Indie Italian Icons | I protagonisti della musica italiana che verrà

Indie Italian Icons | I protagonisti della musica italiana che verrà

Riflettere le gioie e i dolori di una generazione intera non è facile, soprattutto se i modi di esprimersi sono tanti e differenti e se le persone a cui lo descrivi sono tutte diverse.

Eppure qualcuno ce la fa e ci racconta com’è difficile e com’è bello farlo, nascosto in quel vecchio stereo che abbiamo in camera, nella cassa piena di sabbia che portiamo in spiaggia, nel paio di cuffie di che ci si arrotola puntualmente tasche della giacca, dentro una radio che ci tiene compagnia mentre siamo in coda. E noi ci sentiamo meno soli. 

Giovani, energici e con sogni così grandi da non starci in un cassetto: ecco chi sono gli artisti che abbiamo selezionato tra i migliori emergenti. 

 

MIGLIO 

Bresciana di nascita e Bolognese di adozione, Alessia Zappamiglio, in arte Miglio, ha un modo di esprimersi tutto suo. Nella città di Dalla e di Guccini vive in 60 metri quadri in cui scrive e compone con la chitarra acustica scene della vita di tutti i giorni, cantando del fascino e della fittizia prevedibilità che l’ordinarietà ci mostra. In Miglio troviamo strade ed emozioni, battigie e grandi, complicati amori, che trasmette con un’intensità visiva che non è da tutti. Moltissime le influenze musicali, che vanno dal grande cantautorato italiano all’underground americano. La particolarità della cantautrice è proprio la sua capacità di far brillare il quotidiano, le piccole storie apparentemente banali di cui non ci si accorgerebbe di norma.

In Miglio avviene un ribaltamento: tutto ciò che è abituato a fare da sfondo, lo troviamo in primo piano, protagonista tanto quanto le persone e i sentimenti. La cantautrice ci ricorda una cosa importante, ovvero che a volte sono proprio i piccoli dettagli a fare la differenza, i contesti: aree di servizio, autostrade, impianti balneari in riviera, giardini pubblici e tutte le piazze in cui ci siamo ritrovati a ballare, a ridere, a piangere, a vivere. 

GINEVRA

Classe ’93, Ginevra rientra nella lista degli artisti più rilevanti del 2022. La sua voce ci è sembrata una carezza fin dal suo primo ep, “Ruins”, risalente al marzo 2019, quando Ginevra cantava in inglese in un’atmosfera ipnotica in cui suoni pop si mischiavano all’elettronica e il cantato sembrava un mantra. Nel 2020 è uscito “Metropoli”, disco in cui l’artista inizia a cantare in italiano, ma, ad oggi, non si è mai tolta di dosso il segno distintivo che la rende proprio lei. Si tratta di un manto elettronico che rimane morbido, dolce, cucito su una voce chiara e limpida che sa sempre bene quando parlare e quando far parlare la musica.

Il talento di Ginevra non è rimasto a lungo un segreto e, nonostante la sua giovane età, ha collaborato con artisti del calibro di Noemi, Mecna, Ghemon, per arrivare quest’anno sul palco di Sanremo ad affiancare La Rappresentante di Lista insieme a Margherita Vicario e Cosmo nella cover di “Be My Babe”, da cui, diciamocelo, non ci siamo ancora del tutto ripresi. 

CMQMARTINA

Cmqmartina è giovanissima ma ha un’identità forte e chiara che ci ha urlato in faccia dal primo momento in cui l’abbiamo vista. Tra gli artisti di questa classifica è, senza ombra di dubbio, uno dei progetti più particolari e potenti. Perché Cmqmartina dimostra a chiunque la guardi che la cassa dritta può essere molto di più di quello che crediamo. La giovanissima cantante vanta un gran numero di singoli e la bellezza di tre album (Disco, Disco 2 e Vergogna, uscito quest’anno), oltre che featuring di un certo livello. Il suo timbro, preciso, sicuro e dolce, entra in un bellissimo contrasto con i temi trattati nei pezzi.

