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Per resistere al fianco di Carmine Tundo | Intervista

Pantaleo Romano

Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Carmine Tundo (La Municipàl, Diego Rivera). Si è parlato di questo tour post covid, della prima tappa nella capitale francese e ovviamente del nuovo disco, con le innovazioni e le tecniche che l’hanno reso per certi versi diverso dai precedenti. Inoltre abbiamo chiesto al cantautore salentino delle curiosità sul suo rapporto con gli strumenti musicali e le diverse formazioni in cui suona, i progetti per il futuro, come la nuova band in arrivo a settembre, Mundial, ed il rapporto con i social network.

Allora Carmine, come sta andando questo tour con La Municipàl in epoca post covid?

Guarda fortunatamente quest’estate stiamo suonando parecchio. Siamo partiti da Parigi ed è stata una cosa molto bella, ci hanno accolto in ambasciata perché si trattava di un evento per l’istituto italiano di cultura. Purtroppo siamo rimasti poco in città, ci sarebbe piaciuto visitarla di più. Anche con gli altri progetti abbiamo molte date, poi bisogna vedere cosa succederà da ottobre. Per ora ci portiamo a casa quest’estate e poi si vedrà insomma.

Ma nel concreto come ci si sente a suonare live dopo il covid? Immagino sia molto liberatorio.

Sicuramente è stato liberatorio tornare sui palchi. Devo dire che la fase dello studio mi piace molto. Stare in studio per registrare e completare i lavori è quello che amo ma è molto importante anche la fase dei live dove si ha un feedback su come funziona il disco dal vivo, soprattutto per un album come “Per resistere al tuo fianco” che è stato pensato per avvicinarsi alla dimensione live de La Municipàl.

Infatti in altre interviste hai ribadito la vocazione live del disco. M’interessava per questo chiederti come sei riuscito tecnicamente a rendere questo effetto, questa spinta sonora che si sente tutta nelle 11 tracce dell’album.

Per prima cosa c’è stata una crescita nell’attrezzatura usata. Essendo anche il produttore ho registrato io il disco ed ho comprato dei nuovi microfoni che hanno una resa sonora migliore a quelli usati nei dischi precedenti. Poi in secondo luogo, a differenza dei precedenti lavori, sono partito dalla sezione ritmica per dare l’impatto live a basso batteria e chitarra. Nei dischi passati di solito usavo delle batterie elettroniche oppure degli ibridi. In “Per resistere al tuo fianco” invece tutta la sezione ritmica è identica all’esecuzione live, con un’impronta molto rock.

Mi sono concentrato molto in sala prove per arrangiare l’album in quel modo rispetto agli album precedenti che nascevano più in solitaria, utilizzando pro tools ad esempio. Inoltre c’è stato un missaggio analogico fatto da Ivan Rossi, un fonico fortissimo, a Milano. Per questo ragione l’album è molto denso e magmatico rispetto a quelli pubblicati finora.

Un’altra domanda che volevo porti riguarda la scelta dei suoni. Come scegli i suoni di un disco? Ti vengono in mente e poi cerchi di riprodurli oppure è un processo più istintivo e legato all’ispirazione del momento?

Diciamo che di base quando faccio un disco ho già dall’inizio il suono ben preciso in testa, poi riuscire a realizzare quello che hai in testa non sempre è facile e magari molte volte tecnicamente non ci riesci. Quello è poi sia una questione di esperienza come produttore che di bravura in generale. Io cerco sempre di sperimentare ed andare oltre per ottenere i suoni che avevo in mente. Mentre registri un disco hai una visione, delle idee che poi nel corso della registrazione si modificano, tante cose si stravolgono ed è anche quello il bello.

Ovviamente in pandemia abbiamo avuto tanto tempo per tirar fuori i suoni che volevo, soprattutto nella fase di pre-produzione e registrazione. Ho avuto modo di provare con tantissimi microfoni che nel frattempo ho acquistato, di spippolare tra i diversi amplificatori provando diverse soluzioni, ed è per questo che si tratta di un album prodotto in un certo modo. Devo dire che sono molto contento del risultato finale.

In un’intervista hai dichiarato che “Per resistere al tuo fianco” è in forte connessione con il precedente “Bellissimi difetti”. E’ un legame voluto oppure è nato strada facendo?

In realtà sin dal primo album io sento un’evoluzione che va di pari passo alla mia crescita umana. Per me è come se fosse un unico filone, un’unica storia cominciata con il primo brano pubblicato e che cresce con il personaggio che in questo caso sarei io perché tutti i dischi sono autobiografici. E’ una crescita in parallelo, la mia umana e quella dei dischi che ovviamente vengono influenzati totalmente da quello che vivo.

