mangiamondo: “Va male una volta? Riprovaci” | Intervista

Se cerchi “mangiamondo” su Spotify e clicchi sulla sua bio, ti apparirà la frase “Storie lacustri e di fiume”. Alessandro aka mangiamondo si definisce infatti un “semplice ragazzo di provincia”, essendo cresciuto vicino Brescia, sulla riva del fiume Oglio, non molto distante dal Lago d’Iseo (canta “cado in riva al lungolago”).

L’ambiente che lo circonda è dunque importantissimo per il giovane cantautore, ma anche la piena libertà, quella che solo il cantare e suonare da solista può darti. “Lei no”, uscito il 19 novembre, è il suo primo singolo da solista, e attraverso i ricordi di una serata, è un brano che parla di consapevolezza.

Intervistando mangiamondo

Ciao! Come è nata l’idea di “mangiamondo”?

Ciao! “mangiamondo” è un nomignolo che mi porto dietro da più di 10 anni. Il nome nacque in una vacanza studio in Inghilterra nella quale io e due miei amici andammo al KFC ordinando il menù famiglia. Dopo aver mangiato un pollo a testa e vari finger food messi in mezzo, gli altri due giustamente erano capottati. Io, preso da non so che raptus, ho avuto il coraggio di mangiarmi gli altri due polli che avanzavano nel box. Uno dei due esclamò “sì, ma mangiati il mondo già che ci sei!”. Da lì, “mangiamondo”.

Dopo esperienze con varie band, cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera da solista?

Partiamo dal presupposto che io nasco come bassista, non come cantante. Con gli anni mi sono reso conto che con i cantanti si hanno sempre problemi. Se lui decide una cosa, o peggio, non vuole fare qualcosa, tu da musicista devi sottostare. Dopo l’ennesima delusione mi sono deciso a fare tutto da solo. Quindi ho cominciato a prendere lezioni di canto all’inizio di quest’anno. Ho composto “Lei No” ad Aprile, durante il primo lockdown. Col tempo, revisionando la canzone, ho cercato di maturare un mio stile vocale. Ed eccoci qua.

Dove vive mangiamondo e quanto lo influenza l’ambiente che lo circonda?

mangiamondo aka Alessandro è un ragazzo semplice di provincia, che passa quasi tutto il tempo libero con i suoi amici. Vivo a Palazzolo sull’Oglio, un paese sul fiume nella provincia di Brescia. È un paese molto attivo culturalmente ed ha parecchia movida serale. Ogni tanto, per ridere, lo chiamo il “centro del mondo” perché è poco distante dai principali svaghi. Se vuoi sciallartela e sentirti leggermente in vacanza d’estate puoi andare sul Lago d’Iseo. Ad arrivare in zona Carmine a Brescia o in Città Alta a Bergamo ci metti 20 minuti. Se invece ogni tanto vuoi fare il “trasgre” e spararti una serata a Milano, ci arrivi in 45 minuti. Tutti questi luoghi mi influenzano tantissimo e influenzano i testi delle canzoni che scrivo.

Dici di essere appassionato di alternative indie pop americano, australiano e britannico. Ci fai qualche nome?

Certamente! Diciamo che le mie maggiori influenze sono Troye Sivan, Halsey, Yungblud, The 1975, The Neighbourhood, The Naked and Famous. Passando a nomi un po’ più sconosciuti, mi piacciono molto Tender, Haux, In.Drip e New Atlas.

“Lei no” sta per un rifiuto o per un voler passare sopra a qualcosa che ti ha fatto soffrire?

Diciamo un passare oltre ma non per qualcosa che mi ha fatto soffrire. Tendo ad essere molto positivo nella vita, cercando di non lasciarmi mai scoraggiare. Va male una volta, ci si riprova! “Lei No” rappresenta un po’ la consapevolezza che ci sono state parecchie “ragazze no” nel mio passato, alcune delle quali mi hanno fatto letteralmente sbandare. Non è detto, però, che un giorno non troverò la ragazza giusta, e a quel punto scriverò un pezzo chiamato “Lei Si” (ride).

Che emozioni pensi susciti l’elettronica rispetto ad altri generi musicali?

Penso che ogni genere, o meglio, ogni pezzo susciti determinati tipi di emozioni in base al testo, alla linea vocale e al mood dello strumentale. Con un progetto così, in cui ho pieno potere a 360° su qualsiasi tipo di strumento, posso con più facilità trasportare l’ascoltatore nella storia che sto narrando e suonando.

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