Cmqmartina osanna l’imperfetto, ciò che è puro proprio perché è sporco, è bucato, è scuro, è sbagliato, è tabù. Una naturalezza cruda che non ha mai avuto paura di cantare e che non può che farci venire voglia (semi-cit. dal suo primissimo singolo) di “lasciarci andare”. E in questa confusione, tra continui paradossi dati dai contrasti, i freni inibitori si abbassano e rimangono pulsioni, sensualità, il dubbio nell’ascoltatore che il confine tra giusto e sbagliato non ci sia più o forse non sia mai esistito. In Cmqmartina niente è lasciato al caso, perché per riuscire a far crescere bene un progetto tanto ambizioso c’è un ingrediente che è obbligatorio: il  talento. 

GIUSE THE LIZIA

Giuse The Lizia un po’ ci intimorisce, ha 20 anni e un sacco di cose da dire. E il bello è che sa pure come dirle. Dalla cover band degli Strokes che aveva nella provincia di Palermo in cui nasce, arriva in un’artistica e tanto amata Bologna, accompagnato dalla sua chitarra, con cui scrive canzoni da quando non era nemmeno maggiorenne. I pezzi di Giuse, non ce n’è, funzionano sempre e ti si incastrano in quella parte di cervello che ti permette di ricordare il nome della tua maestra delle elementari e tutte le sigle dei cartoni animati. E funzionano per un motivo: perché sono semplici e non sono mai scontati. Non rimangono mai basici pezzi pop con la chitarra, ma hanno carattere e ambizione.

Il sound è ogni volta interessante, sebbene vari parecchio da canzone a canzone – pensiamo ad una “Boy, don’t cry” rispetto a “Fatti tuoi” o “Serate Toste”-. Questo, unito al suo modo di cantare (una sorta di cantautorato-rap) e al timbro letteralmente inconfondibile, lo fa essere vincente. Avevamo puntato su Giuse The Lizia dal primo ascolto di “Vietnam” e non smetteremo di certo ora. Non prevediamo ancora il futuro ma, se dovessimo scommettere, diremmo che si tratta di qualcosa di grande. 

POST NEBBIA

From Padova with love, la giovanissima band classe ‘99 ha mostrato di saper maneggiare con cura le chiare influenze derivanti dal pop/rock psichedelico ed elettronico internazionale. Proprio questi generi, che stanno tornando prepotentemente alla ribalta, si sono insinuati anche nel cantautorato indie italiano dando vita a dei progetti davvero interessanti. Tra questi, i Post Nebbia si sono presi il loro posto e in poco tempo hanno dimostrato di sapersi distinguere dalla massa, accompagnando un genere originale a dei testi maturi e pregni di significato, assicurandosi così un posto che è loro quasi d’obbligo. Tre album all’attivo – “Prima stagione” (2018), “Canale Paesaggi” (2020) ed “Entropia Padrepio”, uscito proprio quest’anno – e tanta voglia di scoprirne di più.

Che stia proprio in questo la forza della band padovana? Nella voglia che ti viene di andare avanti dopo aver ascoltato un loro pezzo? I Post Nebbia ti mettono addosso la curiosità di scoprirne sempre di più e, chiediamocelo, di quanti altri lo possiamo dire? 

MARTA TENAGLIA

Marta Tenaglia, stella di Milano, non poteva mancare in questo numero. Ha 28 anni e un progetto che non sa smettere di stupire. La cantautrice ha  fatto uscire il suo primo album, “Guarda dove vai”, proprio nel 2022. Una musica materiale quella di Marta, fatta di elementi mescolati l’uno con l’altro, ma che non perdono il loro io, la forma, restano concreti e pesanti. E l’io di Marta Tenaglia non è da meno: non perde la sua concretezza, ha un peso specifico in ognuno dei pezzi che ascoltiamo.

I generi sono stanze colorate e arredate in modo originale nell’unica grande casa in cui sentiamo Marta cantare con il microfono. Contesti che toccano mondi diversi, tra cantautorato ed elettronica. La voce è pop, è soul, è rap. È tutto ciò che vuole essere in quel momento. La cantautrice milanese ci ha mostrato il suo mondo così bene che siamo finiti col caderci dentro e ne vogliamo vedere ancora. 

GALEA

Galea ha 22 anni e fa la cantautrice. No, riformulo. Galea ha 22 ed è una cantautrice. 

