Stefano Ambrosioni

Stefano Ambrosioni: “La difficoltà emotiva genera le canzoni migliori”.

Che a Stefano Ambrosioni piaccia giocare con le parole si intuisce già dal titolo del suo secondo disco “Non parlo mai di me” uscito ad ottobre del 2019.

In questo nuovo lavoro infatti il cantautore meneghino racconta molto di sé stesso, del suo mondo e di quella che è la sua visione della vita.

A distanza di circa un anno dal suo primo disco, “Souvenir”, Stefano Ambrosioni continua il suo percorso artistico con un album composto da sette tracce in cui suonano evidenti le influenze del cantautorato anni’80 ma risultano sapientemente rielaborate in una chiave decisamente più attuale e moderna.

Stefano Ambrosioni

Gli arrangiamenti freschi ed allegri vanno ad attenuare il fil rouge di malinconia che lega tutte le sette canzoni del nuovo disco di Stefano Ambrosioni il quale, attraverso le parole, dimostra una grande capacità di regalare immagini di vita e di quotidianità in cui davvero tutti potremmo ritrovarci.

“Non parlo mai di me” sembra un lavoro più maturo rispetto al primo disco di Stefano Ambrosioni ed è probabilmente la naturale evoluzione del suo percorso artistico. Pur ritrovando alcuni aspetti in comune con “Souvenir”, questo ultimo lavoro risulta decisamente più introspettivo ed intimo.

Il primo singolo estratto da “Non parlo mai di me” è “Fantastica Eccezione”.

Il brano è accompagnato da un video-clip di cui protagonista è un rider che, grazie ad un incontro fortunato, decide di sovvertire il sistema iniziando la sua piccola rivoluzione.

Con “Non parlo mai di me” arriva dunque una gradita conferma del buon lavoro fatto da Stefano Ambrosioni nel suo primo disco e lascia intravedere un futuro ancor più interessante per questo cantautore milanese.

In attesa di poterlo vedere dal vivo abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Stefano Ambrosioni per conoscerlo meglio.

Stefano Ambrosioni

INTERVISTANDO STEFANO AMBROSIONI

Ciao Stefano! Per prima cosa sono curioso di conoscere il tuo background da musicista. Come sei arrivato a questo punto?

Ho sempre amato scrivere e gettare su carta i miei pensieri.

Ho iniziato a comporre canzoni molto presto, imparando da autodidatta a suonare la chitarra per poter accompagnare le prime rime. Poi ho sentito il bisogno di aprire il cassetto in cui erano custoditi questi pezzi e, armato di coraggio e buona volontà, ho cominciato a proporli in serate “open mic” a Milano, dove sono nato e cresciuto.

Sperimentarsi in piccoli locali, con pochi minuti a disposizione per esibirsi, in mezzo ad altri artisti (non solo cantautori) di qualunque esperienza è stato per me estremamente formativo. Ho avuto modo di osservare, ascoltare e imparare.

Rispetto al tuo primo disco, “Souvenir”, ti senti cambiato o maturato in qualche aspetto personale o artistico?

Penso che il cambiamento sia un processo continuo. Il passare del tempo, le esperienze fatte, le persone incontrate.

E’ sempre in atto un cambiamento; probabilmente anche le canzoni che scriviamo ci cambiano un po’, dopo averle scritte. Così come, con il tempo, cambia anche la percezione che abbiamo delle nostre stesse canzoni.

Rispetto a “Souvenir” (un disco d’esordio che considero molto diretto e, forse, di più facile interpretazione), il mio nuovo lavoro è composto da canzoni maggiormente introspettive; il titolo, “Non parlo mai di me”, è una boutade. In realtà il disco racconta molto di me.

Stefano Ambrosioni

Il primo singolo estratto dal tuo ultimo lavoro è “Fantastica eccezione” nel quale leghi il concetto di amore a quello di tristezza. Per te è più facile toccare aspetti sentimentali ed intimi quando sei triste piuttosto che sereno?

Effettivamente, ho sempre trovato più semplice accedere al mio mondo interiore e toccare aspetti  sentimentali e intimi in situazioni di struggimento. Le canzoni migliori hanno visto la luce in momenti di difficoltà emotiva e ho avuto modo di sperimentare direttamente il potenziale terapeutico che ha la musica;  il potere “curativo” dello scrivere canzoni.

Racconto queste dinamiche nel ritornello di un brano che è nato invece in circostanze e condizioni emotive completamente differenti, a tal punto da costituire una “Fantastica eccezione”.

Il brano è accompagnato da un video che ti vede nelle vesti di un fattorino. Da dove nasce l’idea di dare questo taglio al video-clip?

Il protagonista del video svolge un lavoro alienante, caratterizzato da ritmi faticosi e poche gratificazioni. Consegna merce a domicilio finché, grazie anche ad un incontro particolare (la sua “fantastica eccezione” in una vita usurante e priva di stimoli), decide di boicottare il sistema e inizia a consegnare, casa per casa, con gran sorpresa delle persone ignare che incontra, il suo personale messaggio di musica e parole. In qualche modo, qualcosa di rivoluzionario.

Avevamo diverse ipotesi su come poter raccontare questa storia; assieme a Fiorenza Sasso, che ha girato il video, abbiamo deciso di toccare un tema attuale come quello della condizione dei riders, purtroppo sottopagati e privi di tutele.

Il video è dedicato a loro e alle loro battaglie.

Stefano Ambrosioni

In questo periodo la musica italiana propone novità quasi quotidiane generando a volte un ascolto “usa e getta”. Quale pensi possa essere la caratteristica della tua musica che possa permetterti di lasciare un segno più profondo?

Lo streaming e il web stanno cambiando velocemente il modo in cui viene prodotta la musica così come le modalità di fruizione della stessa. Con la crisi dei formati fisici, il concetto stesso di album è destinato a scomparire. Oggi gli ascoltatori (soprattutto quelli più giovani) preferiscono dedicarsi all’ascolto di un singolo brano piuttosto che di un album intero; c’è il rischio concreto che un artista possa sottomettersi a determinate logiche di fruizione imposte dal mercato, a scapito della genuinità e della qualità della propria musica.

Personalmente, ho sempre evitato le canzoni “preconfezionate”; posso scrivere di qualcosa solo se la sento vicina, e questo mi salva.

Stefano Ambrosioni

Ci sono state collaborazioni particolari durante i lavori di “Non parlo mai di me”?

Sì, tra le canzoni dell’album spicca un duetto con Enzo Beccia. Cantautore, grande chitarrista e amico, ha anche curato l’arrangiamento musicale dei brani.

Penso che la collaborazione tra artisti e le inevitabili vicendevoli contaminazioni siano necessarie per la buona riuscita di un progetto musicale.

Avremo modo di vederti suonare dal vivo prossimamente?

Si parte il 15 febbraio al Circolo Arci Mondini di Milano; le date degli eventi successivi saranno consultabili tramite la mia pagina Facebook.

L’anno è appena iniziato e non vedo l’ora di programmare nuove date per poter cantare e suonare dal vivo i pezzi del nuovo disco!

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