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Le rose e il deserto: “Le poesie vanno cercate sotto la sabbia”

La vita di ognuno di noi è fatta di vari momenti. Alcuni rimangono impressi dentro di noi sotto forma di ricordi, altri sono fonte di ispirazione e altri invece scivolano via anonimi nella quotidianità. Tutti questi momenti però, se si hanno gli occhi e le parole giuste, possono essere riletti e rielaborati sotto forma di “poesia”.

le rose e il deserto

Sicuramente Luca Cassano, questo il nome che si cela dietro Le rose e il deserto, gli occhi e le parole giuste sembra averle. Avendo iniziato a scrivere tramite piccole poesie (salvo poi arrivare a testi più strutturati) il cantautore nato in Calabria ma “milanese di professione” coniuga uno stile cantautoriale con una ricerca linguistica che sembra proprio derivare dal mondo della poesia.

Il primo singolo de Le rose e il deserto, “Un terzo”, è un brano malinconico, in cui l’autore parla delle sue paure e delle sue mancanze più profonde. Questa malinconia è però in netto contrasto con le sonorità elettro-pop del singolo che risulta fresco, con un sound quasi estivo. Un brano che ti vien voglia di ascoltare in riva al mare insomma.

“Un terzo” anticipa l’uscita del primo EP de Le rose e il deserto, dal titolo “Io non sono sabbia” e che verrà pubblicato a fine maggio. Del primo singolo è in progetto anche un video-clip che, quarantena permettendo, vedrà presto la luce.

In attesa dell’uscita del’intero EP abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Le rose e il deserto per conoscere meglio l’artista che si cela dietro questo progetto.

le rose e il deserto

INTERVISTANDO LE ROSE E IL DESERTO

Ciao Luca! Parlaci un po’ di te, qual è il tuo background musicale prima di arrivare a “Le rose e il deserto”?

Da ragazzino ho studiato chitarra classica e pianoforte: una noia mortale. Ho abbandonato la musica suonata per vent’anni.

Quando nel 2014 ho comprato una nuova chitarra ho dovuto iniziare tutto da capo. Ho ri-iniziato a suonare per gioco e come forma di auto-aiuto in un periodo di grandi cambiamenti nella mia vita. Con il mio coinquilino di allora ci facevamo chiamare “Citofonare Colombo” e ci esibivamo nei locali milanesi portando in giro uno spettacolo fatto cover e risate con i nostri amici. Nel frattempo però non avevo mai smesso di scrivere, piccole poesie prima e poi anche testi più strutturati.

Nel 2017 si era formato il progetto di inediti “Il quinto piano” per cui scrivevo i testi e cantavo. Era un progetto molto ambizioso: eravamo un quartetto “atipico” fatto di chitarra e basso acustico, cajon e sax. Eravamo quattro musicisti con gusti ed ambizioni molto diversi, forse troppo. Dopo più di un anno di prove intense, creazioni e litigate “Il quinto piano” si è sciolto, lasciandomi un grosso bagaglio di esperienze e di canzoni praticamente pronte.

le rose e il deserto

“Le rose e il deserto” è un progetto che vede la luce circa due anni fa. Da dove è nata l’esigenza di avviare un progetto solista?

Come dicevo, le esperienze nei “Citofonare Colombo” e ne “Il quinto piano” mi avevano portato a suonare in giro per Milano e a cimentarmi nella scrittura di canzoni inedite. Allo scioglimento de “Il quinto piano” avevo voglia di continuare questa strada. Le rose e il deserto nascono nel luglio 2018 dalla desiderio di dar vita ad un progetto musicale tutto mio, con cui poter portare in giro le canzoni che nel frattempo erano nate senza dover scendere a compromessi.

Da dove deriva il nome “Le rose e il deserto”?