Photo: Danilo D’Auria Foto

Avendo tu diversi progetti musicali immagino che questa visione possa ripetersi e declinarsi nelle diverse esperienze in modo che ogni formazione in cui suoni rappresenti un diverso filone narrativo.

Si, diciamo che ogni disco che faccio con i progetti paralleli è una parte di me che cerco di sviluppare e di approfondire. E’ un modo per capire di più me stesso. Spero in futuro, quando avrò la maturità giusta, di farli confluire tutti in un album che racchiuda tutte queste sfumature rappresentate nei diversi progetti.

La scrittura, essendo la stessa persona, segue un determinato flusso nelle diverse formazioni. Mentre dal punto di vista sonoro cerco di differenziare anche perché mi piace esplorare mondi nuovi e molto differenti.

Ad esempio a settembre uscirà un altro disco con un progetto nuovo che si chiamerà Mundial dove mi sono lanciato ad esplorare le sonorità della world music. Si tratta di un altro mondo che non ho mai affrontato e tutto ciò mi diverte molto perché mi fa crescere tanto anche dal punto di vista produttivo perché ogni genere ha delle esigenze diverse dagli altri. Quindi se registro degli strumenti acustici e percussivi di world music devo utilizzare determinate microfonazioni, e tipi differenti di microfoni rispetto agli album de La Municipàl ad esempio.

Volevo chiederti una curiosità sugli strumenti musicali che possiedi. Suonando anche io la chitarra ne posseggo alcune a cui sono particolarmente legato e conosco il rapporto che si vive con gli strumenti. Per questo volevo chiederti: quali sono gli strumenti a cui sei emotivamente più affezionato?

Allora io ho un problema con qualsiasi strumento musicale perché mi lego affettivamente con ciascuno di loro. Di norma ho comprato sempre uno strumento per ricordarmi di una determinata cosa. Ad esempio ho un Fender Jazz bass che ho comprato quando è morto Paco, il mio cane, e quindi quel basso per me si chiama Paco ed ha un significato speciale. Questo per dire che ogni strumento ha un suo significato per me ed è per questo che non riesco a venderli e ho magari 40 chitarre di cui non me ne faccio niente per poi restare senza una lira, ma quello fa parte del gioco diciamo.

Del resto anche le chitarre mezze scassate, di poco valore, in alcuni brani trovano il giusto posto ed hanno quella personalità che fa la differenza. Parlando però di strumenti a cui sono particolarmente legato ultimamente ci sono un basso Precision della G&L con cui ho registrato tutto “Per resistere al tuo fianco”. Si tratta di un basso che avevo comprato per caso ed è quello che mi da più soddisfazioni. Mentre per quanto riguarda le chitarre c’è una Gibson SG Standard con la quale ho un sacco di ricordi perché ci ho suonato in tanti locali quando ero più giovane. L’ho anche spaccata sul palco e poi l’ho rimessa insieme, le ho infilato delle viti, senza motivo, nel body, insomma, ho fatto un pò di cose strane…

Qual è il tuo rapporto con la fotografia e i video, dato che hai fatto anche la regia di videoclip e cortometraggi? Consideri l’aspetto video legato a quello musicale?

Si tratta di qualcosa che mi è sempre interessato e credo che a volte musica e video possano andare di pari passo. E’ un legame che sicuramente in futuro svilupperò meglio però ad esempio su questo nuovo disco de La Municipàl abbiamo realizzato una mini serie con Gianluca Spatulli che è un regista molto bravo. Diciamo che cerco sempre di collegare i video alla musica perché mi piace avere storie molto lunghe da raccontare. Spero in futuro di poter aver più tempo da dedicare a questo aspetto degli album.

L’ultima domanda che ti pongo riguarda i Social Network. Che rapporto ha Carmine Tundo con i social, anche nell’ottica dell’accettazione di sé e di “resistere alle mode”?

Se non dovessi usarli per lavoro credo che gli userei davvero pochissimo oppure non li userei affatto. A livello caratteriale cerco di mettere la musica davanti a tutto il resto. Preferisco far parlare le canzoni e per come sono fatto non mi piace stare al centro dell’attenzione.

Sicuramente il mondo di oggi si basa su quello e ovviamente ci sono i pro e i contro. Ad esempio per un progetto musicale è il modo migliore per farsi pubblicità, non ci sono altri canali se si è una band indipendente.

Credo che stia ad ogni persona cercare di portare avanti il proprio modo di fruire i social e dovrebbe essere il più sano possibile, senza esagerare perché si vedono troppe cose brutte in giro. Tante persone sono influenzate negativamente dai social però questo è il progresso e la tecnologia e chissà dove arriverà tutto ciò.