Quando il rigore della tecnica canora si mescola ad un fortissimo bisogno di sviscerare la propria anima è inevitabile intraprendere un viaggio di cui non si conosce, forse, la meta: Elisabetta Perversi sa bene che si tratta di un continuo ed affascinante divenire.
Milanese doc, Elisabetta inizia a studiare canto fin da piccolissima: impara, così, ad esplorare le sfumature del suo particolare e squillante timbro. Il suo percorso formativo le consente di sperimentare tecniche e generi diversi fino all’ esercizio del Voice Building Method, metodo canoro ideato dalla sua attuale vocal coach, Valentina Buttafarro.
Con il singolo La macchina del tempo, pubblicato lo scorso 31 luglio, Elisabetta Perversi da il La ad un nuovo capitolo del suo viaggio inserendosi nel panorama della muscia indie pop italiana.
Mi piacerebbe definire il mio progetto come un viaggio sincero e personale. Ogni canzone diventa l’intraprendere un percorso dentro qualcosa che vivo e che, allo stesso tempo, ho bisogno di sviscerare. Quando inizio a scrivere non so dove questo viaggio mi porterà, cosa scoprirò, ma sono certa che ogni canzone è sempre un’occasione per chiarirmi pensieri ed emozioni.
Sarebbe stato un sogno per me poter conoscere questi tre grandi artisti e chiedere loro consiglio. Per me sono stati dei mentori in quanto li ho ascoltati ed osservati molto. Tre personalità così forti, chiare, diverse tra loro, che attraverso parole e musica, riescono sempre a farmi riflettere. Nella loro arte c’è vita: un’esperienza vissuta ed interiorizzata che diventa, poi, canzone. Credo scrivessero perché non potevano farne a meno e penso sia questo il motivo per cui quello che hanno cantato rimane. Mi colpisce come un brano del calibro di Com’è profondo il mare, scritto più di 40 anni fa, possa essere ancora così attuale e riesca a farmi riflettere sulla mia vita, ogni volta che lo ascolto.
La tecnica è stata fondamentale: lo studio della mia voce mi ha permesso di conoscere i miei pregi e di valorizzarli, ma anche di accettare i difetti e provare ad amarli. Lo studio, inoltre, mi ha aiutata a conoscere e conoscermi sempre più a fondo, quindi a dar voce a emozioni e sentimenti. Nel mio percorso formativo ho studiato diversi metodi e tecniche, fino ad incontrare il Voice Building Method di Valentina Buttafarro. Questo è stato un passaggio fondamentale poichè si tratta di un metodo che, difatti, mette insieme tecnica e emozioni. Il lavoro sulla voce, poi, mi ha permesso di imparare a tirare fuori quello che ho dentro in un modo vero e non costruito.
Penso che non smetterò mai di studiare: le cose non si conoscono mai abbastanza e ho ancota molto da scoprire!
Per quanto riguarda la composizione collaboro con il pianista e amico Andrea Spilinga, con cui lavoro insieme da circa quattro anni, quando scrissi il mio primo brano. Andrea è in grado di capire e valorizzare quello che scrivo. Sui testi, invece, mi confronto con la mia coach Valentina Buttafarro. Il dialogo con alcune persone, mentre scrivo, è diventato ormai importante.
Le mie canzoni nascono da qualcosa di vissuto su cui mi chedo “ non mi è chiaro, voglio saperne di più”: una paura, una fatica, una cosa bella. La mia ispirazione nasce principalmente da questo: scrivo quello che vivo. Confesso, comunque, che il momento della creazione non è mai facile e spensierato anche se forse un giorno spero lo diventi. Anzi, risulta inizialemente faticoso e doloroso per poi diventare liberatorio nel momento in cui la canzone prende forma e trova la sua essenza. Doloroso perché prevede che io sia sincera con quello che sto provando dentro in quel momento: non sempre si ha questa disponibilità con se stessi. Quando capisco, però, che sono riuscita a tirar fuori qualcosa e a liberarmi, anche se in parte, da quell’angoscia che mi assale, allora riacquisto leggerezza e pace.
Mi hanno insegnato a lasciarmi guidare dal brano stesso, quindi dalle sue parole e musica, dal momemnto in cui l’idea prende forma fino a quando scopro dove voglio arrivare. Capisco solo allora se il pezzo sia concluso.
Certo! Anche se spesso sento la necessità di cantare La macchina del tempo perchè ho bisogno di ripercorrere quel viaggio: la tentazione dei rimpianti è sempre vicina. Cantare il pezzo mi aiuta a chiedermi se veramente stia tornando indietro o vorrei, solamente, cambiare le cose. Sono così certa che, eliminando gli errori, adesso la mia vita sia migliore? Sarei stata quella che sono oggi se non avessi sbagliato, ricominciato e ricostruito? È una domanda sempre aperta!
Il mio rapporto con il tempo è molto complesso, infatti è un tema ricorrente nelle mie canzoni. La maggior parte delle volte è un inganno, perché lo sento come un nemico. Ma, come scrivo nella macchina del tempo, forse ciò che devo cambiare è il mio punto di vista: credo, che facendo pace col nostro passato, possiamo essere certi che il tempo sia ancora lì a darci la possibilità di ricominciare e vivere pienamente.
I rimpianti sono costruttivi anche se fanno male. D’altra parte se non cadessimo mai, non avremmo la possibilità di rialzarci e ricominciare!
Ho parecchi brani in cantiere: a settembre uscirà un altro pezzo autoprodotto con Andrea Spilinga, per poi iniziare nuove avventure e collaborazioni a cui sto già lavorando. Sono alla ricerca di professionisti che sappiano capire e valorizzare le mie storie, mettendoci, al tempo stesso, il loro valore aggiunto. Dallo scambio nascono sempre le cose più belle!
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