Cloè: “Ma passerà tutto, siamo qui solo per moda” | Intervista
Cloè trova nella musica uno strumento di confronto e riflessione, lasciandosi trascinare dall’ispirazione, usa le canzoni come mezzo per raccontare i propri pensieri e stati d’animo.
Prima di scrivere “Moda” ha sentito il bisogno di rapportarsi con il concetto di fine non solo dal punto di vista sentimentale, ma legandolo ad una visione nichilista della vita, per cui tutto è destinato a concludersi.
Il cambiamento fa parte della nostra esistenza e non possiamo opporci a questo fattore, dato che fin da quando nasciamo siamo destinati a vivere per un determinato periodo, prima di essere trascinati via lontano dal vento della memoria.
Cloè tende quindi a evidenziare la fragilità non solo dei legami che possono essere costruiti tra le varie persone, ma parla anche di tutti quei processi che avvengono all’interno di noi, pensieri che da un momento all’altro possono mutare o sparire, ammettendo che anche noi siamo destinati a passare proprio come una moda.
INTERVISTANDO CLOÈ
Cloè, qual è il significato del tuo nome d’arte?
Il nome Cloè è nato una sera di luglio o agosto del 2019. Ero parecchio ubriaco e tornai a casa presto verso le due di notte, una volta arrivato mi misi davanti allo specchio per circa due ore e mezza a guardarmi fisso negli occhi e iniziai a parlare con il mio riflesso. Ad un certo punto ero arrivato a pensare che era lui che guardava me, tipo uno sdoppiamento di me stesso e lui aveva vita propria, non seguiva quello che facevo io e potevamo parlare.
Tramite questa cosa arrivai a pensare che, quando una persona è ubriaca o comunque alterata e si guarda allo specchio di un bagno, tramite lo specchio può collegarsi ad altre persone che in quel momento a loro volta si stanno guardando allo specchio di un altro bagno. Quindi ad un certo punto mi ero messo in collegamento con più persone nella mia testa, ed era venuta fuori questa cosa che ho un po’ la faccia da culo, e io per ogni tipo di faccia associo un nome o per ogni nome, persona, associo qualcosa. In quel momento pensando alla mia faccia mi venne a galla il nome Cloè e pensai fosse perfetto, ci sta proprio bene. Se penso al nome Cloè come suona la parola etc…
Mi venne in mente proprio uno con una faccia un po’ così. Poi andai a dormire, la mattina dopo mi svegliai con questa viaggio e decisi di tenere questo nome
Che rapporto hai con le mode?
Non ho mai seguito troppo le mode devo essere sincero, ammirate si, ma seguite no. Quando ero più piccolo alle medie tipo, vedevo che scarpe o vestiti avevano i miei compagni e quelli che andavano di moda o meno, ma non mi sono mai interessato e non ho mai seguito ciò che era in tendenza.
Con gli anni mi sono adattato a ciò che potevo permettermi, creando un mio stile. Soprattutto non ho mai visto i vestiti o le scarpe come una cosa estetica, ma come un “sentirsi a proprio agio” in quei panni. Cioè io quando indosso degli indumenti ho bisogno di sentirmi bene con essi, sennò mi da fastidio, anche se magari a livello estetico non sono il massimo da vedere non mi importa, se mi sento a mio agio sono a posto, sia che siano di moda o seguono una certa tendenza o meno, l’importante è che sono a mio agio.
Quali sono le tue influenze musicali?
Di musica ne ho ascoltata di qualsiasi genere, dal cantautorato, al rock, al blues, al reggae, rap, trap, indie, classica, pop, etc sia musica italiana, che straniera, veramente di tutto. Poi negli ultimi anni mi sono un po’ più chiuso solo con alcuni generi, però comunque mi piace scoprire sempre nuova musica e fare ricerca penso sia molto importante e che involontariamente mi influenzi a livello musicale.
Per quanto riguarda i testi e struttura di una canzone invece, non mi sono mai ispirato a nessuno, sono due cose distinte per me, quello che ascolto è il mio gusto musicale, quello che racconto è la mia vita. Tutto ciò che dico nei testi sono cose mie, eventi, situazioni, che ho passato e che sto vivendo tutt’ora. Quindi l’ispirazione vera e propria viene da me e da ciò che vivo. Non ho mai pensato a “faccio una canzone o un testo ispirato a”, non ci riuscirei, non è nelle mie corde, è sempre stato uno sfogo mio personale. All’inizio quando avevo 15/16 anni registravo così a cappella sul telefono solo per necessità di dover tirare fuori determinate cose, poi col tempo ho iniziato a metterle in musica.
Anche tu segui la filosofia di Luigi Tenco, cioè scrivere canzoni solamente quando piange il cuore?
No non seguo la filosofia Luigi Tenco, non ne ero a conoscenza di questo “detto”, però, in parte la percorro cioè non solo quando “piange il cuore” ma solo se ho esigenza di raccontare delle cose, indifferentemente dal fatto che siano tristi o meno.
Il tempo serve davvero per cucire le ferite?
Il tempo penso sia la soluzione per un sacco di cose. Curare le ferite non basta. Bisogna capire come non farsi più quelle ferite. Perché se le guarisco e basta senza capire come non procurarmi più quel dolore, è tempo perso, e probabilmente ci ricado di nuovo e sono da capo. Quindi quel tempo deve servire per curare e essere più consapevoli di ciò che è successo e come non tornare più in quel punto.
Il vero indie nasce in “Casa”?
Non so se posso rispondere con certezza a questa domanda, però penso che “Casa” sia un brano molto indie, forse anche troppo per alcuni aspetti per il pensiero che ho io sull’immaginario indie. Però mi piace veramente tanto com’è venuto fuori, ci sono molto legato, è nato parecchio tempo fa nel 2017.
“Canini” è una canzone sincera: è davvero difficile dire quello che si pensa?
Io non ho mai avuto problemi a dire quello che penso anzi, a volte lo faccio anche con troppa scioltezza, dovrei avere un’occhio di riguardo in alcuni casi. Però sono una persona sincera, trasparente, sono sempre me stesso al 100% e sono felice che arrivi nei testi, perché penso sia importantissimo. Penso sia la cosa più bella che ci possa essere e a cui aspirare. Molti al giorno d’oggi si creano maschere, costruendo persino uno scudo per essere accettati o per voler apparire in un certo modo, partendo dai vestiti anche, fino ad arrivare ai comportamenti etc. Non bisogna aver timore di essere se stessi anche se con delle debolezze e pensare di essere giudicati per quelle.
Dobbiamo essere orgogliosi di come siamo fatti perché ognuno di noi è unico quindi perché vergognarsi?
Essere se stessi mette in evidenza questa unicità e penso sia bellissimo. Mai aver timore di dire ciò che si pensa e di mettere in mostra chi siamo veramente senza filtri. Spero di poter essere d’esempio per questa cosa e farla arrivare nei testi e di conseguenza alle persone che mi ascoltano.
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