Edm e pop: Buttiamo via la malinconia ballando sulle note di “Liberatutti” di Sena | Intervista

Edm e pop: Buttiamo via la malinconia ballando sulle note di “Liberatutti” di Sena | Intervista

Sulla scia di Crying at the discoteque, Sena propone una nuovissima canzone che “Liberatutti“.

Una canzone che non fa andare via la malinconia, ma ci balla insieme sul dancefloor.

EDM e pop si mischiano per dare vita a un pezzo in cui la nostalgia si amplifica e non si combatte. Si amplifica e va bene così, va bene abbandonarsi a questa tristezza che sbatte contro synth e cassa dritta.

INTERVISTA A SENA

Ciao Sena. Il tuo nuovo singolo, “Liberatutti” è una “canzone che ti balla dentro” ed effettivamente fa venire voglia di ballare anche fuori. Come ti è venuta questa idea?

“La canzone che ti balla dentro” è una metafora di quello che qualcuno chiama malinconia persistente, dello spleen esistenziale degli autori romantici, dell’ovo sodo che non va né su né giù che Virzì cita nel suo film.

Questa sensazione io la paragono ad una canzone di sottofondo che ti ronza in testa costantemente “come un tormentone” anzi “come un tormento”, citando il testo stesso del mio brano. è una sensazione con cui devi imparare a convivere e anzi a ballarci sopra. “Liberatutti” è nata come una ballad acustica al piano poi ho scelto di produrla in chiave EDM proprio perché ci fosse un effetto straniante, un netto contrasto tra liriche amare e veste dance che creasse una sorta di scenario crying at the disco.

E il titolo?

Il titolo “Liberatutti” fa riferimento al fatto che imparare a convivere con quel personale ovo sodo e imparare a lasciarsi andare e a ballare sopra alla propria malinconia è una sorta di rito liberatorio. Un verso della prima strofa del brano è “tana per te ma non ti vedo più”, nello special faccio un rimando a questo verso al grido di “e allora libera, libera, libera, libera tutti”.

Si può essere tristi anche sulla pista da ballo, però la musica è un gran bel palliativo. Non trovi? Anche l’infelicità assume un altro colore.

Credo che l’infelicità si acutizzi proprio nei momenti in cui le circostanze esterne imporrebbero lo stato d’animo contrario, come appunto in un locale o ad una festa. Senza dubbio la musica, sia per chi la fa sia per chi l’ascolta ha un effetto catartico e se gli autori fossero tutte persone felici e contente tantissime belle canzoni neanche sarebbero state concepite. Io nell’infelicità ci sguazzo è una parte di me da sempre ed è diventata una cara amica, spesso preziosa, perché mi ha permesso di leggere la realtà da punti di vista e prospettive diverse, forse privilegiate e più autentiche, alla infelicità non rinuncerei per niente al mondo.

Parliamo della tua musica. Qui mixi cantautorato pop con EDM, ma come saranno i prossimi pezzi?

Questo brano ha un abito quasi dance per le ragioni di cui sopra, i prossimi brani che usciranno e che confluiranno nel mio ep sono un po’ meno “spinti”, nel senso che sono brani cantautorali spesso con ritornelli pop e con sonorità elettroniche ma non dance.

Rispetto a pezzi come “Toni Servillo” o “Islanda”, senti che qualcosa è cambiato? Un’evoluzione?

“Toni Servillo” e “Islanda” sono due brani a cui tengo molto ma che ho scritto tanti anni fa e ho pubblicato tanti anni dopo rispetto a quando li ho scritti. Sono onorata che siano stati prodotti da Taketo Gohara, un producer che è un vero gigante in Italia. Per varie ragioni, li ho registrati e prodotti circa 2 anni prima rispetto alla pubblicazione, erano ormai pronti da anni e ho voluto pubblicarli così perché il lavoro era magistrale.

Negli ultimi anni, però, ho fatto un lavoro personale di ricerca sonora che fosse più vicina alla mia identità, quindi per “Liberatutti” ho voluto seguire la direzione che stavo esplorando negli ultimi anni, mettendomi io stessa alla produzione con Francesco Colonnelli. Anche i prossimi brani, che pubblicherò a breve, sono sulla scia di questa ricerca.

Tu hai detto che scrivi canzoni “perché è l’unico modo che finora hai trovato per consolarti e per esprimerti, per dire cose che forse non interesseranno a nessuno, ma speriamo che a qualcuno sì”. Cosa ti piacerebbe dire a quel qualcuno che ti ascolta e che sì?

Sempre che questo qualcuno esista gli direi grazie. Per me scrivere canzoni è il modo più semplice che ho trovato fino ad ora per comunicare ciò che ho da dire, anche cose stupide e banali, magari. Mi è successo tante volte di sentire canzoni dei miei cantautori preferiti e di avere la sensazione che mi stessero leggendo dentro. Se mai un giorno una delle mie canzoni arrivasse a leggere dentro qualcuno, anche dentro una sola persona potrò dire di aver raggiunto il mio più grande personale traguardo.

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