Cosa fai quando non riesci a distinguere bene colori o forme? Ti allontani. E così ha fatto Narciso Yepess nella sua “Ciao Francesca”, uscita lo scorso 20 Marzo.
Una canzone che parla di confini, e più precisamente di come accettarli. Nel video Narciso veste i panni di un astronauta che, dalla navicella spaziale che lo allontana da tutto e tutti, manda un video messaggio alla donna che ha amato. È proprio questo isolamento che gli consente di dire e vedere le cose in modo più chiaro. Visto il momento che stiamo vivendo, le parole di un ragazzo in avaria nello spazio non possono che arrivare dritte al cuore di tutti, oltre che a quello di Francesca.
Credo che le nostre personalità individuali vivano dentro a limiti e confini ben precisi, che un po’ ci caratterizzano e un po’ ci ingabbiano. Penso sia un ottimo momento per vedere quali siano questi limiti e questi confini, in modo da poter discernere ciò che ci ingabbia da ciò che ci caratterizza in maniera più autentica. Di strumenti per poterlo fare ce ne sono molti, e ognuno può trovare il suo. Per quanto mi riguarda, narrare situazioni che ho vissuto attraverso la scrittura di canzoni è uno degli strumenti che ho trovato per farlo: è come fare un passo indietro rispetto a quello che ho vissuto, e in maniera spietatamente onesta dire: “eccoli qua i confini. E adesso che faccio?”
Di soffrire. La paura di soffrire è ciò che ci fa vivere dentro a quei confini. Siamo esseri estremamente intelligenti e stupidi allo stesso tempo: fin da piccoli, per evitare la sofferenza e procurarci piacere, attiviamo dei meccanismi comportamentali. Ad un certo punto però, ciò che ci ha difeso fino a quel momento si traduce in uno spettro che ci va stretto. Un esempio potrebbe essere: “ho imparato a fare tutti felici attorno a me per provare il piacere del senso di appartenenza, e questo mi ha allontanato dalla sofferenza della solitudine, ma intimamente non mi sento felice. E adesso?”. È banale quello che dico, me ne rendo conto. Ma è molto comune tra le persone sentire queste frustrazioni per poi evitarle con tutte le loro forze senza provare a conviverci per capire quale messaggio porti con sé. Questo è solo uno dei milioni di meccanismi in cui ci si può confinare, forse il più comune, ma potrei portare lo stesso esempio capovolto: non cambierebbe nulla.
Fondamentale se si vuole rimanere autentici. Il ché non vuol dire essere sempre felici, ma autenticamente felici come autenticamente tristi.
Vedere, accettare ed instaurare un dialogo con i propri e altrui confini è il primo step per superarli, e credo che sia anche una delle più alte forme d’amore esistenti. Non so se questo porti a rendere inesauribile un amore, ma non mi sento neanche di escluderlo. Quello che so è che fare ciò richede grande impegno e comporti un alto rischio: si sbaglia, si soffre, ci si incazza, ma quando torna la magia pensi: “vacca boia, ne è valsa la pena!”
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