La musica definisce la sua identità senza sforzo o costruzione. Quest’anno è uscito il suo primo ep, “Come gli americani al ballo di fine anno”, un gioiello in tutto e per tutto, nonché la dimostrazione che l’artista pugliese non ha solo una voce meravigliosa, ma anche una penna rara. Non per nulla nel 2021 è finita sul palco di Sanremo Giovani con “I nostri venti”, un pezzo in cui racconta i controsensi e il pragmatico sentimentalismo di un’intera generazione con una capacità descrittiva disarmante.

L’atmosfera che ci propone a livello musicale prende spunto dal cantautorato italiano gusto anni ‘70 e dall’indie folk alla Phoebe Bridgers, rivisitati però in un suo personalissimo modo. La cantautrice da una sa farsi voce di tutti e le basta poco: la chitarra e la sua voce. Ti entra dentro senza che tu l’abbia nemmeno invitata. Siamo certi che Galea, come la nave da guerra da cui prende il nome, andrà dritta per la sua strada e non si fermerà, perché, non ci sono dubbi, questo è un mondo che le appartiene. 

BAIS

Classe 1993, Bais è una delle promesse della musica Indie, non a caso è tra i finalisti di Sanremo giovani 2022. Il suo primo EP “Apnea” del 2020, che lo fa conoscere al mondo, ci trasporta dentro un mare di pensieri e di suoni eterei e ovattati, come se stessimo ascoltando i brani sotto l’acqua. Il suo album d’esordio “Diviso Due” ci presenta un Bais maturo abbastanza da riconoscere questa dualità all’interno della sua anima, e che ci chiede di fidarci di lui, e noi non possiamo fare altro che lasciarci trascinare dal suo mood da cantautorato italiano mischiato ai nuovi sound dream pop che lo rendono perfetto da ascoltare in quelle serate dove i pensieri ci affollano la testa e ci spingono verso il buio, ma niente panico, riusciremo sempre a risalire.

“E trovami una cura, dai, che mi faccio paura oggi, che non ho più nessuna voglia, di vivere di corsa” (“Trovami una cura”) quante volte vorremmo che fosse davvero così semplice guarire dalle nostre paranoie sempre presenti dentro di noi, che non ci accettiamo, che pensiamo di non valere nulla, che ci annulliamo davanti al cinismo delle persone e finiamo per non provare più niente. Bais ci aiuta ad esorcizzare questi sentimenti, è come la voce del grillo parlante nel nostro orecchio: e anche se non facciamo l’amore da due anni luce, un po’ ci cerchiamo e un po’ ci troviamo, scoprendo sempre un nuovo lato di noi stessi.

PIQUED JACKS

Portiamo un po’ di internazionale in questa rubrica tutta italiana, ma solamente quando si parla di musica, perchè i Piqued Jacks cantano in inglese, ma sono un gruppo musicale italiano, stelle di punta dell’indie rock nostrano. L’energia e il dinamismo che caratterizza la band si percepisce forte e chiaro in ogni brano ed il loro ultimo disco “Synchronizer” riprende, rielaborandole, le sonorità del rock inglese e ci sembra quasi di essere in un pub londinese o nel mezzo delle campagne scozzesi e non tra la natura toscana .

L’introspezione e la capacità di toccare alcuni tasti dentro la nostra anima, fanno dei Piqued Jacks una delle scelte migliori da ascoltare durante un viaggio, con la testa appoggiata al finestrino e il paesaggio che scorre davanti ai nostri occhi.

IBISCO

Uno degli artisti underground più interessanti del momento non può che essere Ibisco, i suoi racconti della periferia bolognese che conosce forse troppo bene ci entrano come macchie di colore sottopelle che non riusciamo più a lavare via, e non ci dà neanche così tanto fastidio. Si sente forte e chiara l’influenza di Berlino e la sua vita notturna ma anche il cantautorato di Dalla, Ibisco si rivela artista a 360° che ha un fiume di parole dentro di sé ed è pronto a farlo esplodere dentro le nostre orecchie con “NOWHERE EMILIA” e l’ultimo lavoro “DARKSIDE EMILIA”.

