PH: haine we riot

Cena: “Ogni tanto fa bene trovarsi sottosopra” | Intervista

 

Non ho tempo per i drammi quindi non mi chiamare, non servi tu che mi salvi quindi non ci provare.

Durante i momenti bui ci capita d’isolarci dal resto del mondo provando il bisogno di stare da soli e prendersi tutto il tempo per riflettere e cercare di capire come si può uscire da situazioni scomode.

Cena, durante un periodo come questo, ha avuto la sensazione di sentirsi in un altra dimensione, dentro la quale si sentiva prigioniero. L’unico modo per uscirne era scrivere un pezzo come il suo nuovo singolo dal titolo “Upside Down”.

INTERVISTANDO CENA

Il tuo nome è ispirato dal personaggio di John Cena?

Sì, da bambino ero super appassionato di wrestling e John Cena è sempre stato il mio preferito. Addirittura mettevo la catena della bicicletta al collo per imitare la sua collana con il lucchetto. Poi, qualche anno dopo, il mio primo “nome d’arte” è stato DJC (con la c pronunciata all’inglese, quindi “si”) e da lì per caso si è evoluto in DJCena e poi è diventato solo Cena. Adesso sono tanti anni che uso questo nome e non c’è più praticamente nessuno che mi chiami con il mio nome vero.

A chi è dedicata “Upside Down”?

“Upside Down” è dedicata a una persona con cui ho avuto una relazione piuttosto travagliata nell’anno precedente alla pandemia. Proprio nel marzo del 2020, appena iniziato il primo lockdown, dopo aver chiuso da qualche settimana, abbiamo avuto un’ultima conversazione telefonica finita veramente male.
E mi ricordo che, appena messo giù il telefono, cominciai subito a scrivere di getto, e il pezzo è più o meno completo da quel momento, ma ci è voluto un po’ di tempo per elaborare tutto e arrivare al punto di pubblicarlo.
PH: haine we riot

A testa in giù si osserva il mondo da un’altra prospettiva. Che effetto fa?

L’effetto che fa a me è quello che serve per riuscire a capire veramente una cosa. La si può guardare da tutti i punti di vista, ma quando la si capovolge forse è quello il momento in cui capiamo davvero cosa ci troviamo di fronte. E questo probabilmente c’entra anche con la vita in generale: a un certo punto bisogna trovarsi tutto sottosopra per poter ricominciare da capo e ricostruire tutto.

La musica ha il potere di portare chi l’ascolta in un’altra dimensione?

Assolutamente sì, l’idea di questo pezzo era proprio quella. L’ispirazione nasce da Stranger Things e nel momento in cui ho scritto questa canzone mi sentivo proprio di essere in un’altra dimensione in cui nessuno poteva trovarmi e in cui tutto quello che era successo e che stava succedendo intorno a me non esisteva più. Questo però non è necessariamente un fatto positivo, perché l’Upside Down di Stranger Things è un luogo cupo e gelido, e in quel momento era così che mi sentivo.

PH: haine we riot

Cosa potrebbe pensare un americano del rap che si fa in Italia?

Per fortuna ci sono ancora mostri sacri come Guè che, dopo vent’anni di carriera, è ancora in grado di insegnare a tutti come si fa. Anche tra le nuove leve ci sono diversi rapper che apprezzo tantissimo, quindi diciamo che se un americano ascoltasse le cose giuste, rimarrebbe piacevolmente sorpreso.
Un grande punto a favore dei rapper più giovani è stato quello di riuscire a superare i confini nazionali e a farsi conoscere anche in Europa, questa è stata una cosa importantissima per tutta la scena italiana.

Quando capiremo che l’equazione soldi = successo è sbagliata?

Secondo me è sbagliata la mentalità con cui i giovanissimi adesso si pongono di fronte all’hip hop. Loro sono nati in un’epoca in cui è il genere più ascoltato sul pianeta e ogni giorno esce un rapper nuovo, quindi il loro obiettivo non è fare musica perché sentono una passione, un impulso, un amore, o perché hanno qualcosa da dire, ma semplicemente perché vogliono diventare il nuovo rapper famoso e avere soldi e collane e macchine e tutto il resto, ma l’arte non è questo. Ovviamente questo non vale per tutti, ma l’idea diffusa è questa.

Sono le “11:11,” che desiderio esprimi?

Diciamo che principalmente quello che desidero è qualcosa che possa realizzare io direttamente; la forza di crescere, di cambiare, di migliorare. Il desiderio lo vedo più come un obiettivo che mi pongo, non cose tipo “vorrei una Lamborghini”.
Poi per chiudere il desiderio ho sempre una formula finale in cui desidero il meglio per le persone a me più care. Però le 11:11 devono capitare per caso, rimanere a fissare l’orologio in attesa che arrivino per esprimere il desiderio non vale!

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