QUO VADO(recensione): NON GUARDATEVI ALLO SPECCHIO!

Titolo: Quo Vado?

Anno: 2016Durata: 89′

Regia: Gennaro NunzianteCast: Checco Zalone, Sonia Bergamasco, Maurizio Micheli, Lino Banfi

22 milioni incassati in tre giorni di programmazione per un prezzo medio di 7,50€ a biglietto; queste le cifre che testimoniano una boccata d’ossigeno per il cinema nostrano. Quasi 3 milioni di italiani sono andati a vedere Quo Vado nell’ultimo weekend.

n.d.r(recensione per telefilm-central)

Zalone incarna perfettamente il significato del termine pop declinato all’italiana indipendentemente dal fatto che la sua comicità piaccia o meno. Le  rassicurazioni di Checco che invitava  gli italiani a vedere il suo film per guardarsi allo specchio e per capire tutti i difetti di un popolo così controverso, sono in realtà forme di difesa preventiva; un alibi ex-ante utilizzato per nascondere tutte le fragilità di una satira di creta che si sgretola al primo contatto con la logica.

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Perchè sì, le battute e il sarcasmo di Zalone hanno un’effetto temporale limitato che si esaurisce nell’arco di un quarto di film. I primi venti minuti sono abbastanza divertenti, la satira zaloniana prende di mira i dogmi dell’italiano medio: il mito del posto fisso, la cucina e il bucato della mamma, la colazione a letto, la mancanza di professionalità e quell’essere lascivo che fa si che tutto debba cambiare affinchè nulla cambi. Tutto poi si trascina affannosamente verso la fine tra le  espressioni inebetite di Checco, sempre le stesse, sempre più stridenti alla vista e una trama che non regge. C’è forse un riferimento a I sogni segreti di Walter Mitty  di  Ben Stiller proprio per la mutevolezza dei luoghi in cui si svolgono le sorti del protagonista principale.

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Puglia, Val di Susa, Circolo polare artico, Africa sono i luoghi della lotta per la difesa del  posto fisso che è il perno di Quo Vado che mette in scena il dramma del dipendente pubblico che per far fronte alla spendig review viene trasferito in diverse località.

Ambientazioni approssimate, mancanza di cura dei dettagli, colonna sonora al limite del demenziale, stereotipi riciclati da secoli che iniziavano per 1, sceneggiatura rattoppata fatta di livelli narrativi completamente scollegati l’uno con l’altro.

Sorprendente prestazione attoriale di Sonia Bergamasco che interpreta il ruolo della lady di ferro della pubblica amministrazione ; il suo è il ruolo più credibile in un cast scarno dove sorprende la partecipazione di un redivivo Lino Banfi nei panni di un senatore vecchio stile.

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Zalone andava bene per Zelig, quando le sue imitazioni divertivano il pubblico con piccole dosi settimanali di 15-20 minuti.

Se vogliamo parlare dell’importanza della satira e della comicità sociologica, allora, faremmo bene a cercare altri riferimenti rispetto al golden boy Checco Zalone. Jackal, The Pills, il terzo segreto di Satira, Crozza: loro sì che che sanno come prendere in giro se stessi e tutti noi in noi in modo elegante, pungente, lungimirante e spassoso. Zalone si fa paladino di una satira priva di scopo, fine a se stessa in cui le brutture dello stile di vita italico vengono strumentalizzate indebitamente con il solo e unico obiettivo: fare cassa.

Di Salvatore Giannavola

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