Riuscire a restituire immagini attraverso un flusso di parole è probabilmente l’obiettivo principale di ogni cantautore, più o meno famoso che sia. Ad Alessandro Petullà, musicista ed autore piemontese classe ’90, questa cosa sembra riuscire particolarmente bene.
Ascoltando infatti il suo ultimo brano “Zara“, Petullà conferma la sue grandi doti evocativi tramite l’utilizzo di liriche semplici ma tremendamente efficaci. Il brano segue le precedenti uscite del cantautore e sembra proseguire la strada intrapresa con il singolo “Le luci fuori“.
Sonorità pop, leggere, fresche e molto orecchiabili fanno da base ideale alla succitata capacità espressiva di Petullà che tramite le parole riesce a raccontare le sue storie con romanticismo e un filo di malinconia, senza però mai risultare eccessivamente sdolcinato o forzatamente triste. Al contrario, tutti i testi del cantautore sembrano essere molto sinceri. D’altronde anche lo stesso Petullà crede che la sincerità, nel comporre e nello scrivere, possa essere una delle chiavi per far arrivare il proprio messaggio a quanto più pubblico possibile.
L’ultimo singolo è accompagnato da un video-clip. L’idea del video nasce da una riflessione dello stesso Petullà che osservando due bambini prima litigare per la strada e poi trattenersi e salvarsi a vicenda da un auto in transito, ha pensato che probabilmente due adulti non avrebbero fatto lo stesso. Ed il video gioca proprio su questo contrasto. Ecco, questo piccolo aneddoto è forse il miglior modo per spiegare con quanta profondità Petullà riesca a raccontare la realtà quotidiana tramite la sua musica.
Abbiamo contattato lo stesso Alessandro Petullà che con gentilezza ed ironia ci ha raccontato la sua musica rispondendo a qualche nostra domanda.
Ciao ragazzi! Diciamo che non riesco a definirlo progetto. Non sono un architetto. Ribaltando un detto, “non costruisco solide realtà, ma…”.
E ciò avviene da quando avevo circa 10 anni. A otto mi hanno messo su un pianoforte che ho studiato per quattro anni, ma io preferivo la chitarra. Così oggi non riesco a suonare il piano ma la chitarra è stata una fedele compagna da allora. Poi c’è stato il rito della band alle superiori e il primo progetto solista “Pinball & the Carnivals”.
Ed eccomi qui, con un cognome a sorreggere quanto di più sincero possa sostenere.
Tutti cambiamo. Fortunatamente siamo spugne incredibilmente recettive. Sicuramente vivo la scrittura con molta più sicurezza dei miei mezzi. Poi ci sono cose per cui si rimane uguali. Per me è il modo decisamente ingenuo e fiabesco di guardare alle cose. Forse la paura più grande è di dimenticarmi di farlo.
Sicuramente tutti gli arrangiamenti sono figli di quello che ascolto e che mi ha influenzato. Il cantautorato romano sbocciato negli anni 90, Cremonini (credo sia un leitmotiv dei nuovi emergenti, vero?!), Brunori.
Tranne il rock. Lo ascolto tantissimo, ma non riesco a farlo, ahimè.
Adesso sto cercando di trovare una mia identità sonora. Non è un percorso facile e “Zara” è stato un primo tentativo su cui ho sbattuto tanto la testa.
Principalmente FRACTAE (Paolo Caruccio), che è anche produttore (vedi alla voce psicologo, primo nemico, fratello, passionate lover) dei brani.
Poi per Brera i fiati sono stati registrati da Enrico Allavena e Giotto perché volevo dei pezzi da 90 maledetti! La più “particolare” però è stata con Ruben Dimitri che ha registrato il basso. Così l’ho conosciuto e così abbiamo iniziato a suonare insieme.
Grazie. Sono contento di questa osservazione.
E’ tutto fin troppo diretto.
Accidenti!
Sembra un po’ un “e da grande cosa vuoi fare?”.
Per cui rispondo che scrivo e continuerò a scrivere cercando di essere il più sincero possibile, passando probabilmente da momenti di estrema leggerezza a picchi di pesantezza, perché sono fatto così. Non so se si imporrà la mia proposta, ma in fondo non canto per impormi ma per vivere un momento di condivisione, per necessità, per suonare su un palco, per le grandi morse allo stomaco.
Se tutto questo arriva allora si imporrà altrimenti non sarò stato abbastanza bravo a comunicare.
Acid Rain Production. Nello specifico Francesco Ubertalli e Simone Coppola.
Dopo aver visto due bambini che si rincorrevano insultandosi sulle strisce pedonali per poi trattenersi a vicenda per evitare un’auto, sono arrivato da loro e gli ho detto che due adulti non si sarebbero salvati a vicenda se si fossero rincorsi, e che volevo questo contrasto.
Un mondo con gli occhi innocenti, e uno in cui si ha la consapevolezza che non tutto prende la piega che speriamo. Loro hanno fatto tutto il resto con una passione incredibile.
Certamente. Ci sarà qualche apertura e qualche concerto sparso qua e là per la penisola. Ma la festa più grande sarà il 30 Novembre a Torino. Sono fermo dall’estate, che significa un’era geologica quindi non vedo l’ora di salire sul palco con i miei scagnozzi accanto!
Pensavo ad un figlio, ma ancora non so quando.
Grazie a voi, e in bocca al lupo a tutti noi.
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