Babele

Babele: “Le Mie Parole è il modo più onesto per presentarmi” | Intervista

Babele è un cantautore siciliano classe 1999. Ha unito la passione per la musica al talento nella scrittura in un progetto che prende il nome dal termine ebraico “balal”, che significa confusione. La confusione creativa di Babele è frutto delle sue influenze musicali, delle città in cui ha vissuto, delle passioni che lo muovono e della sua curiosità. Il suo primo brano, Le Mie Parole, è il suo manifesto emotivo.

Le Mie Parole è il suo primo singolo, un brano di cantautorato contemporaneo italiano. Unisce sonorità elettroniche al pop internazionale per parlare agli ascoltatori di emozioni comuni come l’insoddisfazione, la solitudine e l’incoerenza. Il punto di vista giovanile è arricchito dall’uso di immagini evocative che contribuiscono a dipingere un quadro chiaro delle sensazioni dell’autore. La struttura circolare del brano -si apre e chiude con il ritornello- simboleggia la ciclicità degli atteggiamenti non propositivi e rappresenta la stasi emotiva di chi canta nelle condizioni in cui da solo si è posto.

Per completare il progetto, si unisce al brano un videoclip scritto e realizzato nell’ottica di offrire all’esperienza di ascolto delle immagini dal gusto pittorico che simboleggino il rapporto contraddittorio che Babele ha con i suoi sogni.

Intervistando Babele

Le tue cicatrici cosa ci raccontano? E cosa raccontano a te stesso?

Ferirci ci fa percepire di essere vulnerabili. Non che io abbia mai pensato di essere invincibile, per carità, ma sbattere contro qualcosa mi dà il senso dello spazio a cui non arrivo. Credo di aver imparato a sfruttare queste occasioni come esercizio per testare i miei limiti. Le mie debolezze mi hanno sempre aiutato ad avere coscienza di me, nel bene e nel male. Raccontano le cose che ho fatto e i punti in cui ho ceduto. È bello, è intimo. Credo che espormi con un testo così personale sia il modo più onesto di presentarmi al pubblico.

Babele è caduta tra il dualismo dell’unione e del caos: come fai tu a gestirli? Quali sono le forze che muovono la tua arte?

Credo, piuttosto, di conviverci. In qualche modo li tengo per mano e scrivo con la consapevolezza di potermi affidare all’una o all’altro -o ad entrambi, s’intende. Dopotutto, credo fermamente nella bellezza che nasce da elementi diversi che si uniscono e, con ancor più fascino, dalla confusione. La trovo, in qualche modo, una metafora delle relazioni. L’incontro è sempre un valore aggiunto, per questo mi chiamo così. Ci sono tante altre cose che mi incuriosiscono, specialmente dentro di me. L’esplorazione dell’io è un fatto complicato, ma tremendamente interessante. Iniziare a scrivere è un punto di partenza importante, ma pubblicare il primo singolo deve essere memorabile.

Come hai vissuto la tua prima uscita discografica?

È stato bellissimo. Ho aspettato la mezzanotte in spiaggia, sullo Stretto, con qualche amico e due pizze alla Nutella. Avevo bisogno di “celebrare” la cosa, è stato per troppo tempo un sogno da cassetto di prim’ordine. Quando la canzone è andata online mi sono sentito come un bambino alla sua festa di compleanno. Sono stato sopraffatto dall’amore delle persone che in tutto questo tempo mi sono state accanto, e ho incontrato il supporto meraviglioso di tutti quelli che ascoltavano il brano e ci tenevano a mandare un messaggio. Una dose d’affetto non da poco e, soprattutto, di soddisfazione.

Pensi che “Le Mie Parole” sia un episodio isolato di “sfogo” oppure il primo punto di una storia ancora da cantare?

Le Mie Parole è il preludio di quello che ancora deve arrivare. Volevo che questo brano mi introducesse, per poi lasciare spazio ad altre parti di me, altre canzoni, altre analisi. Sono felicissimo che sia stato lui ad aprire la strada, ma ho tanto altro da raccontare.

 “Foto di Michelangelo Fratianni”

Un artista siciliano, uno italiano ed uno internazionale di cui Babele non può fare a meno.

Senza alcun dubbio la prima artista che ti nomino, in quanto cantautrice siciliana, è Levante. La sua scrittura e capacità comunicativa sono per me fonte inesauribile di ispirazione. Parlando di artisti italiani, faccio un salto all’indietro fino ad un bolognese doc della vecchia scuola, Lucio Dalla. Sono affascinato dall’autore e musicista che è stato. Quando lo ascolto torno il bimbo attaccato all’amplificatore di mamma e papà mentre tutti insieme si canta “La Sera dei Miracoli”.

Sul piano internazionale, invece, non posso trattenermi dal nominarti Florence + the Machine. Con un concerto all’Unipol Arena di Bologna di qualche anno fa hanno conquistato un pezzo del mio cuore.

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