Retro: Raccontare l’arte attraverso l’amore e viceversa | Intervista

Il progetto Retro nasce nel 2018, dal sodalizio fra due amici calabresi con il comune amore per la musica: il cantautore Pietro Sinopoli e il paroliere Antongiulio Iorfida. Lo scopo è quello di creare, partendo da una realtà indipendente, musica di qualità, associando sonorità indie-pop a liriche con impronta cantautorale. Si racconta l’amore in modo spontaneo, quotidiano, quasi ingenuo.

L’amore e l’arte sono due temi che emergono nei vari brani e rappresentano un filo rosso che lega tutte le canzoni.

Il nuovo singolo, “Ossa Rotte” descrive la fatica e l’impegno che due persone devono metterci per portare avanti una storia, lasciando da parte le paure e soprattutto evitando di interrogarsi su quello che sarà dopo.

Bisogna essere pronti a rischiare tutto per far funzionare le cose, fino ad arrivare a farsi male e sentire il peso dei sentimenti esplodere dentro di noi.

INTERVISTANDO RETRO

Quante ossa ti sei rotto?

Molte. Però ne è valsa la pena.
“Il premio, alla cima, è un passaggio stupendo”. La musica riabilita, restituisce e premia.

Roma non è solo una città, ma è anche un sentimento?

Roma è il mio futuro prossimo, dal momento che, nei prossimi mesi, inizierò lì il mio percorso universitario. In generale, “la città eterna” è lo sfondo ideale per ogni cosa. È poesia.

“Cara Beatrice” oltre a essere un omaggio a Dante serve a ricordare che arte e amore sono collegate?

Ho sempre cercato di raccontare l’arte attraverso l’amore e viceversa. “Cara Beatrice” è questo, ma è anche la dimostrazione dell’attualità di Dante, dal momento che esprime un parallelismo fra il suo rapporto con Beatrice e l’amore di un ragazzo e una ragazza al giorno d’oggi.

“VanBasco” che storia racconta?

“VanBasco” è nostalgia pura. È l’entusiasmo di un viaggio nel tempo misto alla consapevolezza dei giorni più maturi.
È l’amore urlato al karaoke.

Hai mai avuto “La sindrome di Sthendal?”

Mai. Però mi affascina. E ho provato a rappresentarla nella “forma canzone”, per quanto sia estremamente complicato.

La malinconia è un po’ come quando finisce l’estate?

La fine dell’estate ti mostra l’altra faccia della medaglia, ma non necessariamente la più triste. È una questione di prospettiva.

Cosa significa essere indie?

Per quanto mi riguarda, “indie” è un approccio alla musica. È la gestione di un progetto discografico a 360°. In maniera indipendente, appunto.
Sebbene, con “Ossa Rotte”, io abbia cominciato ufficialmente una collaborazione con Artist First circa la distribuzione. Però, ad oggi, mi occupo io del resto, assieme al mio paroliere Antongiulio Iorfida e ad altri ragazzi che mi hanno aiutato e mi aiutano ad essere Retro

Retro e vintage sono sinonimi?

Retro è quasi un ossimoro. Il tocco vintage c’è, ma, nel progetto Retro, prevale decisamente la sperimentazione nella ricerca del “moderno”.

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