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Dimmi com’è il primo album di Fulminacci | La vita veramente (recensione)

A cura di Alessandra Ferrara

“Andiamo a sentire Fulminacci all’Off Topic (Torino)?”

Domanda a cui risposi con un NO deciso come non mai. Strano da dire e da pensare per chi come me è alla continua ricerca di cantautori/gruppi nuovi da scoprire, da ascoltare. Questo ventenne romano, proprio non mi diceva nulla.  Avevo sentito quasi per sbaglio qualche suo pezzo sulla playlist Indie Italia di Spotify. Non mi ero applicata più di tanto all’ascolto forse perché presa dal Coez del momento.

Poi arriva “il compito per casa”: hai voglia di scrivere un nuovo pezzo? Questa volta la risposta è stato un Sì deciso come non mai, nonostante non sapessi di cosa si trattasse. “Scrivi la recensione del nuovo album di Fulminacci, La vita veramente ? ”. È stato davvero un fulmine a ciel sereno che da alunna diligente mi son presa in carico. 

Avete voglia di scoprire se sia stato da fulminati scrivere su qualcosa di cui non si abbia alcuna voglia oppure sia stata letteralmente fulminata da musica e testi?

Chitarre acustiche, classico tono di voce da romanaccio, faccia da bravo ragazzo che con la sfrontatezza e la genuinità dei suoi freschi 20 anni canta i più svariati temi che abbracciano l’amore naturalmente, le buche di Roma, la spensieratezza, la leggerezza.  Fulminacci farà parte della line up del concertone del Primo Maggio di Piazza San Giovanni.

RECENSIONE ALBUM “LA VITA VERAMENTE” | FULMINACCI

Davanti a te non è solo una posizione, è una tettoia nell’acquazzone, vi chiederete quale sia il significato di questa strana metafora. Quando si è legati in qualche modo ad una persona, sia se di amore si tratti o di semplice amicizia ci si dimentica delle paure che fanno male all’esistenza, semplicemente perché rappresentano un riparo sicuro, certo.

Ma La vita veramente è quella da computer o da cellulare sempre tra le mani? Testo contraddittorio ma vero: non abbiamo mai un’opinione vera, un’anima sincera, un’emozione pura cerchiamo sempre di giustificare ogni cosa. Per citarlo non sono mai stata a scrivere per ore senza pensare che lo sto facendo!

Tommaso è arrabbiato! Il motivo? Semplice, si trova all’interno di un triangolo amoroso. Ma tranquillo gli incontri sospetti erano solamente tour di benzinai. È sempre la stessa storia: tu, caro Tommaso vuoi lei, lei vuole l’altro, l’altro vuole lei.

Borghese in Borghese ha un testo che in realtà è un manifesto di critica dell’italiano medio: quello che legge il giornale, che si lamenta delle buche de Roma, quello che si fa aiutare da chi ha veri problemi, quello che ha la famiglia “perfetta” con cane al guinzaglio, quello per cui la Roma o Lazio è tutto nella vita. L’autore infatti canta la sua opinione contraria confondendosi tra loro: ecco che nasce il bellissimo gioco di parole titolo del pezzo.

Il senso di smarrimento, la ricerca di risposte a domande per le quali una risposta non esiste, è uno di quei mood che accompagna gran parte di noi, nonostante si provi ad opporre Resistenza alle cose che si vivono.  Il cercare un punto di riferimento è il tema che accompagna tutto il testo di questo quinto estratto dell’album.

Avete mai provato ad immaginare cosa siano i Nostri corpi, non in termini di organi, neuroni, sangue che scorre nelle vene? Vi stupirete se qualcuno li descriva come degli involucri costosi? A voi, a me libera interpretazione!

Sound da gita in campagna con gli amici, chitarra e voci in coro. Al giusto momento ha però una profondità dilaniante, difficile da interpretare: la contraddizione, il non riflettere reca un senso di paura all’autore, che cerca di colmare guardando una foto della madre da giovane.

La soglia dell’attenzione credo che sia ciò che ci mantiene lucidi e a contatto con il mondo reale. Quando viene meno genera panico ed agitazione che non ci consente di apprezzare la bellezza, la semplicità delle cose che ci circondano: “ Che bella serata, che buona la gricia” o ancora “ che bella la luce per come si accascia, per come si taglia”.

Dolce ninna nanna al chiaro di luna. La sera è stata fonte di ispirazione dei grandi poeti della letteratura italiana, “Alla sera” di Ugo Foscolo è un esempio emblematico. Fulminacci si fa coinvolgere e travolgere da quella malinconia strana e tipica di Una sera tanto da confonderlo e cullarlo allo stesso tempo.

Sono stranamente sorpresa dal fatto di esser stata fulminata che devo ancora riprendermi!

L’apparenza inganna nella vita come nella musica: provare per credere. Buon ascolto!!