Uno dei suoi brani più emblematici “Darkamore” racchiude l’essenza di Ibisco e ce la lancia addosso, nulla è delicato nell’artista né il sound elettronico e duro né il testo sincero e senza fronzoli, ma è proprio per questo che Filippo Giglio ci piace: non è mai banale e “a quei figli di puttana, che vogliono nasconderci” attraverso la forza di Ibisco riusciamo finalmente a dire quello che pensiamo.

ROSITA BRUCOLI

La cantautrice classe ’99 Rosita Brucoli porta tutta la sua forza e la sua personalità all’interno della sua musica, apprezzata anche da tanti artisti affermati che la vogliono come apertura ai loro concerti (tra gli altri Willie Peyote, Eugenio in via di Gioia, Marlene Kuntz). “Ma come si scrive io, ma come si scrive tu” l’album d’esordio “Camminare e Correre” presenta Rosita al mondo, con tutte le sue esperienze e fragilità messe a nudo, entriamo di soppiatto nel suo mondo e difficilmente riusciamo ad uscirne senza graffi sul cuore.

“Si che piangerò, questa è libertà, e mi guarderò fissa allo specchio” ritroviamo spesso una Rosita che si confronta con sé stessa e prova a contare solamente sulle sue forze, ma l’amore è un sentimento importante e umano, e difficilmente riusciamo a farne a meno del tutto. Quello che abbiamo imparato da Rosita è che è importante dare la priorità a sé stessi, ma il bisogno di avere qualcuno accanto che ci protegga, a volte anche da noi stessi, è qualcosa che agognamo e sognamo e mentre la paura ci frega e ci fa vivere una vita piatta e senza stimoli, attraverso la musica Rosita riesce ad uscire dal suo guscio e noi con lei.

gIANMARIA

gIANMARIA, nonostante abbia avuto un percorso a tratti mediaticamente più semplice grazie alla partecipazione ad XFactor, arrivando secondo, è una creatura da proteggere e preservare, la sua immensa sensibilità sincera ci arriva dritto allo stomaco colpendolo ripetutamente e costringendoci a riflettere su chi siamo e chi vorremmo essere. “Fallirò”, l’EP d’esordio di Gianmaria, esorcizza una delle paure dell’artista, dichiarando di fallire, riflette allo stesso tempo in che modo ha già fallito e canta di emozioni viscerali e dolorose, ma possiamo mettere la mano sul fuoco che una fiamma così forte, difficilmente potrà fallire veramente. “Mi nutro di ciò che mi succede intorno e dentro, quindi quel dolore è stato centrale in tutta la mia produzione.

E se mi ha fatto male, come a molti altri coetanei, mi ha anche consentito di scavare a fondo dentro me stesso.” la maturità innegabile di gIANMARIA denota una voglia di lavorare su sé stesso e sulla sua musica non indifferente e l’artista potrà sicuramente essere una delle personalità della generazione Z in grado di aiutare i suoi coetanei a trovare una luce, seppur fioca, in fondo a questo tunnel che sembra infinito.

GIALLORENZO

La band punk rock Giallorenzo, formata da due bergamaschi e due bresciani uniti dall’”odio” verso Milano, in cui condividono situazioni nel bene e nel male, è un’altra perla rara all’interno del panorama indie italiano, per genere musicale e per testi che raccontano storie sempre diverse. Dopo gli applauditi “Milano posto di merda” e “Fidaty”, con l’ultimo progetto “Super soft reset” ci vengono presentati dei Giallorenzo molto più consapevoli e maturi, in grado di trattare temi anche molto delicati con una scrittura eccellente, e percepiamo in ogni brano la sofferenza e il periodo buio da cui stiamo tutti cercando di riprenderci. Chitarre in primo piano e ritornelli arrabbiati, questo ci rimane dei Giallorenzo, che ci ricordano un po’ gli early Verdena e ci catturano dentro una ragnatela fatta di parole e suoni, intrappolandoci dentro il loro “bigino di alternative punk anni 90-2000” e noi ci accomodiamo e arrediamo la nostra nuova casa fatta di sentimenti percepiti all’ennesima potenza e di sound  che ci riporta a quando avevamo quindici anni, sbagliavamo tutto nella vita ed eravamo solo incazzati con il mondo.

