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Mattia Bocchi: “Canzoni che fotografano momenti” | Intervista

“Vorrei fare una polaroid al tuo cuore, scannerizzarla poi ad alta definizione. Siamo due anelli di Newton, superfici diverse abbracciate nel buio.”

L’amore nasconde un mondo interiore, che lascia dei segni e chissà quante immagini si creano, e allo stesso tempo si distruggono, quando c’è un legame tra due persone o anche solo un accenno.

Mattia Bocchi con il suo brano cerca di scoprire i pensieri, provando a renderli la fotografia di un momento in modo da poterla riguardare, e forse anche capire tutto quello che è successo, provando ad utilizzare sia un nuovo punto di vista sia una maggior distanza che dia spazio alle sfumature.

Da sempre le canzoni sono uno strumenti che cristallizzano gli attimi, rendendo infinito anche la storia più piccola. Questa volta si osserva cosa succede durante quel limbo tra addio e speranza.

INTERVISTANDO MATTIA BOCCHI

“Anelli di Newton” racconta una storia vera?

In quel periodo un mio caro amico non stava passando un bel momento e io mi ero appassionato alla fotografia istantanea.

Ho cercato di raccontare come ci si sente quando una storia finisce e si è ancora molto legati all’altra persona. Comunque sensazione che conosco bene.

Poi diciamo che ho ricamato un po’, giocando con la metafora  degli Anelli di Newton.

Il tuo cuore in questo momento che polaroid potrebbe essere?

Una polaroid scattata ad un lampione di sera senza flash.

È tutto buio eppure c’è una piccola luce che continua a rimanere accesa.

PH: Matteo Mora

Quali sono le tue scialuppe di salvataggio?

L’amore, la musica, le canzoni, i libri ( Bukowski, Hemingway, Baricco e Guido Catalano su tutti), le storie di brand raccontate da Max Corona, avere cura di me stesso e chiaramente le Polaroid.

Fisica, chimica, scienze e filosofia sono tutte materie che studiano l’amore?

Sicuramente si, anche perché richiedono tanto amore e passione per essere studiate e comprese.

PH: Matteo Mora

Un bacio può essere la fotografia di un momento?

Certo! Pensiamo a due ragazzi che escono insieme per la prima volta, magari passano una bella serata e alla fine si baciano; o lei che va a prendere lui al lavoro, lui entra in macchina e si salutano baciandosi; padre e figlio, che anche a quarant’anni, si salutano con un bacio sulla guancia quando si incontrano. C’ è tanta poesia nei baci. In questo senso bisognerebbe fotografare più momenti possibili.

Perché si rimane affezionati a ricordi che fanno male?

In realtà io non sono uno che si lega ai ricordi più dolorosi. Anzi se parliamo di rapporti, una volta finiti e superati, tendo a ricordare i momenti più belli. È importante diventare dei collezionisti in questo senso. Forse se continuiamo a pensare ai ricordi dolorosi, vuole dire che c’è qualcosa che magari non abbiamo risolto…

Ci sono invece situazioni “Senza tempo”?

Si, quelle in cui siamo stati veramente felici.

 

Nicolò Granone

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