Emanuel Borzellino

Emanuel Borzellino: in viaggio su una “Cinquecento” piena di ricordi | Intervista

“Cinquecento”, il brano con cui esordisce Emanuel Borzellino, può descrivere uno di quei viaggi fatti con gli amici senza una destinazione finale. Le ruote mangiano la strada mentre all’interno, stretti tra i sedili, fuoriescono ricordi che rinascono sotto forma di domande e pensieri.

Si ripensa agli amori del passato, alle promesse infrante cercando conforto nello sguardo e nelle parole dei passeggeri.

I ricordi prendono vita spingendo l’acceleratore del cuore, accarezzando la mente con un vento di malinconia.

“Cinquecento” parla di come ci si può sentire distanti, nonostante si possa essere vicini fisicamente, diventando allo stesso tempo una scatola dentro la quale Emanuel Borzellino si sente protetto.

INTERVISTANDO EMANUEL BORZELLINO

Hai scelto di debuttare con questo progetto solista in questo periodo perché ti piace rischiare e sentivi di non avere nulla da perdere come canti nel tuo brano?

Il “non aver nulla da perdere” di cui canto nel mio brano si riferisce a certe storie del passato così complicate ma che adesso, probabilmente, saprei gestire con più consapevolezza. 

Chi sono gli artisti ai quali ti vuoi ispirare?

Penso che ascoltando anche distrattamente il mio pezzo, l’influenza dei Marta sui tubi e Tre Allegri Ragazzi Morti sia più che tangibile.

Tuttavia, il mio background è fatto di tutt’altra pasta: si va dai miei cari Iron Maiden, ai Mars Volta, passando per i Foo Fighters.

Si possono pesare i ricordi?

Probabilmente, tendo a dare un peso eccessivo ai ricordi, di cui il brano stesso è rappresentazione. Grazie a “Cinquecento” e al tempo impiegato nella sua realizzazione, mi sono reso conto di dovermi riappacificare con i miei trascorsi.

Ti è mai capitato di lottare contro i tuoi pensieri?

In questi ultimi tempi mi è capitato spesso di dover fare i conti col pensiero, con l’idea, di imbarcarmi in questo progetto in solitaria. Anche se di “solitaria” vera e propria, non si può parlare, essendo continuamente affiancato e supportato da persone che stimo tantissimo e che giornalmente mi aiutano a combattere le incertezze.

La Cinquecento è un simbolo dell’essere italiani?

No, il nazionalismo non mi interessa! La cinquecento è il simbolo di Emanuel, almeno nel piccolo “mondo” da cui proviene. (Un piccolo paese di provincia dell’agrigentino)

È importante non solo per me, ma per i miei amici e per chi ci si è trovato dentro.

Quali sono le piccole cose di cui si nutre l’amore per vivere?

“Crazy little thing called love” cantavano i Queen

“L’amore è fatto di cose piccole” canta Emanuel.

Ci sono emozioni che la musica cerca di comunicare più spesso?

Ogni brano, ogni genere, ogni accordo, sono funzionali al musicista per comprendere le proprie emozioni e cercare di trasmetterle. 

Con che occhi guardi il futuro?

Ho già del materiale su cui sto lavorando con l’obiettivo di tirarne fuori presto un EP e di farvelo sentire, sperando in tempi migliori, anche live.

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