ELASI

Immergiamoci ora nel mondo fantastico di Elasi, cantautrice e polistrumentista classe ’93 che possiamo definire solamente come “bianco”, perchè all’interno contiene tutti i colori del mondo, e spesso questa sua caratteristica si rispecchia anche esternamente. Sicuramente ritroviamo la sua poliedricità e il suo mondo onirico all’interno dei suoi brani, a partire dall’EP del 2020 “Campi Elasi”, fino ad arrivare agli ultimi singoli rilasciati, che hanno sempre la capacità di staccarci dal nostro divano in centro a Milano per farci atterrare in mezzo ad un prato sconosciuto, in cui scorgiamo cose che la realtà e la ragione ci hanno sempre proibito di vedere. “Affogo rinasco risalgo su, guardo indietro e dico ciao a quell’accanimento resistito a spazio e tempo” (Sentimentale anarchia) sound psichedelico e testo forte, Elasi ha sicuramente la strada spianata per continuare ad essere una stessa sul cielo della musica indie italiana, noi intanto continuiamo ad addentrarci dentro la sua foresta fantastica, e diventiamo valanghe.

SVEGLIAGINEVRA

Il flusso di pensieri di svegliaginevra ci serve assolutamente per stare bene, così come la musica serve a lei per mettere in fila i suoi pensieri e raggiungere più persone possibile. Sound indie pop con qualche virtuosismo elettronico e ipnotico, voce delicata e decisa allo stesso tempo, svegliaginevra ci ha conquistato già dal suo primo album “Le tasche piene di felicità” in cui ci siamo ritrovati a fare “come fanno le onde”, sempre in movimento, indistruttibili e rotti allo stesso tempo.

Con l’ultimo progetto “Pensieri sparsi sulla tangenziale” svegliaginevra entra definitivamente nella nostra vita, porgendoci pezzi della sua da custodire e curare. Siamo sempre in attesa di provare “qualcosa!” e allo stesso tempo abbiamo paura di queste sensazioni che non possiamo controllare, dell’amore che ci fa piangere e ridere, della paura che ci stimola e ci ferma, dell’amicizia che ci aiuta e ci spegne, esperienze di vita da condividere e da comprendere, anche se ci agitiamo spesso e dovremmo forse fare più meditazione. Attraverso la musica, svegliaginevra comunica con noi e mano nella mano ci accompagna anche dentro i nostri momenti più bui, che alla fine “ci piace di brutto, fare finta di niente e rovinare tutto”.

DITONELLAPIAGA

Ditonellapiaga si conferma artista poliedrica, eclettica e camaleontica, capace di farci ballare fino a stare male e allo stesso tempo di farci riflettere su quanto la vita sia fatta di coincidenze a volte bellissime a volte traumatiche. Le sue influenze musicali sono versatili proprio come lei, che mischia pop all’ R&B, condendo il tutto con una buona dose di musica elettronica. Seducente, emotiva, ruggente, così troviamo Ditonellapiaga nel suo progetto “Camouflage” che segna indubbiamente la sua ascesa nella scena musicale indie italiana, non ha guastato nemmeno l’ottima performance con Donatella Rettore a Sanremo, ma è attraverso il suo album che riusciamo a conoscerla veramente. “Vorrei dirti quanto tempo ho perso a spegnere il sorriso nel pianto per te” (Non ti perdo mai) riusciamo totalmente ad immergerci nel mondo dell’artista, sia nelle ballad romantiche che nei brani più ritmati, come l’ultima uscita “Disco (I love it)” e mentre balliamo al centro della stanza, dobbiamo tenere su gli occhiali da sole per nascondere le lacrime provocate dall’ennesimo sparo gentile dritto nel petto.

BARTOLINI

Bartolini si conferma una delle nuove voci dell’indie pop italiano, e dal 2019 ad oggi ne ha fatta di strada: nel nuovo progetto “Bart Forever” troviamo un artista più maturo sia nel sound che nei testi, con brani impreziositi da collaborazioni del calibro di Lil Kvneki (Psicologi). Storie di vita vissuta raccontate da Bartolini, amori infranti e amori mai nati, fiducia in sé stessi e autosabotaggio, numerosi sono gli argomenti dentro il mondo dell’artista, che pensa troppo e “anche se fuori c’è il sole, in questa stanza piove”.

