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Nemos: “Le canzoni sono quadri astratti” | Intervista

Per Nemos la musica è l’espressione più totale della libertà con le canzoni che assomigliano a quadri astratti pieni di colori e forme che ognuno puà interpretare a suo modo, affezionandosi  in particolare a certe storie.

Ascoltando il suo ultimo disco dal titolo “La leggenda del soldato gentile” mi è arrivato come un disco ricco di lotte e piccole o grani battaglie che dall’individuo si espandono alla comunità, ma invece per l’artista il suo è più un modo per esplorare le varie forme, complessità della realtà.

Prima di leggere quest’intervista è quindi consigliato mettersi comodi e ascoltare le sue canzoni, per poi cercare  risposte o possibile interpretazione scorrendo le domande qui sotto.

INTERVISTANDO NEMOS

Qual è “La leggenda del soldato gentile”?

Come tutte le mie canzoni ‘’La leggenda del soldato gentile’’ è un insieme di immagini collocate l’una accanto all’altra, dalle quali emerge una favola moderna: la storia di un fantasma buono che appare alle persone in un momento difficile della loro vita e le aiuta a trovare la forza di andare avanti. Tutto ciò è raccontato in un flusso onirico che lascia spazio ad altre suggestioni, concetti e storie nella storia. Mi piace pensare alle canzoni come dei quadri astratti dove si riescono a distinguere delle figure, ma la loro comprensione e il loro sviluppo sono aperti all’interpretazione.

“Ce la faremo” è più un obiettivo o un’illusione?

Sicuramente è un’espressione di speranza e solidarietà che si può declinare in vari modi. Credo fortemente nell’interpretazione aperta dei testi, ci sono molteplici significati in ogni accostamento di parole, l’ascoltatore inoltre può seguire un percorso diverso dal mio e portare alla luce elementi e livelli di lettura di cui io stesso non mi ero accorto. Ricordo, per esempio, che quando ho pubblicato il primo album, un amico blogger ha interpretato uno dei testi in modo completamente diverso dal mio, ma mentre lo raccontava mi sono reso conto che la sua interpretazione era altrettanto valida. Questo vale per questo testo come per tutti gli altri.

PH: Nemos

La lotta è un elemento che ritorna nella tua musica?

Direi di no, in realtà non credo sia una categoria che appartiene alla mia produzione, per lo meno se la intendiamo come conflittualità o addirittura violenza. Preferisco pensare e scrivere secondo altre categorie maggiormente aperte alle sfumature e al tentativo di esplorare la complessità del reale. Detto questo, come dicevo ognuno può vedere in quelle immagini qualcosa di diverso e ogni interpretazione è legittima.

Cosa rappresenta “Berlino” per te?

Le città ricorrono spesso nelle mie canzoni, nel primo album si cita Varsavia mentre ‘nel secondo c’è un brano dal titolo ‘’London’’. In questo terzo album Berlino che appare in effetti due volte. Credo sia un posto molto particolare,  come varie città di quell’area dell’Europa, dotato di una bellezza molto suggestiva ed insolita, con un forte elemento di malinconia e allo stesso tempo di energia e vitalità. L’immagine del muro che cade, al di là del significato storico, è una potente figura che incarna con forza il concetto di passaggio, rottura, rinascita.

“La gioia dei 90” dipende dallo scorrere del tempo o da come è cambiata la società?

‘’La gioia dei 90’’ è quella della mia generazione che in quegli anni si affacciava alla vita per la prima volta e guardava il mondo con quegli occhi, è la nostalgia di uno sguardo che per forza di cose crescendo aumenta di complessità. Non credo che si possa oggettivamente affermare che la società di oggi sia peggiore o migliore. In realtà il pezzo è un melting pot di immagini, ricordi e percezioni provenienti da quel periodo.

A volte capita di sbagliare consapevolmente?

Sicuramente, credo che il concetto di sbaglio sia spesso labile soprattutto in alcuni ambiti. Per esempio, mi capita molto spesso durante la registrazione che qualcosa vada storto ma alla fine decido di lasciarlo così perché lo preferisco all’idea originale. Inoltre, uno ‘’sbaglio’’ è qualcosa di irripetibile che aggiunge un elemento unico, una piccola opera d’arte se vogliamo.

Che differenze ci sono tra fare un pezzo in italiano o in inglese?

Nel mio caso, essendo madrelingua, la scrittura in italiano mette a disposizione maggiori soluzioni ma d’altro canto mi porta a essere estremamente esigente: lavoro moltissimo su ogni parola, sia sul significato che sul suono e sul rapporto con le altre parole. In inglese mi trovo ovviamente con strumenti più limitati nonostante sia una lingua che utilizzo ogni giorno,anche qui c’è un lavoro di ricerca, in alcuni casi mi capita di inventare parole per esprimere concetti non codificati o prenderle da altre lingue. La scelta di utilizzare entrambe le lingue è poco diffusa, nel mio caso però è un’esigenza fondativa, ci sono idee o immagini che emergono in una delle due lingue ed è importante esprimerle in quella lingua stessa. Ne ‘’La leggenda del soldato gentile’’ ho utilizzato l’Italiano in tutti i pezzi tranne uno, mentre nel prossimo album a cui sto iniziando a lavorare ci saranno probabilmente più brani in inglese.