C’è un bella storia dietro alla nascita delle rose del deserto. Perché nascano è necessario che dentro la sabbia sia disciolto del gesso (cosa non rara) ma anche che sotto la sabbia ci sia dell’acqua (cosa molto rara). L’acqua impregnata di gesso, evaporando, risale, lasciando al suo passaggio le goccioline di gesso che vanno lentamente a formare la struttura della rosa del deserto. Ma non è ancora finita, perché una rosa del deserto, dopo essersi formata, rimane sotto la sabbia finché qualcuno non la trova.

Ecco, questo processo mi fa pensare a come nascono le mie poesie, i miei testi. Mi piace immaginare che le parole siano già lì, tutte insieme e che aspettino solo un’intuizione per mettersi in fila in forma di versi. Se l’intuizione, l’ispirazione, non arriva, resteranno sotto la sabbia del pensiero, in attesa. E poi, mia mamma aveva sul comodino un bellissima rosa del deserto portata dall’Egitto che mi ha sempre affascinato.

le rose e il deserto

Il tuo singolo “Un terzo” ha delle sonorità davvero interessanti. Che lavoro di ricerca sonora c’è dietro per arrivare a questa gamma di suoni così particolari?

“Un terzo” parla delle mie paure, quelle che mi piace definire piccole/grandi paure metropolitane. Parla di quanto mi manchino mio padre ed il mare; dell’ansia di “sprecare” le giornate di sole seduto dietro ad una scrivania. Avevo paura che, dato il testo un po’ cupo, la canzone potesse risultare altrettanto tetra. Quello che ho voluto fare perciò è stato dare ad “Un terzo” un arrangiamento “allegro” per alleggerirla.

Hai collaborato con qualcuno in particolare durante i lavori di “Un terzo”?

“Un terzo”, come tutto l’EP “Io non sono sabbia” (che uscirà a fine Maggio e da cui “Un terzo” è estratta) è stato interamente prodotto e arrangiato da Stefano Morselli alle Manifatture Morselli Recording di Modena (dove il disco è stato anche registrato).

Abbiamo tentato di coniugare il mio gusto vicino al cantautorato “classico” italiano con lo stile “elettro-pop” delle produzioni di Stefano. A voi e ai vostri lettori decidere quanto bene ci siamo riusciti.

I testi dei tuoi brani sembrano avere tutti un costante sottofondo di malinconia. Quanto di quello scrivi è diretta esperienza e quanto è invece un racconto della realtà che ti circonda?

Direi che il 99% di quello che racconto nelle mie canzoni è frutto della mia esperienza. Scrivo di me, delle mie paure, dei miei genitori, della voglia di vivere da qualche altra parte.

In generale pratico la scrittura come forma di auto-terapia, per affrontare aspetti della mia vita e del mio carattere che altrimenti non avrei il coraggio di guardare in faccia.

Negli ultimi anni il mercato musicale italiano propone moltissimi artisti emergenti. Quale pensi possa essere il punto di forza della tua musica in questo senso?

Non voglio essere né fintamente modesto né presuntuoso, ma penso che i testi delle mie canzoni possano spiccare nel panorama musicale attuale.

Come stai affrontando dal punto di vista artistico questa quarantena, stai riuscendo a rimanere attivo?

Non molto: stare chiuso in casa e vivere una routine molto serrata mi sta anestetizzando la creatività, ma non me ne preoccupo. Sto scrivendo molto poesie nel frattempo e poi, come necessario, mi sto dedicando alla promozione di “Un terzo” per quanto possibile in quarantena.

Progetti per il futuro?

Sarebbe stato molto bello accompagnare l’uscita dell’EP con un tour promozionale. Ma sappiamo già che non sarà in alcun modo possibile, per lo meno per ora. Speriamo che si possa fare in autunno. Poi ho tante altre canzoni che bollono nei miei taccuini: mi piacerebbe fare un disco “caldo”, acustico, magari con sonorità provenienti dalla world music.

E’ comunque ancora molto presto. Per ora, fatemi godere “Un terzo”.

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