Ci troviamo catapultati dentro la stanza caotica di Bartolini mentre ascoltiamo i suoi pezzi che ci portano un po’ di luce in mezzo al buio pesto che a volte sono i nostri pensieri e ci offrono delle scappatoie. Non è semplice aprire il proprio cuore al mondo e Bartolini è riuscito a farlo in modo delicato ed incisivo allo stesso tempo, provandoci in ogni momento, e anche se “a marzo ci nascono i pazzi” fingiamo di essere normali, che poi, che cos’è veramente la normalità? Sicuramente non Bartolini, che sicuramente va oltre questa definizione standard.

BLUEM

Superiamo la settimana ascoltando Bluem, eterea artista con sonorità dream pop e oniriche, che attraverso il suo ultimo progetto “Notte” ci guida dentro tutti i giorni della settimana. Gli umori altalenanti, la rabbia repressa che non riesce ad uscire e ci rende ancora più irascibili ed i pensieri ossessivi sono proprio la descrizione di quasi tutti i nostri “Lunedì”, e mentre “Martedì” cerchiamo di farci i fatti nostri e “Mercoledì” scacciamo via da noi tutte le energie negative che vogliono prenderci e portarci via, fino ad arrivare a “Giovedì”, stremati, in cui ci sentiamo profondamente lontani da chi ci sta accanto.

Il weekend ci trascina via dalla realtà e mentre la seconda personalità di Bluem, quella inglese, esce fuori prepotentemente, ci abbandoniamo e ci lasciamo cullare piano piano dalla sua voce delicata che ci fa trovare un po’ di pace in questo caos che sono i nostri pensieri, le nostre vite frenetiche e i nostri impegni, sempre troppi, che non ci permettono di restare per un po’ soli con noi stessi. Bluem ci permette di staccare la testa per un po’ ed è perfetta da ascoltare con delle cuffie che azzerano i rumori esterni, così che la sua voce ci arrivi dritta dentro le vene. 

COSTIERA

Costiera, una band caratterizzata dall’uso di synth e drum machine che attraverso melodie accattivanti e super orecchiabili, ci parla di tutti i disagi della vita e ci insegna che “dentro una canzone c’è molto di più”. “Ragazzini” è il loro ultimo progetto e il trio campano ci accompagna per mano lungo la via dei nostri ricordi, andando a ripescare eventi e situazioni che ci hanno segnato e ci hanno fatto diventare le persone che siamo oggi, le strade che abbiamo imparato a conoscere negli anni e che a volte ci sembrano luoghi sconosciuti, in realtà non sono altro che tracce del nostro passaggio e ci perdiamo nel passato, a volte dimenticandoci di focalizzarci nel presente.

Si sente tutta la difficoltà di una vita di provincia, tutta la paura di non essere all’altezza, di non sentirsi mai la prima scelta di nessuno, ma allo stesso tempo ci ricordano che c’è sempre qualcuno nel mondo che sa sempre dove ci nascondiamo, che sia un luogo fisico o una situazione mentale, e sanno anche come farci ritornare alla realtà. “Costiera guarda il mare, ma non si tuffa”, così si definiscono i tre componenti della band, ma noi, nella loro musica, ci tuffiamo eccome.

SISSI

Un altro giovanissimo talento che non potevamo non citare è quello di Sissi. Cantante lombarda classe ‘99, è stata tra gli artisti più rinomati usciti da Amici 21. Spontaneità e potenza vocale sono i cavalli di battaglia con cui, nonostante l’età, ha stupito tutti, compresi artisti del calibro di Arisa. E poteva non stupire anche noi? Sissi canta pop, ma con un nuovo mood, che si lascia influenzare da generi diversi (probabilmente l’amore per Amy Winehouse ha fatto la sua parte in questo).

Da Amici è uscita con il singolo potentissimo “Come come”, che (oltre che in loop nella nostra testa) ritroviamo anche nel suo album “Leggera”, uscito nel maggio di quest’anno. Ci siamo forse un po’ abituati a pensare che il pop sia il sinonimo di “commerciale”, ma Sissi dimostra che se a monte c’è talento e della voglia di fare, le cose belle, quelle di valore, emergono sempre tra le altre. E sappiamo che Sissi ha ancora molto da dire. 

