Poesia e Civiltà | La nostra recensione del nuovo album di Giovanni Truppi
A cura di Ludovica Lazzarini
È uscito il 22 marzo Poesia e Civiltà, ultimo album di Giovanni Truppi. È il quinto lavoro del cantautore e polistrumentista napoletano ma il primo che gode della produzione della Virgin Records (Universal Music Italia). Devo ammettere che quando ho avuto notizia della collaborazione con la major ho temuto che questo potesse risultare troppo in linea con le esigenze commerciali attuali e quindi troppo distante dalle prerogative di Truppi.
Ascoltandolo, però, ho potuto constatare che fortunatamente era un timore infondato: come ha ammesso lo stesso cantautore, infatti, la casa produttrice gli ha concesso abbastanza libertà e il risultato, a mio parere, è un disco assolutamente riuscito.
È un prodotto diverso dai precedenti: è meno grezzo e percorre nuove strade stilistiche e sonore, fondendo le suggestioni del cantautorato anni ’70 con quelle contemporanee, provenienti soprattutto dai Sun Kill Moon, Sufjian Stevens e Father John Misty. Determinante, in questo senso, la scelta di registrare quasi interamente il disco negli Stati Uniti.
Per quanto riguarda i testi, è innegabile: Truppi scrive magistralmente. Le canzoni sono riflessioni personali e narrazioni apparentemente libere da schemi narrativi e artifici retorici ma già dopo un paio di ascolti risulta chiaro come dietro questa apparente semplicità ci sia un lavoro attento, minuzioso e addirittura poetico. L’ascoltatore viene trasportato dalle sensazioni, quasi senza capire dove queste lo portino, fino alla fine, in cui tutto diventa nitido. La musica non è invadente ma diventa una sorta di tappeto rosso che accompagna le parole, contribuendo a creare suggestione.
Per quanto riguarda i temi, canzoni più intime, d’amore, si alternano ad altre che affrontano invece tematiche politiche o sociali. Se ne parla, però, con semplicità e quotidianità, mantenendo toni tenui: Truppi ci racconta ciò che vede accadere intorno a lui senza però dare giudizi o avere la presunzione di dare soluzioni o lanciare slogan di protesta.
Poesia e Civiltà | Scopriamo il nuovo album di Giovanni Truppi
Andando più nel dettaglio, ad aprire il disco c’è “Borghesia”, ispirata al libro “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati (vincitore del Premio Strega : parla di borghesia, ma mettendo l’accento sulla sua evoluzione oggi e sull’individualismo generato dalla borghesizzazione collettiva. Si nota da subito la differenza con il passato: in essa dominano pianoforte e basso e non più le chitarre, che avevano caratterizzato gli album precedenti.
“Quando Ridi” descrive la felicità spensierata e ingenua che caratterizza l’innamoramento. Sicuramente tutti noi nella vita ci siamo sentiti almeno una volta come descrive Truppi. “Ma il fatto è che con te non devo farmi andare bene niente|È straordinario e semplice tutto |C’è eccitazione senza conflitto|Certe persone sono paesaggi conosciuti |Che non hai voglia di scoprire |Altre sono cime di montagne |E la strada è buia se vuoi salire |E tu sei come una nazione di sole”.
Un po’ più pessimista “Due Segreti”: è una canzone malinconica che mostra quanto sia difficile e quasi impossibile “avere” (nel senso di conoscere anche) fino in fondo la persona che abbiamo accanto. “Intanto mi stringo in un nuovo sistema di nodi|Io li sciolgo ogni giorno|E li lego ogni notte|Ed ora che ci siamo detti tutto questo|Che rimane?|Due segreti”.
“Conoscersi in una situazione di difficoltà” racconta di quando per amore si è costretti a rinunciare alla propria solitudine, intesa come “pensarsi come unico”. “Stare con te mi definisce |Se ti do la mia solitudine |Tu mi dai la tua solitudine”.
Anche in “Mia” si parla d’amore ma in maniera diversa: è una canzone sul desiderio fisico che mostra anche il meccanismo di dipendenza che talvolta si crea all’interno delle relazioni: “E mentre lo facciamo ti direi|Che non penso che a te|Alle tue labbra grandi ai tuoi capelli|Ai tuoi occhi da sirena alle tue gambe|Alla tua faccia quando si trasforma|Che quando mi tocco mi sembra di toccare|Una cosa tua|Quanto mi hai fatto godere|Eri più brava a far godere me che te“.
“I Miei Primi Sei Mesi Da Rockstar” affronta il tema della dipendenza da droga. Truppi non prende posizioni morali ma descrive i sentimenti di rabbia, frustrazione, paura ma allo stesso tempo di affetto e premura quasi genitoriale di chi ha un amico tossicodipendente. “A confondere la cocaina con la triptammina |Ci potevi rimanere, coglione |Che se tiri e poi non senti il gusto a cui sei abituato |Non è detto che era troppo tagliata|Forse era proprio un’altra droga, stronzo |E quella povera ragazza che pensava che dormivi |All’improvviso si ritrova |Che non capisce se sei morto o se respiri ancora”.
“L’Unica Oltre L’Amore” è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco, nonché una delle canzoni più rappresentative dell’album in quanto racchiude l’anima poetica e civile del disco: è una riflessione sull’identità dell’uomo e su quale sia l’unica cosa che dice chi siamo davvero, che ci accomuna a prescindere dalle epoche e anche l’unica che ci differenzia. “Siamo molto diversi tra di noi|Cambiamo cultura e valori|In base alle epoche, ai luoghi o ai genitori|Eppure c’è qualcosa|Che non dipende dal caso o dalle convenzioni|È l’unica oltre l’amore che resiste alle mutazioni|E ci fa somigliare anche da lontani”.
“Adamo” è una delle canzoni più complesse e suggestive. È interamente una metafora: il Paradiso rappresenta l’infanzia , Dio, invece, il padre e dunque la cacciata di Adamo dal Paradiso simboleggia la fine della prima giovinezza, vista come un periodo spensierato e felice. “Padre mio, tu per me eri Dio|Come è successo che ti ho perso?|Se ci penso il paradiso mi sembra un sogno|Era bello, più che bello, era perfetto”.
Una tematica simile è individuabile anche in “Ragazzi”: il nucleo centrale è infatti il passaggio all’età adulta, sfida difficile per ogni uomo. In questo caso però Truppi guarda verso la giovinezza con tenerezza e commozione ma senza nostalgia. “Prima eravamo ragazzi|Ora siamo medici e architetti|E portieri, professori|Metematici e fiorai|Batteristi, chitarristi|Corridori, giornalisti|Viaggiatori, avvocati|Camerieri, impiegati|Muratori, tuffatori|Pensionati ed operai|Ma prima eravamo ragazzi”.
“Le Elezioni Politiche del 2018” è l’unica canzone esplicitamente politica dell’album. Parte della canzone è stata scritta nel periodo delle elezioni di Trump e della Brexit ma, in particolar modo, descrive il senso di smarrimento di due giovani durante le elezioni politiche in Italia nel 2018 (quelle vinte da Salvini e Di Maio), rendendosi portavoce del senso di disorientamento diffuso tra i giovani (non solo italiani) nei confronti della politica.
A conclusione dell’album “Ancient Society”. In essa Truppi canta le parole tratte dall’omonimo libro dell’antropologo americano Lewis H. Morgan e citate da Engels nelle pagine finali de “ L’origine della famiglia e della proprietà privata”.