Zeep: Esiste davvero una risposta sul senso della vita? | Intervista

Orami settembre è iniziato da qualche giorno e mi stavo chiedendo in quanti hanno mantenuto la promessa di cambiare, fare qualcosa con l’arrivo di questo mese. Forse in pochi mentre altri anno preferito far finta di nulla spostando la data sul calendario ancora un po’ più avanti arrivando magari a tanto così dal dire,  “vabbe ormai ci penso con il nuovo anno”.

Ecco spesso capita di rimandare le cose, evitando di affrontare i problemi ma in questo modo rischiamo anche di non goderci i possibili benefici e non vivere al meglio, rimanendo sempre in bilico tra la realtà è il nostro voler essere.

“Davvero” la nuova canzone di Zeep che anticipa l’uscita di un Ep in più episodi dal titolo “Astronavi e Carriattrezzi”,  riflette molto sul concetto che a volte ci manca davvero quel qualcosina in più per trovare una felicità che all’apparenza può sembrare lontanissima e inafferrabile.

Il futuro incerto diventa l’ancora che trattiene i nostri i sogni, anche se forse  infondo stava tutto lì, a pochi passi da noi  che invece di cercare la luna guardavamo solo il grigio dell”asfalto.

INTERVISTANDO ZEEP

Qual’è il vero significato della vita?

Probabilmente se lo sapessi non scriverei canzoni. Forse per vivere bene dovremmo solo essere la miglior versione possibile di noi stessi, forse la vita “un senso non ce l’ha”. Io nel dubbio continuo a scrivere canzoni.

“Astronavi e Carriattrezzi” sembrano due mondi molto diversi tra di loro come mai hai scelto questo titolo per il tuo nuovo Ep?

È un titolo che descrive alti e bassi, momenti di up totale alternati a giornate da schifo, ed è anche un po’ il mood dell’EP. Dentro ci sono amore, rabbia, insicurezza, spensieratezza e un pizzico di nostalgia. Il messaggio finale però è che, per quanto un carro attrezzi possa rovinarti la giornata ritirandoti la macchina, ci saranno sempre dei momenti felici che valgono molto di più 

La musica può riparare i nostri sentimenti?

Non so se possa ripararli, ma sicuramente aiuta a metabolizzarli e a immedesimarsi in quelli degli altri. Per me che scrivo è uno sfogo, una cura, e spero che un po’ possa esserlo anche per chi mi ascolta.

I giovani oggi sono la generazione dell’incertezza?

Credo proprio di si. Abbiamo paura del futuro come mai nessuno prima di noi, e credo che non abbiamo tutti i torti. Siamo figli di una generazione che ha sbagliato tanto e che ha pensato bene di scaricarci addosso le conseguenze con un “eh, ma i giovani d’oggi non hanno voglia”.

Come vivi la vita in provincia?

L’ho vissuta bene, nonostante la voglia costante di scappare e cambiare posto. Ora che vivo in città e vedo meno spesso i vecchi amici devo ammettere che provo un pizzico di nostalgia. La provincia forse mi ha tolto qualche occasione, ma mi ha insegnato tanto e la porto ancora con me nelle mie canzoni.

Il modo migliore per festeggiare un gol di Pavoletti è stappando un Ichnusa?

Assolutamente si! E cantando “Fantacalcio” allo stadio. Quando ho saputo che l’avrebbero messa in play a ogni suo gol non ci credevo, ma quando l’ho sentita guardando la partita ho saltato come un bambino!

 

Quanto è importante apprezzare le piccole cose?

È fondamentale, anche se lo sto imparando solo ultimamente. Sono le piccole cose che ci rendono vivi, ma le diamo per scontate rincorrendo sempre qualcosa di migliore. Ho mille obiettivi, ma mi sono ripromesso di apprezzare ogni passo del mio percorso.

Diventare grandi vuol dire imparare a?

Vorrei potervi rispondere, ma credo di non essere ancora pronto a diventare grande. 

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