MARCO CASTELLO 

Marco Castello è uno di quei personaggi a riguardo del quale il sentito e spontaneo commento medio che esce ascoltandolo è qualcosa del tipo: “Ma che glie’ voi di’?”. E se c’è una cosa che non abbiamo timore di dire in questa sede è che il giovane artista siciliano è indubbiamente tra i cantautori più forti che ci siano oggi. Perché in Marco Castello ci sono tanti elementi che uniti lo portano ad un altro livello: studio, professionalità, una maturità che è musicale, vocale e testuale. Sarà stata Siracusa o l’”improvvisata sul palco di Roy Paci” a 12 anni di cui ci parla nella sua bio. Sarà stata l’innata curiosità musicale che lo spinge ad ascoltare di tutto. I tre anni a Milano a studiare tromba jazz, i momenti sì e quelli no.

Sarà stata la parmigiana con Erlend Øye, l’album “Contenta tu”, le collaborazioni importanti. Sarà stato forse tutto questo insieme a ciò che viene prima e dopo. Sta di fatto che siamo contenti del risultato, di questo genere commisto e schiettamente pretenzioso, di una penna che taglia come un coltello. E non c’è molto da aggiungere; Marco Castello vola già così alto che non c’è nient’altro da dire. 

LE ENDRIGO 

Della band bresciana formata dai fratelli Gabriele e Matteo Tura e Ludovico Gandellini ne abbiamo parlato a lungo e per loro un posto non poteva mancare. Le Endrigo cantano un punk-rock anticonformista, femminista (da cui la decisione di aggiungere l’articolo le al loro nome d’arte) che fa della sua “debolezza uno stile di combattimento”. All’attivo ben tre album “Ossa rotte, occhi rossi” prodotto da Jacopo Gigliotti dei FASK, “Giovani Leoni” e l’album-manifesto del 2021 “Le Endrigo”, oltre ad un importante percorso a X Factor nello stesso anno. Le Endrigo di cose ne hanno fatte: partendo dai numerosissimi live nei piccoli bar di Brescia, sono riusciti a costruirsi un’identità forte che non sorprende date le grandi capacità della band. Ogni parola nei testi è soppesata, ha un senso di esistere ed è sempre d’impatto. La musica è potente ma non si ferma a questo. Infatti Le Endrigo potremmo blasfemamente definirli una “trinità”, perché quando suonano diventano letteralmente tre in uno. L’affiatamento, gli anni passati a suonare ovunque, la creazione di una famiglia nuova, nata in nome della musica, traspare, si vede con gli occhi, ma si riesce anche ad ascoltare con le orecchie e ci lascia ogni volta a bocca aperta.

ISIDE 

Interessantissimo progetto quello degli Iside, band bergamasca formata da Dario Pasqualini, Giorgio Pesenti, Dario Riboli e Daniele Capoferri. C’è così tanta ricerca musicale negli Iside che sembra che non sia mai davvero finita. Forse la verità è che il genere stesso scelto dalla band è quello della continua investigazione: un genere ibrido che non ha nessuna intenzione di definirsi. Il cantato oscilla tra il cantautorato di stampo italiano e l’hip hop, la musica è pop, ma anche RnB, distorta da synth e suoni elettronici. In questa apparente confusione tutto funziona però. Tutto è colorato e fa venire voglia di “cambiare gravità, saltare sui divani”, anche quando la band ci costringe a trovarci faccia a faccia con i nostri sentimenti. Il cambio di prospettiva, di idea e di sonorità viene omaggiato dagli Iside stessi che, nel maggio 2021, fanno uscire “Anatomia Cristallo”, album nato durante la pandemia, che riporta nei titoli dei singoli pezzi il numero delle versioni che ci sono state prima della definitiva. Un percorso in itinere, un futuristico quadro di Boccioni in cui da ascoltatore non sai se ti trovi sul treno o se sei rimasto giù ad osservare. E questa sensazione è imparagonabile. 

