Di Carlotta Santigli

Io e Tommaso ci siamo conosciuti all’asilo. Si è avvicinato a me con metà pizzetta in mano offrendomela e la pizza è ancora oggi una delle cose che ci lega di più, insieme al calcetto.

A volte non lo sopporto proprio, anzi mi sta proprio sul cazzo. Abbiamo due caratteri opposti, ma oh: c’è sempre stato.

Quando è morto mio padre, in quinta elementare, lui c’era. Era con me anche quando, in terza media, presi un palo grosso come una casa da Micol, la ragazzina per cui avevo una cotta.

Quando mi hanno bocciato in quinto ginnasio, ho passato l’estate al Circeo con lui e la sua famiglia.

Oggi condividiamo tante cose, e una di queste è Giulia. Ma lui non lo sa.

Lo so, lo so. Non si fa. Ma in mia discolpa posso dire che è stata lei a rompermi le palle. Mi ha messo gli occhi addosso dalla prima volta che ci siamo visti.

Poi sono arrivati i messaggi, le chiamate alle 2 di notte, i sassi alla finestra. Sì, avete capito bene: i sassi alla finestra.

Che dovevo fare? Sono di carne ed ossa. Una sera i miei non c’erano e l’unico modo per far cessare la lapidazione dei vetri di camera mia era farla salire.

Non so se la amo, ma mi affascina indubbiamente. Non è bellissima, ma ha un carisma irresistibile. Non molto alta, magra, capelli arancioni e pelle trasparente. Occhi e piedi enormi.

Anche la bocca non scherza, visto che ha detto di noi un po’ a tutti, come se una parte di lei volesse essere scoperta. In particolare ne parla con Lavinia, amica sua e di Tommaso. Detto tra noi, una pettegola di prima categoria.

Questa cosa mi mette non poco a disagio e aspetto che Tommaso venga sotto casa ad urlare il mio nome, tipo Ettore e Achille.

Nel frattempo mi godo i miei incontri clandestini con Giulia ed evito il senso di colpa invitando Tommy a mangiare una pizza almeno una volta a settimana.

Salvatore Giannavola

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