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Cabra: Quanto può essere “grosso” un minuto?

6 ore a notte per 250 giorni, una scheda audio da 80 euro e un macbook da 13 pollici.

Questi sono i numeri del primo EP dei Cabra, “Un grosso minuto”, uscito il 22 novembre. Scritto e registrato a Parigi (città in cui il fondatore Vincenzo Cabra viveva e lavorava) è stato ultimato in quel di Milano. “Un grosso minuto” è composto da cinque tracce e la sua uscita è stata anticipata dai primi due singoli: “Ottobre” e “L’inferno è nei dettagli”.

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Definito dalla stessa band come l’e.p. “nato dal minor sforzo produttivo nella storia della musica“, il primo lavoro in studio dei Cabra è un prodotto d’impatto, frutto dei moltissimi riferimenti musicali che hanno influenzato i quattro ragazzi dei Cabra.

“Un grosso minuto” è un disco dalle sonorità pop/rock che però lascia spazio a varie contaminazioni più elettroniche che personalizzano il sound della band. Inoltre i testi intimisti ne fanno un lavoro fresco, moderno e assolutamente calato nella realtà del nuovo cantautorato italiano. Nonostante le mire iniziali dei Cabra non fossero quelle prettamente commerciali, dopo la registrazione del disco, il “quartetto disordinato” si è reso conto di aver prodotto un lavoro assolutamente spendibile per il nostro mercato musicale.

Il secondo singolo estratto da “Un grosso minuto” e cioè “L’inferno è nei dettagli” è accompagnato da un video-clip ufficiale. Il brano parla dell’incapacità di prendere posizioni e intraprendere un cammino guardando il contesto generale, in favore di un’attenzione per le cose piccole e a volte insignificanti di cui si rimane schiavi e nel video possiamo seguire le vicende di un ragazzo che ripete, come se stesse danzando, tutta una serie di gestualità nelle quali rischia di rimanere incastrato, perdendo di vista il senso più globale delle cose.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con i Cabra per conoscergli meglio e chiedergli qualche curiosità su questo loro primo lavoro in studio.

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Intervistando i Cabra

Ciao ragazzi. La prima curiosità è sul titolo che avete deciso di dare al vostro primo EP: Perché “Un grosso minuto”?

Perché ci piacciono i giochi di parole! Essendo questo un EP è in un certo senso “piccolo” quindi “minuto“, ma nonostante questo al suo interno c’è davvero tanta roba (in termini di contenuti) quindi è per noi allo stesso tempo “grosso“.

I due aggettivi insieme sono una contraddizione che rende bene la nostra indole un po’ scostante. L’altro significato sta nel “minuto” inteso come unità temporale, infatti il tempo è il tema conduttore di questi 5 brani, facendo attenzione ai testi il tempo è un tema ricorrente.

L’ E.P. è nato a Parigi, di notte, con una  “scheda audio da 80 euro”. Quanto queste particolari condizioni di contesto hanno influenzato la composizione dei brani?

La composizione in sé non è stata particolarmente limitata, ma le possibilità produttive hanno decisamente vincolato e imposto lo sviluppo e la produzione finale. Gli arrangiamenti, e le soluzioni sonore sono stati scelti tra quelli messi a disposizione da tecnologie facilmente reperibili e hanno quindi definito da subito un perimetro d’azione un po’ limitato. Dentro questo perimetro però abbiamo esplorato e investigato fino ad arrivare al miglior compromesso possibile e siamo molto soddisfatti.

Dal vivo i pezzi prendono una forma ancora nuova disegnata attorno alla dimensione live, ci diverte essere molto adattabili.

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Avete dichiarato che all’inizio i brani non avevano nessuna velleità commerciale ma scritte esclusivamente per passione. Quando avete capito o deciso che il vostro prodotto poteva essere pronto anche per il mercato?