VISCONTI 

Visconti rientra tra le piacevoli scoperte 2022. Nel gennaio di quest’anno il giovane artista classe 2000 ci propone “Ammorbidente”, il primo singolo dal gusto post-punk, in cui auspica “un periodo decadente”. E sembrerebbe che proprio ciò che è rotto, logoro, vissuto, lo attragga o, quantomeno, sia il terreno giusto per trovare un senso che cerchiamo da anni e forse non riusciamo a trovare del tutto. Alle “Idi di Marzo” l’artista originario di Acqui Terme fa uscire il suo primo album dall’emblematico nome “DPCM”.

Visconti non ha paura di cucire sentimenti intimi su chitarre elettriche che talvolta sono più punk e altre più alternative-rock, ma questi sono sempre accompagnati da un ghigno ironico che sa alleggerire la pressione pur non rendendo l’emozione meno seria. Non solo il genere è interessante per i riferimenti musicali a cui si rifà, ma anche i testi sono impegnati e impegnativi e non privi di allusioni. A 22 anni Visconti parte in quarta e ha dimostrato di poterselo permettere. Pensiamo proprio sia solo l’inizio. 

TROPEA

Tropea, una band il cui sound è difficile da identificare, perchè racchiude al suo interno tutta la musica dagli anni ’60 al 2000 e proprio quando meno ce lo aspettiamo, ecco che compare un synth selvaggio che ci sradica dalla realtà, proprio come un “Plot twist”, ma abbiamo una sola ed unica certezza: la band milanese è indubbiamente uno degli esponenti della musica indie italiana più calzanti. E anche più cringe. Da fuori sembrano proprio il prototipo di ragazzi un po’ impacciati, che non sanno bene come muoversi, ma appena iniziano a cantare e suonare, ritroviamo la maturità di chi si è fatto da solo e di chi ama profondamente quello che fa, ovvero fare entrare tutti quelli che ascoltano la loro musica, uno dopo l’altro, dentro la loro personalissima tana del Bianconiglio.

“Figli del drop”, sono i primi ad aver creato un brano specificatamente per Tik Tok e di nuovo non possiamo fare altro che sottolineare la peculiarità della band, che nonostante sia italianissima, nell’EP “Your wonderful time” canta esclusivamente in inglese. Siamo tutti un po’ dei casi umani, ma i Tropea ci ricordano costantemente che non serve essere sempre consapevoli nella vita, possiamo anche fermarci un attimo e dichiarare che oggi non ci va di fare niente, recuperiamo le energie, penseremo domani al futuro e a tutte le nostre paranoie, per adesso godiamoci i Tropea, chiudiamo gli occhi e sogniamo una bellissima isola tropicale.

DELICATONI

I Delicatoni, sono quattro ragazzi di Vicenza che vogliono rivedere la mascolinità tossica: benvenuto uomo dolce, romantico e sensibile, ti dedichiamo questi brani accompagnati da un sound che spazia dal jazz al soul, fino ad atterrare sulla musica elettronica e un pop totalmente psichedelico. Il loro ultimo progetto “Delicatoni” racchiude tutti i mondo del quartetto vicentino, che parla d’amore, di amicizia, di crescita, di comprensione e di risveglio, emotivo e non, e allo stesso tempo ci guida attraverso l’onirico e l’etereo. “Delicatoni è chiedere scusa per aver interrotto una persona nel mezzo di un discorso, e invitarla a proseguire… È chiedersi spesso come stiamo e ascoltarsi sinceramente.

Sapendo dirsi la verità senza litigare” e a noi piace tanto questa definizione, questo ascoltarsi ed ascoltare, questo saper convivere in pace con il mondo e con gli altri, riuscendo allo stesso tempo a trovare un filo logico al groviglio di pensieri che ci assale ogni giorno. Consigliamo l’ascolto dei Delicatoni, principalmente sempre, ma specialmente dopo una giornata particolarmente pesante, quando abbiamo solo voglia di chiudere gli occhi, sospirare e lasciarci abbracciare dalla musica, che ci culla in un mondo fatto di nuvole e di consapevolezze: “anche l’amore, a volte fa male”.

Di Margherita Ciandrini, Benedetta Fedel, Salvatore Giannavola

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