exuvia caparezza

“Exuvia”: viaggio nella dimensione tortuosa di Caparezza | Recensione Album

Di Pantaleo Romano

Tre le fila del rap italiano si aggira un personaggio dall’aura mistica.

E’ considerato uno dei migliori rapper italiani ma non diteglielo che s’incazza. E’ stato tra i primi a scalare le classifiche col rap ma della scena italiana è un pò il reietto. E’ Lontano anni luce dal gangsta rap e incapace di “fare soldi dicendo al microfono di fare soldi” ma ha anche dei difetti. Le sue basi sono spesso un’esplosione d’idee musicali che scappano impazzite in ogni direzione, antitesi perfetta del classico flow hip hop/Trap ormai trito e ritrito.  In una parola: Caparezza.

Quest’artista ci ha abituato alla grande complessità dei suoi album e forse con il nuovo EXUVIA ha toccato una nuova vetta. Già perché non è un percorso facile, e neanche breve (19 tracce di cui 5 skit).

DENTRO EXUVIA

Già dal primo brano, Canthology, si avverte l’ambiente cupo, intriso di suoni elettronici, organi che tappezzano l’ambiente e chitarre elettriche super riverberate che ricordano Skinshape. In questo primo brano c’è già tutto quello che si ripresenterà nel corso di EXUVIA.

Questo disco è infatti un crogiolo di MUSICA di ogni tipo, cosa purtroppo non sempre comune.

E’ impossibile inquadrare chiaramente il disco (e chi lo fa in genere è una di quelle persone ossessionate dall’etichettare tutto con un nome).

Quello che si sente, giusto per capirsi, è un misto di rock (Eyes Wide Shut), pop (La scelta), flow rap più “classici” (Azzera pace, Campione dei novanta), musica elettronica (Contronatura), Trap (Il mondo dopo Lewis Carrol) con alcune parti techno (Zeit!) e la collaborazione con Mishel Domenssain in El sendero che da un colore spagnoleggiante con la sua voce e con le chitarre acustiche e batterie ovattate.

Influenze ben definite e presenti anche in altri album, certo, ma qui hanno un sapore diverso, più adulto, a tratti austero. E’ lo stesso Caparezza a dirlo in una recente intervista a Rolling Stone: “Di anni ora ne ho 47. E non punto ad essere ascoltato dai sedicenni” ma poi aggiunge: “Se ho qualche minima chance di essere ascoltato e preso sul serio da un sedicenne, è proprio perché faccio l’adulto”.

I testi.

Allora le tracce di quest’album, come anche le altre di Capa, sono dei viaggi. Lui ti prende per mano ed inizia a cesellarti una storia nei minimi dettagli senza sbagliare una virgola, un sinonimo, una citazione. A te non resta che stare li a sentirlo e provare a stargli dietro.

Il viaggio parte già dal primo brano (Canthology) in cui inizia questo percorso di transizione e citazione dei suoi brani del passato per arrivare a questo ottavo album (“Ho capito che il secondo album era più facile dell’ottavo”)

Ritorna il tema di Mikimix in Campione dei Novata. Nel brano l’artista chiede “Aggiungi il vecchio me dentro il Club Ventisette, Risorto nel 2000 e mi sembra evidente, Che fortuna fu la mia rovina”.

Questo brano ripercorre gli anni e le difficoltà del giovane cantante che è riuscito a reinventarsi e superare le avversità di quel periodo.

In Contronatura abbiamo la visione della natura capovolta. Non più infatti una madre natura bensì una natura matrigna di leopardiana memoria. Una visione onesta che rifiuta l’idealizzazione (“Adesso che sei famosa ti incensano come star”) per far capire che rispettare la natura è nel nostro interesse e non nel suo perché, a ben vedere, siamo noi i veri deboli.

Chiudiamo senza troppi spoiler dei brani (Ascoltatevi il disco come si deve!) con i 5 skit presenti. Delle vere chicche di pochi secondi che introducono alcuni brani con testi brevi e serrati. Menzione speciale per Pi Esse, veramente figa!

L’album è vero, sincero, autobiografico fin dal titolo. L’esuvia (Exuvia dal latino) è in pratica il guscio di insetti e crostacei che rimane dopo la muta. L’artista usa questo simbolo per parlarci della sua Transizione, del “passaggio dal passato alla contemporaneità”.

Infatti l’album potrebbe far parte di una trilogia come annunciato dallo stesso Caparezza nelle ore successive al lancio: “Concepisco questo disco come un disco di passaggio, narra di tutti i dubbi che mi portano a fare un passaggio di fase”.

E’ proprio nell’ultimo brano, Exuvia, che da il titolo all’album che si trovano i versi:

Sottoposto al rituale, obbedisco

Come fosse il rituale di un sottoposto

E comincio a cantare il mio nuovo disco”

Quindi potrebbe esserci una nuova tappa per questo percorso che chiuderebbe così una trilogia fatta da prigionia (Prisoner 709), fuga (Exuvia) e libertà (???).

Insomma, chi è arrivato fino a qui con la lettura avrà di certo capito che sono un pò di parte con Caparezza…lo ammetto senza problemi!

Ma con lui penso che sia quasi sempre così, lo odi intensamente oppure lo ami follemente! Ed io, sinceramente, lo amo fin da quando cantava Skazz L’eminl sotto il nome di M-Keal.