Forse è stata più una necessità autoimposta che una vera e propria decisione. Siamo a volte troppo perfezionisti e cambiamo facilmente idea su come fare le cose e il nostro processo compositivo ci avrebbe portato a modificare ogni minimo dettaglio all’infinito.

L’unica soluzione era obbligarci a congelare per sempre questi pezzi per come sono in modo da poter lavorare su materiali nuovi. Abbiamo pensato che con questo grado di rifinitura l’EP sarebbe stato forte a sufficienza per essere condiviso con un pubblico ampio come quello delle piattaforme online (tutto il mondo).

Vi descrivete come un “quartetto disordinato” ed effettivamente dall’ascolto dei primi due brani emergono davvero tante influenze. Che lavoro di ricerca sonora c’è stato per raggiungere questa varietà di suoni?

Più che di un vero lavoro si tratta di una commistione di istintività, abbiamo ascolti molto diversi, ti dico solo che le ultime discussioni musicali sono ruotate attorno a Giovanni Truppi, Hans Zimmer, il musical Hamilton e i Rage against the machine.

Ognuno di noi quattro ha un’influenza differente che porta i pezzi a prendere una forma ogni volta diversa a seconda di come combiniamo le idee. Su Spotify ci sono le nostre playlist personali e da quelle si nota subito quanto siamo diversi in termini di gusti musicali.

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Il primo video estratto dall’e.p sarà quello di “L’inferno è nei dettagli”. Come mai la scelta è ricaduta proprio su questo brano?

“L’inferno è nei dettagli” è uno dei pezzi che ci diverte di più, lo suoniamo in modo leggero e “danzereccio” ma ha un tema terribile, parla dell’incapacità di prendere posizioni e intraprendere un cammino guardando il contesto generale, in favore di un’attenzione per le cose piccole e a volte insignificanti di cui si rimane schiavi. Morgan in “Altrove” dice “Svincolarsi dalle convinzioni dalle pose e dalle posizioni“.

Ed è la stessa autocritica al perfezionismo di cui parlavamo prima. E poi parla di immobilità rispetto al nostro tempo, tornando al tema principale dell’EP.

Il taglio del video de “L’inferno è nei dettagli” è davvero particolare. Da dove nasce l’idea? E chi si è occupato di girare e produrre il video?

Anche in questo caso abbiamo creato il video praticamente a costo zero lavorando in modo creativo con i mezzi che avevamo. Abbiamo coinvolto degli amici che lavorano nel mondo della pubblicità (Eros Verderio e l’ideificio Verdedda) che hanno fatto poi il grosso del lavoro ma sempre con mezzi di fortuna. Molte scene sono state girate con degli iPhone, le più nitide con una macchina fotografica inferiore a quelle che un fotografo dilettante medio ha a casa. Però abbiamo puntato sull’idea. Siamo partiti dal senso del brano, si parla di dettagli e di rimanere vincolati all’infinito in piccoli gesti che diventano loop.

I riferimenti erano il video dei Radiohead di “Lotus flower” e “Lonely boy” dei Black keys.

Però volevamo che risultasse non solo buffo e non-sense ma anche un po’ claustrofobico e border line. Così abbiamo coinvolto questo amico che balla per hobby e lo abbiamo portato nei luoghi più nascosti e dimenticati di Milano, luoghi in antitesi e lontani dalla metropoli cool che tutti conosciamo ma che sono anch’essi parte di quei dettagli. E poi le cuffie hanno fatto il resto.

l'inferno è nei dettagli

Quando avremo modo di vedervi suonare dal vivo?

A partire da dicembre saremo in giro principalmente nel nord Italia a presentare un po’ di brani, non solo quelli dell’EP. Anche in questo caso ci stiamo dando da fare in prima persona presentando il live per come lo abbiamo concepito e cercando le situazioni più adatte. È un live divertente, c’è molta roba!

Su www.questicabra.com pubblicheremo a breve tutte le date.

 

Ascolta i Cabra nella playlist Spotify di Indie Italia Mag

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