PH: Gabriella Vaghini

La febbre d’amore di Avincola | Intervista

Quando stiamo poco bene, giusto con qualche lineetta di febbre e ci sentiamo spossati, avvertiamo delle strane sensazioni. Avincola, nel suo nuovo pezzo, scritto in collaborazione con Cimini, paragona questa malattia all’amore, sentimento che scombussola il nostro rapporto con la realtà, facendoci sembrare il mondo come un qualcosa di diverso rispetto a quando il nostro cuore batte solamente per una funzione meccanica.

La tosse finale è un esplosione che permette di guarire e tornare a stare bene, oppure un gesto di rifiuto e rabbia, per una situazione che non ha funzionato, lasciandoci addosso un fastidio emotivo che ha bisogno di tempo per guarire.

Nel mondo di oggi, devastando da guerre e fake news, riscoprire la bellezza dei sentimenti ci permette di trovare un luogo sicuro nel quale rifugiarsi e brillare durante la notte, ma attenzione perché troppe illusioni possono diventare una patologia, e per tornare sani dobbiamo essere bravi a distinguere tra i baci che sembrano una cura con quelli che in realtà sanno di veleno.

“La febbre, l’amore, la tosse” è una canzone onirica che viaggia nella sfera dell’emozioni, dove tutto può cambiare all’improvviso o venire interpretato attraverso diversi punti di vista.

 

INTERVISTANDO AVINCOLA

Tra la febbre, l’amore e la tosse: sono collegate queste situazioni?

Sono assolutamente collegate. Mi piaceva immaginare soprattutto la tosse come conseguenza finale dell’amore e della febbre che hanno delle caratteristiche molto simili.

Essere innamorati da la sensazione di vivere al di fuori del mondo?

Sicuramente quando siamo innamorati abbiamo la sensazione di vivere in un mondo al di fuori di tutto anche se il mondo al di fuori è più duro e complicato di quello che abbiamo rinchiuso nel cuore.

PH: Gabriella Vaghini

Hai partecipato a Sanremo e sei stato altre volte in TV. Che effetto ti fa essere visto attraverso uno schermo?

Quando mi vedo in tv, godo tantissimo e ti spiego il perché. A Sanremo per esempio, il pensiero più bello è stato: “pensa se tutti quelli che non hanno mai creduto in me, ora stanno davanti alla tv e mi vedono comparire”. Godimento totale.

Ogni letto nasconde una storia?

Penso tu faccia riferimento a un altro mio singolo “Letti” che nasce da un monologo bellissimo di Alessandro Gori. Sia io che Alessandro siamo affascinati dagli oggetti, crediamo entrambi che ci possa essere più profondità in loro che negli essere umani. Noi a un certo punto moriamo, gli oggetti, come i letti appunto, resteranno sempre lì, intrisi di tante storie.

Provare emozioni è un istinto naturale e universale?

Si ma ognuno ha il suo modo di esprimerle al mondo esterno e a se stesso. Probabilmente esprimerle a se stesso è un po’ più complicato. Però io penso che ognuno di noi abbia una sua profondità. Bisogna solo cercare di scavarsi dentro ed essere sempre curiosi di ciò che appartiene agli altri e ciò che ci appartiene nel profondo.

Com’è nata “Lattine” con Serepocaiontas?

Lattine l’ho scritta interamente io ma l’interpretazione di Serena è stata meravigliosa, delicata, dolce e raffinata. Ci siamo conosciuti su Instagram. Lei mi aveva citato come uno dei suoi artisti emergenti preferiti e io senza nemmeno salutarla, le ho scritto in privato: “Emergente io? ma come ti permetti??”. È rimasta malissimo, non aveva capito giustamente che fossi ironico. Da lì però è nata una bella amicizia e questa è stata l’occasione per consolidarla.

Il romanticismo esiste ancora?

Io penso di si. Credo che ognuno abbia una sua parte romantica. Se suono un DO7+, chiunque sentirà che gli si smuove qualcosa dentro. Anche se non ha studiato musica. Con questo voglio dire che non esiste scuola che possa insegnare il romanticismo. Ma c’è, è nell’aria e appartiene un po’ a tutti, in forme diverse, certo.

Piangere viene visto come un gesto di debolezza?

Purtroppo si. Io invece la considero una forza. Sia che si pianga con altre persone presenti, sia che lo si faccia da soli davanti a uno specchio. E’ un atto di coraggio e di estrema sensibilità. L’occasione per far fuoriuscire qualcosa che fino a poco fa era rimasto intrappolato nella zona più scura del cuore.

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