, Botox, SPAM e Stress sono soltanto alcuni dei brani che Myss Keta propone al pubblico nel suo nuovo album. Senza dimenticare Una vita in Capslock, che naturalmente fa da apripista per questo tour e questo album.

Myss Keta: una sceneggiatura già letta ma una cornice tutta nuova

Il nuovo album di Myss Keta è caratterizzato ancora una volta dai toni del rap, del dubstep e della musica house. Le canzoni si alternano tra alti e bassi, veloci e lenti, ma che non fanno a meno dal rimanere in testa, come quella melodia fastidiosa che ci portiamo in giro tutto il giorno. Sono le parole la vera forza dell’album, il cui tour è iniziato proprio a Milano e proseguirà prossimamente in diverse città italiane. Parole crude, sincere, che non chiedono il permesso e sicuramente non si soffermano a chiedere il perdono.

Ancora una volta Myss Keta mostra con il suo esempio di non avere voglia di adeguarsi o rientrare nei canoni. Lo fa, naturalmente, con una stravaganza tipica di un’attrice di cabaret forse più che di una cantante di musica alternativa, ma riesce nel suo intento non di meno. Regala non tanto un concerto al pubblico quanto uno spettacolo.

Esagerata? Sicuramente, ma non sarebbe Myss Keta altrimenti. Non ci sarebbero canzoni come Xananas o come Botox senza una figura come lei dietro il microfono a cantarle. Non ci sarebbe nemmeno la curiosità di sbirciare dietro a quel velo di parolacce e taboo se a cantare queste canzoni ci fosse una biondina qualunque.

Leggi anche: Gazzelle: il racconto dell’ultimo Superbattito (Fabrique – Milano)

Pollice in su per la dea della notte in vestaglia rossa

Promossa quindi la serata che Myss Keta ha dedicato al proprio pubblico. Uno spettacolo più che un concerto, un regalo alla città che l’ha forgiata e l’ha ormai da tempo svezzata, lasciando che camminasse con i suoi tacchi in paesi e città lontane, conquistando sempre più pubblico e più successi. Forse ancora non conoscete Myss Ketta ma, potete starne certi, ne sentirete senz’altro parlare. Magari non su RDS ma di certo in qualcuno dei locali della vostra città. In fondo è proprio lì che nascono i migliori artisti.

Se passate a Milano, non dimenticate di mangiare un po’ di Sushi. Soprattutto se siete in Porta Venezia. E’ la strada del successo, dopotutto.

 

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Salvatore Giannavola

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