I Bent Trees Society sono una band che affonda le radici (sennò che alberi sarebbero) negli anni ’90, nelle camicie a quadretti del grunge, nell’indie rock e nel pop e, di conseguenza, nei più grandi del pop: i Beatles.
Il nome del progetto è un chiaro riferimento alla terra di provenienza, la Sardegna, con i suoi paesaggi fatti di alberi piegati dal Maestrale, che non si spezzano, nonostante tutto e tutti. Insieme stanno per pubblicare un album di inediti, anticipato dal singolo “As I Loom“, presentato al pubblico il 4 febbraio 2022: una sintesi di tutto quello che amano, filtrato dalla personalità di ognuno, registrando nel modo più underground possibile.
Abbiamo intervistato i Bent Trees Society per conoscere meglio le loro influenze, la loro musica ma soprattutto il nuovo singolo “As I Loom”: ecco che cosa ci hanno detto…
As I Loom nasce durante il lockdown del 2020, Nino ha scritto un riff semplice con il basso e Giuseppe lo ha replicato con la chitarra. Il testo è stato costruito la sera stessa con una telefonata. Inizialmente privi di idee, abbiamo scritto un verso a testa seguendo il concept che lega l’album di prossima uscita, ovvero il racconto di storie ambientate nei nostri paesi in un modo nuovo, a partire dalla scelta della lingua, totalmente estranea alle nostre realtà.
La Sardegna è una terra estremamente complessa, così come gli USA. È difficile dire cosa le unisce, così come è difficile dire cosa le separa. Noi viviamo in parti di Sardegna che non stanno mai sotto i riflettori completamente stereotipati dell’informazione di massa, viviamo la quotidianità di paesi con poche migliaia – a volte centinaia – di abitanti, sui quali si è raccontato – e si racconta – molto, sbagliando quasi sempre.
La complessità che noi vediamo in Sardegna deriva dalla nostra conoscenza di essa e delle sue diverse parti, soprattutto delle sue profonde contraddizioni. Se i Soundgarden cantavano “I’m looking California and feeling Minnesota”, chi la vede come noi potrebbe dire: “I’m lookin Porto Cervo and feeling Portovesme”.
È strana. Due di noi – Nino e Giuseppe – sono professori di arte, nessun lavoro può essere più conformista di così. Luigi si occupa di piante, lavora in serra. Luca studia percussioni e batteria jazz al conservatorio di Sassari.
Gran parte della nostra giornata è assorbita dal lavoro o dallo studio, ma ogni secondo di pausa è buono per prendere in mano gli strumenti o fare qualcosa per il gruppo, fosse solo anche lo sviluppo di nuove idee o una banalissima storia Instagram.
Di notte si prova, facciamo un sacco di chilometri per ritrovarci (anche 200 in una sera), ci muoviamo tra Bono, Ozieri, Muros e Sassari, si fanno le ore piccole per preparare i live, registrare i pezzi dell’album e bere una birra tutti insieme, discutendo su che musica nuova dovremmo iniziare ad ascoltare. L’indomani si riparte. E così via.
Si tratta di un LP, includerà 10 pezzi; ci stiamo lavorando tanto, l’idea è nata anni fa ma ora la stiamo finalmente definendo.
Si tratta di un concept album che racconta in maniera distopica i nostri paesi, la nostra società dove ci sono persone che vengono piegate da innumerevoli difficoltà e che comunque resistono.
Cerchiamo di mettere in evidenza le contraddizioni che caratterizzano noi e i posti in cui viviamo, senza tanti filtri, parlando dell’abbandono, della pazzia, dei fallimenti, tutte cose che fanno parte del mondo che viviamo quotidianamente.
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