A caccia di uragani con Bodhi | Intervista
Francesco Franco, in arte Bodhi è un cantautore e scrittore classe 1995 di Crotone. Appassionato di fumetti e letteratura è da sempre improntato su una scrittura di testi introspettivi che raccontano la vita di tutti i giorni in provincia e storie d’amore particolari e che confluiscono in una via di sperimentazione segnata dal brit pop e la tradizione del cantautorato italiano.
Da Settembre 2019 è in giro il suo reading di poesie Piccolo diario cattivo che lo conferma un autore pungente e interessato a vari aspetti della realtà. È attualmente impegnato nella scrittura della sua prima raccolta di poesie e nella composizione del suo primo disco solista previsto per l’autunno 2020 che è segnato dall’esordio del suo primo singolo ufficiale Uragani su Spotify.
Il brano racconta le conseguenze provocate dal mix di amore e alcool. In una sera piena di stelle, il cantante diventa il protagonista di una favola nella quale è costretto a combattere contro i suoi sentimenti ed emozioni che diventano ostacoli da superare.
Ho in pancia gli uragani e due o tre cose che poi non ti ho detto più
INTERVISTANDO BODHI
Cosa significa Bodhi?
È un termine buddista che significa “Colui che ricerca l’illuminazione”, ma io sono più terra terra e mi chiamo così per via di un’amico che stava in fissa con il film nel quale Patrick Swayze rapinava banche con la maschera dei presidenti americani per pagarsi il surf. (ndr Point Break)
Sei di Crotone come Rino Gaetano. Lui è stato una fonte d’ispirazione?
Assolutamente si, ma non per un senso di appartenenza locale, piuttosto per la ricerca di un certo modo di fare canzoni. Allo stesso modo mi hanno influenzato Lucio Dalla e Federico Fiumani.
Ps. Anche Federico Fellini.
Ti piacerebbe andare a caccia di uragani?
Mi piacerebbe ma sono loro che danno la caccia a me, scrivo canzoni per farli calmare.
Qual è la scusa che usi di più per non uscire la sera?
“Ho le mie cose”, “Ti vedo più come un amico”, “Ho un piede addormentato e non vorrei svegliarlo”.
L’amore che drink è?
Amaro del capo.
Il primo cicco brucia da morire, il secondo scivola liscio, al settimo sei nei guai senza sapere come, troppo presto per tirarti indietro, troppo tardi per renderti conto che sei ubriaco.
Scrivere una canzone è come scrivere una poesia con l’aggiunta della musica?
La scrittura non ha una forma definibile a priori, quando butto giù idee sono loro stesse a indirizzarsi verso un testo che verrà cantato o verso qualcosa che trova la sua dimensione senza la musica. Assecondo semplicemente il loro il loro parto. Quando nascono sono già abbastanza coscienti da andare dove vogliono.
Chi saresti se fossi il protagonista di un fumetto?
Corto Maltese. Disilluso, cinicamente romantico, uomo di mare e sempre in mezzo ai guai.
Quali sono due o tre cose che vorresti dire al pubblico di Indie Italia Mag?
Se qualcuno ha voglia di un paio di birre di tenermi presente.
Che la Calabria esiste e non è un’invenzione delle multinazionali di peperoncino.
Ah e che ho scritto una canzone che si chiama Uragani e se a qualcuno piacciono le canzoni per metereopatici magari funziona.
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